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Elon Musk e Twitter: cronistoria di un social nel caos

Fra annunci via tweet e cambi di rotta, Twitter fatica a trovare una direzione

Sono passate poco più di due settimane da quando Twitter ha un nuovo proprietario e CEO. Eppure, per chi segue da vicino la vicenda, sembra siano trascorsi secoli. Fra annunci via tweet, licenziamenti di massa e riassunzioni di fretta, spunte blu e account finti: l’inizio della gestione di Elon Musk sembra aver spinto Twitter nel caos. Per fare un po’ di ordine: ecco una cronistoria, una timeline degli annunci di Musk e dell’effetto che hanno avuto su dipendenti e utenti di Twitter.

Elon Musk e Twitter: timeline di un social nel caos

Fino a qualche mese fa, il rapporto fra Musk e Twitter era monodirezionale. Il miliardario patron di Tesla e SpaceX utilizzava il social per fare marketing alle proprie aziende. E per esternare le proprie opinioni su tutto, dai Bitcoin fino ad accuse di pedofilia a utenti colpevoli solo di non essere d’accordo con lui.

La confusione inizia già prima dell’acquisizione

Tutto cambia quando il 4 aprile Musk annuncia di aver acquisito il 9,2% delle quote in borsa di Twitter, diventando l’azionista di maggioranza. Da subito Musk inizia a trattare il social come se fosse diventato suo, chiedendo per esempio agli utenti se vogliono un pulsante di modifica dei tweet.

Ma l’11 aprile scopriamo che il miliardario non vuole entrare nel Consiglio di Amministrazione del social. Perché le sue ambizioni sono più alte: il 14 aprile Musk offre di comprare Twitter per 44 miliardi di dollari. Sebbene sembri che all’inizio il CdA si opponga, il 25 aprile Musk e Twitter trovano l’accordo per l’acquisizione. Una scelta che apprezza perfino il fondatore di Twitter Jack Dorsey: “Elon è la singola soluzione di cui mi fido”.

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Accordo saltato

Fra collaboratori scontenti e indagini dell’antitrust, l’operazione continua. Ma tutto si ferma quando il 17 maggio Elon Musk accusa Twitter di aver riportato numeri falsi sul numero di bot: il primo cambio di rotta fra i tanti che presagiscono il caos di questi giorni. Tutto si congela, fino al punto in cui il 6 giugno 2022 gli avvocati di Musk contattano Twitter per far saltare l’accordo. L’8 luglio, Musk rinuncia ufficialmente a Twitter, che fa prontamente causa.

Fra diversi scontri e discussioni, il dibattimento sembra pronto a iniziare in ottobre. Con la maggior parte degli esperti che sostiene che Musk non ha le basi per vincere e rischia di esporre informazioni che dovrebbe tenere nascoste. Quindi il 4 ottobre Musk offre nuovamente di acquistare Twitter, prima cercando di pagare di meno, poi presentando i 44 miliardi di dollari promessi mesi prima. Questo mette in pausa il processo.

Elon Musk acquista Twitter: fra lavandini, licenziamenti e caos

Il 27 ottobre, Elon Musk acquista ufficialmente Twitter. Il nuovo proprietario entra nei quartieri generali di Twitter con un lavandino in mano: in inglese si traduce con ‘sink’, come nel modo di dire “let that sink in”, ossia “lasciate che le conseguenze vi entrino in testa”. Ma il fatto che sink significhi anche ‘affondare’ sembra un monito per il caos che Elon Musk porterà con sé in Twitter.

Musk, che si autonomina nella sua bio sul social “Chief twit”, licenzia subito il CEO Parag Agrawal, il CFO e anche i capi di policy, sicurezza, oltre che smantellare tutto il consiglio di amministrazione. E inizia a proporre le novità del suo nuovo social. Distingueremo qui sotto fra il caos generato dalla questione “spunte blu” e i problemi con i dipendenti per chiarezza.

Il caos delle spunte blu

Twitter Elon Musk

Il 30 ottobre Musk propone di modificare l’abbonamento Twitter Blue, che l’azienda aveva già da tempo lanciato per ridurre le pubblicità e portare funzionalità esclusive. Il servizio prima di Musk costava 4,99 dollari al mese, dando la possibilità di rimuovere tweet, personalizzare il social e altro. Musk propone di aumentare il prezzo a 20 dollari, fornendo le celebri spunte blu. Che sono una verifica dell’account riservata a personalità note nel mondo dello spettacolo, dell’informazione, oltre che istituzioni politiche, sanitarie e di pubblica utilità: sono circa 300 mila account su 237,8 milioni di utenti.

Con Musk, invece, le spunte blu arrivano per tutti quelli che pagano. E quando il 31 ottobre Stephen King twitta il suo disappunto per le spunte blu a pagamento, Musk propone un prezzo di 8 dollari invece che 20 dollari. Per questo prezzo, il nuovo Twitter Blue offre anche il tasto Modifica e video più lunghi (che un domani gli utenti potranno monetizzare “a tassi migliori di quelli di YouTube”, secondo Musk).

Diversi commentatori fanno notare che questo impedirà di riconoscere figure importanti, account aziendali ufficiali e istituzioni politiche e pubbliche. Questo fa sì che Twitter blocchi il nuovo Twitter Blue fino a dopo le elezioni americane. Ma nel frattempo, Musk annuncia tramite tweet il 7 novembre un ban permanente per chi impersona qualcun altro sul social. Un tweet che sembra una risposta a tutti gli utenti che hanno cambiato il nome in “Elon Musk” per prendere in giro il caos portato su Twitter. Fra questi, anche personalità come la comica Kathy Griffin e non solo.

L’etichetta “Ufficiale” e la sospensione

Per mettere in evidenza gli account ufficiali, il 9 novembre Twitter annucia l’etichetta “Ufficiale”, in grigio accanto il nome, per identificare visivamente chi aveva le spunte blu anche prima della possibilità di acquistarle con Twitter Blue.

Ma già il giorno stesso Musk annuncia sotto un tweet dello YouTuber Marques Brownlee di aver “ucciso” questa seconda spunta, per poi “risuscitarla” l’11 dicembre sotto alcuni (ma non tutti) account ufficiali. Anche perché nel frattempo diversi account fasulli con le spunte blu hanno ‘trollato’ Elon Musk e la sua scelta caotica nel gestire Twitter. Un finto account Nintendo ha mostrato Super Mario fare il medio a tutto il social.

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Ma non è il solo: l’azienda Lockheed Martin ha annunciato che avrebbe interrotto la vendita di armi all’Arabia Saudita da un account ufficiale, ma era quello di un utente che faceva satira. Mentre un finto account di Eli Lilly ha promesso che avrebbe dato gratuitamente l’insulina ai diabetici, costringendo poi l’azienda a scusarsi (senza dire tuttavia di cosa si stava scusando, per evitare brutta pubblicità).

Il risultato è che ora diversi utenti utilizzano estensioni web per capire chi è davvero verificato e chi ha solo pagato per le spunte blu. Mentre l’11 novembre Twitter ha sospeso gli abbonamenti a Twitter Blue.

I licenziamenti e i nuovi piani

Mentre il caos delle spunte blu distraeva tutti suoi social, Elon Musk il 4 novembre ha iniziato i licenziamenti su Twitter. Fino a 3.700 persone hanno perso il lavoro, oltre la metà dei dipendenti di Twitter. A cui si sommano diversi dirigenti che si sono licenziati per via delle decisioni che Musk ha preso senza consultarli.

Alcuni di questi dipendenti sono tuttavia stati richiamati a partire dal 7 novembre, quando diversi reparti essenziali si sono trovati senza il personale sufficiente a lavorare.

Twitter fallimento

Elon Musk nel frattempo ha scritto ai dipendenti per spiegare il caos degli ultimi giorni, per poi convocare una riunione con solo un’ora di preavviso per tutti i lavoratori rimasti in Twitter. L’11 novembre quindi Musk ha spiegato ai dipendenti che vuole terminare lo smart working, facendo tornare tutti in ufficio. Inoltre ha spiegato di voler trasformare Twitter in una “banca digitale, permettendo di associare un conto al proprio account con cui pagare i creator sulla piattaforma. E un domani anche emettere carte di credito e assegni, oltre a permettere i pagamenti contacless.

Nella stessa riunione, tuttavia, Musk ha anche fatto presente che non esclude la possibilità di dichiarare bancarotta se Twitter non dovesse iniziare a generare più introiti. Anche permettendo agli utenti di monetizzare con video (come YouTube e TikTok) oltre che aumentando il numero degli abbonati. Questo sebbene Twitter debba ancora la maggior parte dei propri introiti alla pubblicità.

Questa è la cronistoria del caos di Elon Musk e Twitter, che tuttavia sembra ancora agli inizi: vi terremo aggiornati.

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Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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