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Verso lo stop al riconoscimento facciale in Italia sino al 2023

La norma approvata in commissione al Senato

Una delle questioni più controverse legate all’utilizzo sempre più massiccio ed evoluto dell’intelligenza artificiale riguarda il riconoscimento facciale.

Come vedremo, Meta – questo da poche settimane il nuovo nome del gruppo guidato da Mark Zuckerberg – ha di recente fatto sapere che Facebook abbandonerà quanto prima il riconoscimento facciale.

E nel mondo sono svariate le polemiche che, sull’argomento, negli ultimi tempi sono balzate all’onore delle cronache. Il motivo è l’utilizzo non sempre trasparente di questo strumento sì dalle enormi potenzialità, ma anche delicatissimo da un punto di vista giuridico ed etico.

Anche l’Italia si è mossa riguardo all’utilizzo dei dati biometrici. Nel pomeriggio di giovedì 18 novembre in Senato è stato discusso, e approvato, un emendamento proposto da due senatori del Partito Democratico. La norma chiede la sospensione dell’installazione di sistemi di videosorveglianza dotati di riconoscimento facciale da parte di soggetti privati.

Scopriamo più nel dettaglio l’emendamento approvato in Senato. E ripercorriamo le ultime tappe del dibattito sul riconoscimento facciale a livello globale, destinato a restare nel futuro prossimo uno dei temi caldi al crocevia tra nuove tecnologie e privacy.

riconoscimento facciale

L’emendamento passato al Senato

L’emendamento presentato in Senato da Alan Ferrari e Valeria Valente rientra nel processo di “conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 ottobre 2021, n. 139, recante disposizioni urgenti per l’accesso alle attività culturali, sportive e ricreative, nonché per l’organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali”.

La proposta, discussa e passata in Senato il 18 novembre, implicherebbe il divieto di installazione di sistemi di videosorveglianza. Basati quindi sull’acquisizione di dati biometrici.

Stop al riconoscimento facciale: modi e tempi

Per chi scatta il divieto, e sino a quando avrà effetto?

Lo si può leggere nell’emendamento stesso. “L’installazione e l’utilizzazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale operanti attraverso l’uso dei dati biometrici […] in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati, sono sospese fino all’entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023.”

Ovvero: sospensione sino alla fine del 2023, a meno che prima non sia approvata una specifica legge.

Per i trasgressori sono previste sanzioni amministrative pecuniarie. Tuttavia, Magistratura e pubblico ministero, durante qualsiasi operazione ritenuta utile allo svolgimento delle indagini, possono usare le tecnologie di riconoscimento facciale.

Il prolungamento di una moratoria

In realtà l’attuale emendamento è il prolungamento di una proposta di legge presentata lo scorso 14 aprile dal deputato del Pd Filippo Sensi, che ha chiesto lo stop all’utilizzo, da parte di autorità pubbliche o soggetti privati, di tecnologie di riconoscimento facciale basate su dati biometrici in luoghi pubblici o aperti al pubblico.

Dubbi interpretativi

L’avvocato esperto di tecnologia e temi di privacy, Carlo Blengino, dice che “l’emendamento non è di facile comprensione. Ad essere sospeso dovrebbe essere l’utilizzo da parte di autorità pubbliche e soggetti privati di sistemi di riconoscimento facciale, che peraltro necessariamente utilizzano dati biometrici per il loro funzionamento, connessi e basati su sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico.”

Blengino poi spiega: “Il problema non sembra essere la videosorveglianza in sé, già lecita, ma l’elaborazione algoritmica dei dati che possono essere estratti con tecniche di riconoscimento facciale proprio dalle registrazioni di una normale videocamera”. 

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Ad aprile stop del Garante a Sari

Lo stop al riconoscimento facciale passato in Senato arriva a pochi mesi dal parere contrario del Garante della Privacy a Sari Real Time, dato lo scorso aprile. Secondo il Garante, Sari (strumento utilizzato dalla Polizia italiana) potrebbe portare “dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale allo scopo di identificare alcuni individui.”

Il Garante ad aprile aveva sollevato una seconda questione, quella dei cosiddetti “falsi positivi”. Cioè della possibile mancata corrispondenza tra un volto intercettato da una videocamera di sorveglianza e la reale identità di una persona.

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Un problema aperto

Come dicevamo ad apertura di articolo, l’argomento è caldo.

Meta ha deciso che Facebook non utilizzerà più il riconoscimento facciale: un modo, forse, per guadagnare credibilità dopo i recenti e clamorosi scandali scaturiti dai Facebook Papers.

L’azienda spiega in una nota che “ci sono molte preoccupazioni sul ruolo della tecnologia di riconoscimento facciale nella società. E le autorità di regolamentazione devono ancora fornire una serie chiara di regole che ne disciplinino l’uso”.

Ricordiamo che, proprio per la violazione dei dati biometrici, lo scorso febbraio il tribunale dell’Illinois aveva condannato Facebook a risarcire 650 milioni di dollari.

Recente è poi l’inchiesta tesa a dimostrare che i software di riconoscimento facciale sviluppati dall’azienda Clearview AI non sempre sono stati usati in modo lecito.

Intanto continua la campagna Reclaim Your Face, che mira a vietare l’uso delle tecnologie biometriche.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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