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Google Ricerca, ampio consenso per combattere la disinformazione

Mostrerà risultati che hanno un consenso ampio ed eviterà di diffondere fake news

Google sta modificando gli “snippet” di Google Ricerca, i riquadrati in alto nella pagina del browser che mostrano la risposta alle nostre domande, per combattere la disinformazione. E lo farà in diversi modi. Confrontando i risultati per cercare un ampio consenso e mettendo in chiaro quando invece ci sono poche informazioni sull’argomento. Ma anche espandendo le informazioni disponibili sulle fonti di informazioni.

Google contro la disinformazione, Ricerca mostrerà risultati con ampio consenso

Gli snippet di Ricerca mostrano delle informazioni citando delle pagine web. Una funzionalità utile per chi cerca informazioni rapide ma che può portare ad errori. La stessa Google, nel suo post dove annuncia le novità, spiega che cercando il tempo impiegato dalla luce ad arrivare dal Sole alla Terra si otteneva invece la distanza da Plutone. Un problema nel modo in cui l’intelligenza artificiale di Google prende informazioni dalla pagina web. Che Google intende risolvere.

Secondo il VP di Google Search Pandu Nayak, la soluzione sta nel trovare un “ampio consenso nelle informazioni.” L’algoritmo di Google quindi confronterà l’informazione con altri siti che considera di elevata qualità. In altre parole, scansiona diversi siti fra i risultati della ricerca per trovare punti in comune e differenze.

Un modo per arrivare alle informazioni giuste “facendo la media”, invece di privilegiare siti specifici (per esempio il sito dell’OMS per informazioni mediche). Non un sistema perfetto, ma che dovrebbe evitare informazioni sbagliate negli snippet.

google ricerca disinformazione miglioramenti min

Il problema delle false premesse

Un’altra questione che Google prova a risolvere per ridurre la disinformazione negli snippet di Ricerca, riguarda le false premesse. Se infatti chi cerca informazioni fa una domanda tendenziosa, spesso Ricerca finiva per trovare frammenti di testo rilevanti e mostrava uno snippet che sembra una conferma della premessa falsa.

Per fare un esempio, cercando “Quando Snoopy ha assassinato Abraham Lincoln?“, Google offriva una risposta. Qualcosa che “non era molto comune”, spiega Nayak, ma potenzialmente problematico. In questi casi, ora Google non mostrerà affatto uno snippet, riducendo del 40% dei possibili risultati fuorvianti.

La lotta alla disinformazione è una sfida costante per Google Ricerca

Sebbene Google creda molto in queste novità, resta consapevole che la sfida contro la disinformazione resta una lotta costante. Per esempio, l’anno scorso si era scoperto che Google forniva (in inglese) delle informazioni sbagliate su come trattare delle convulsioni. Infatti forniva come risposta un elenco di azioni che, nella pagina web, erano sotto la voce “Cosa evitare” come se fossero invece consigli utili.

Secondo Nayak, “quel tipo di problema riguarda l’assicurarsi che il nostro algoritmo estragga sufficienti informazioniin modo da evitare problemi, potenzialmente anche gravi (in caso di problemi medici, chiamate i numeri di emergenza se avete qualsiasi dubbio piuttosto che puntare sul web).

Per evitare questi problemi, in molti casi basta aprire il sito web suggerito da Google e leggere direttamente dal sito, capendone il contesto. Ma non sempre basta.

disinformazione google ricerca poco attentibili min

Un’altra misura per evitare che gli snippet riportino informazioni errate riguarda la qualità delle fonti. Da un anno Google segnala notizie potenzialmente false nella Ricerca per contrastare la disinformazione. E ora sta andando oltre aggiungendo un avviso quando, per qualche domanda, non trova un numero sufficiente di informazioni attendibili.

Infine, Google sta espandendo la sezione “Riguardo questa pagina”, che permette di vedere i dettagli di un sito prima di consultarlo. Il sistema finora ha debuttato su iOS: con uno swipe potete imparare informazioni extra su un sito. Ma funziona solo in inglese al momento. Google ha però promesso di portarla su Android e in altre lingue nei prossimi mesi.

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Source
The Verge

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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