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Attacco hacker all’Asl Roma 3: cosa sappiamo

Intanto un’offensiva informatica è stata lanciata contro la comunità LGBT israeliana

È stato sferrato un attacco hacker contro la Asl Roma 3.

Ancora un’offensiva informatica, ancora ai datti della sanità, e ancora il Lazio come teatro della vicenda.

Il fenomeno dei crimini di stampo informatico non è certo circoscritto al nostro Paese. Nelle scorse ore, infatti, un gruppo di hacker iraniani ha chiesto un riscatto di un milione di dollari per non divulgare i dati della comunità LGBT israeliana.

Facciamo prima il punto su quanto accaduto nella nostra Capitale, e poi vediamo più da vicino l’offensiva portata a Israele.

Attacco hacker all’Asl Roma 3: l’ultimo di una lunga serie

L’attacco hacker all’Asl Roma 3 è solo l’ultimo di una lunga serie in Italia. Che si è inaugurata proprio nel Lazio, nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto scorsi, ai danni della regione Lazio.

E che, passando per la Siae, ci porta sino alla recentissima aggressione informatica ai danni della San Carlo.

Ma sembrano le aziende legate alla sanità le più esposte alle offensive dei pirati informatici. Prima, ad agosto, è toccato all’Agenzia Regionale della Sanità toscana. E il mese successivo all’ospedale San Giovanni di Roma. E stavolta, sempre nella capitale, l’attacco hacker è stato portato ai danni dell’Asl Roma 3. Cosa è successo?

attacco hacker

Attacco hacker all’Asl Roma 3: cosa è successo

Da sabato 30 ottobre, il sito web della Asl Roma 3 è irraggiungibile (e lo è ancora adesso che stiamo redigendo l’articolo, alle 11.30 di martedì 2 novembre). E fuori uso è anche la rete intranet, quella adoperata per le comunicazioni interne.

Lo stesso 30 ottobre l’azienda ha denunciato in una nota quanto accaduto, e ha dato pronta comunicazione ai dipendenti.

Si legge nel comunicato: “A seguito di un attacco informatico alla nostra azienda è stato necessario chiudere tutti i collegamenti internet. Stiamo provvedendo a mettere in sicurezza il nostro sistema informatico, seguiranno comunicazioni”.

Cosa sappiamo

Scarne sono le notizie finora trapelate. Nulla si sa, ad esempio, di una possibile richiesta di riscatto da parte degli hacker.

All’ospedale Grasso, tra le maggiori strutture interne alla Asl 3 romana, i medici hanno utilizzato i device personali per comunicare tra loro e inviare referti.

Ciò che potrebbe aver assicurato un contenimento dei danni è il fatto che, dopo i precedenti attacchi subiti da aziende della regione, le aziende sanitarie del territorio sono state invitate a bloccare gli accessi alle reti interne per i dipendenti in smart working.

La Asl Roma 3

Anche l’assessore alla Sanità Alessio Damato ha definito “non preoccupante” la situazione.

Bene, se così fosse. Anche perché la Asl Roma 3 copre un ampio territorio: i Municipi X, XI, XII romani e il Comune di Fiumicino. Comprende 3 ospedali a gestione diretta, 46 presidi sanitari e soprattutto un’utenza di oltre 600mila cittadini.

Gli attacchi hacker nel resto del mondo

In un altro articolo abbiamo analizzato un recente report di Check Point Research, secondo cui l’Italia è il secondo Paese in Europa più esposto agli attacchi informatici.

E secondo cui le offensive ransomware, quelle cioè per le quali gli aggressori chiedono un riscatto, sono le più diffuse a livello globale.

Nei giorni scorsi vi abbiamo dato conto di un attacco portato all’agenzia anagrafica dell’Argentina.

Mentre nelle ore scorse è stato chiesto un cospicuo riscatto alla comunità LGBT israeliana: cosa è successo?

L’attacco contro la comunità LGBT israeliana

Ormai si parla di guerra cibernetica tra Iran e Israele. Tramite un messaggio apparso su Telegram, il gruppo hacker Black Shadow ha chiesto un milione di euro di riscatto (in criptovalute) per non divulgare nel dark web i dati personali sottratti da Atraf. Cioè da un sito popolarissimo nella comunità LGBT israeliana.

“Se avremo un milione di dollari nel nostro portafoglio digitale nelle prossime 48 ore non divulgheremo queste informazioni e non le venderemo a nessuno. Questa è il massimo che possiamo fare”.

Black Shadow lo scorso anno aveva già attaccato la compagnia assicurativa Shirbit, sempre d’Israele. E diversi ospedali del Paese hanno di recente subito attacchi informatici da parte di hacker iraniani.

Un report di Microsoft denunciato che nell’ultimo anno l’Iran ha quadruplicato le sue offensive, anche ransomware, contro Israele.

Ma anche l’Iran accusa gli agenti israeliani di una serie di recenti attacchi informatici. L’ultimo dei quali avrebbe causato un momentaneo blocco dell’erogazione di carburante.

A loro volta le offensive israeliane sarebbero la risposta ad altre iraniane avvenute nel luglio del 2020.

Insomma: cambiano gli orizzonti delle tensioni politiche internazionali. E forse la nuova guerra fredda si giocherà, o si sta già giocando, anche sul terreno del cyberspazio.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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