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Dentro la Canzone: come Live is Life degli Opus è diventata la canzone di Maradona

In campo ci sono 22 giocatori più le riserve, ma gli occhi sono tutti su quel mancino coi capelli ricci di appena 165 centimetri con gli scarpini slacciati che, almeno così si dice, è stato mandato in terra a insegnare calcio.

La storia della musica fa il suo giro, guidata da entità non sempre umane, e spesso si sofferma su storie bizzarre, canzoni di dubbio gusto ed eventi apparentemente ordinari che, per una strana combinazione di elementi, diventano eterne. È sicuramente il caso di Live is Life, una canzone degli Opus che dal punto di vista musicale non ha mai avuto troppo da dire, ma che ogni volta che risuona ci regala un’immagine precisa: Diego Armando Maradona che si riscalda, ricordando al mondo perchè qualcuno addirittura sia arrivato a fondare una religione su di lui.

In questi giorni di festa per Napoli, che ha raggiunto il suo terzo scudetto dopo 33 anni di smaniosa attesa (nell’ultimo del 1990 in campo c’era proprio Diego Armando) Live is Life degli Opus risuona in tutte le strade, come in una messa laica in cui il santo porta il numero 10.

È stata la mano di Dios, direbbe qualcuno.

Ma com’è nata Live is Life? Chi erano questi Opus che, da anonima band austriaca, si sono trovati a diventare autori di un brano così legato ad una leggenda dello sport? E come quella canzone è diventata La canzone di Maradona? Lo scopriamo in questo nuovo episodio di Dentro la Canzone. Sigla. Ah no, è una rubrica scritta, non c’è la sigla. Voi però immaginatela nella vostra testa: Nananananààà.

Com’è nata Live is Life e chi erano gli Opus

Dopo 10 anni di carriera senza particolari alti, nel 1984 gli Opus, una band austriaca a metà strada tra rock e pop, pubblicano il loro primo album dal vivo per celebrare il decennale del progetto. Il disco si chiama, volendo giocare sul concetto di album live, Live is Life e include l’omonimo singolo.

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A sorpresa degli stessi Opus, la canzone diventa una hit in Austria e rapidamente si diffonde in tutti i Paesi limitrofi, soprattutto in Germania. Prendete nota di questo piccolo particolare, ci ritorneremo.

Dal punto di vista musicale, in realtà, la canzone ha veramente poco da dire. Un brano pop con forte influenza reggae e un suono di batteria di una grandezza spropositata. Ma hey, erano gli anni ‘80. A dominare il brano, oltre alla grancassa gigantorme, è la melodia catchy del coro: “nananananà”, intervallata da una voce che urla “Live is Life”. Un messaggio positivo, di speranza e fratellanza universale. Le strofe in effetti parlano proprio di questo: mettere da parte gli interessi personali e ballare insieme al ritmo reggae del brano.

Proprio per il suo messaggio positivo e per il suo coro coinvolgente e facilmente cantabile, Live is Life cominciò ad essere suonata negli stadi di calcio. Un po’ come accadrà, molti anni dopo, a Seven Nation Army dei White Stripes (abbiamo un episodio di Dentro la Canzone dedicato anche a quel brano).

Come Live is Life è diventata la canzone di Maradona

Il 19 aprile 1989 il Napoli campione d’Italia di Diego Armando Maradona faceva il suo ingresso all’Olympiastadion di Monaco di Baviera per affrontare in trasferta il Bayern Monaco. La partita è valida per la semifinale di ritorno della Coppa UEFA, quella che oggi si chiama Europa League. All’andata gli azzurri di Ottavio Bianchi avevano castigato i tedeschi per 2 a 0 in un San Paolo (oggi Stadio Diego Armando Maradona) tinto di maglie azzurre. Per i partenopei è un periodo d’oro: reduci dal primo scudetto l’anno precedente, in lizza per il secondo e con un’ipoteca su quella che sarebbe una storica finale di Coppa UEFA.

Spoiler: Diego Armando Maradona quella coppa la alzerà il mese seguente.

Ma torniamo a quel 19 aprile. Torniamo allo stadio di Monaco. L’impianto è gremito di spettatori: circa 70.000 persone sono già sugli spalti quando le due squadre entrano in campo per il riscaldamento. Dalle casse dello stadio comincia la musica. Indovinate quale canzone suonano?

Quando parte Live is Life Maradona si fa passare un pallone e comincia a palleggiare a ritmo della canzone. Destro, sinistro, spalla, testa, sincronizzando ogni palleggio con quella gigantorme grancassa della batteria di cui sopra. I sudamericani hanno due cose nel sangue: il calcio e il ritmo.

Il pubblico è ipnotizzato. Tedeschi, napoletani, giornalisti e persino gli avversari. In campo ci sono 22 giocatori più le riserve, ma gli occhi sono tutti su quel mancino coi capelli ricci, alto appena 165 centimetri con gli scarpini slacciati che, almeno così si dice, è stato mandato in terra a insegnare calcio.

Il calciatore Jürgen Klinsmann, che si dice certo che l’evento sia avvenuto prima della finale del torneo, ricorda così quanto occorso:

“Ci stavamo riscaldando come si riscaldano i tedeschi: seri e concentrati. A un certo punto parte la canzone Live is Life e vediamo dall’altra parte del campo Maradona che inizia a fare il giocoliere col pallone. Ci siamo fermati tutti. Cosa sta facendo questo ragazzo? Sta palleggiando con la spalla? Non riuscivamo più riprendere il riscaldamento: dovevamo guardare quel tizio col pallone”.

Così, mentre il pubblico e gli avversari assistevano incantati alla sua magia, Maradona, con la sua classe e la sua fantasia, quasi noncurante, trasformava un semplice riscaldamento in un’opera d’arte. Trasformava una canzone anonima in un brano eterno.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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