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Gli Editoriali di Tech PrincessRubriche

L’influenza della tecnologia sulle relazioni amorose

Come i social e le chat hanno modificato il linguaggio e la psicologia dell’amore

Tecnologia e amore: due parole bizzarre da leggere una di seguito all’altra.

All’apparenza sembrerebbero appartenere a due mondi inconciliabili: la prima che proviene dal freddo mondo della tecnica e l’altra, se ci permettete una metafora non originalissima, che ha origine dal cuore.

Eppure, la tecnologia si è progressivamente (e inevitabilmente) inserita anche nei rapporti sentimentali, condizionandone i modi, i ritmi, il linguaggio. Scopriamo assieme in che modo.

L’amore prima della tecnologia

Parlare di amore prima della tecnologia è complicato. Perché? Perché se con tecnologia intendiamo l’utilizzo degli strumenti tecnici a disposizione per il raggiungimento di determinati obiettivi, ecco che ogni maniera di comunicare un sentimento attraverso un manufatto, un gesto anche vagamente artistico eccetera, prevede già l’utilizzo della tecnologia.

Meglio allora pensare a cos’erano i rapporti sentimentali prima delle tecnologie moderne.

Il piacere dell’attesa

Come in ogni altro ambito dell’esistenza, anche i rapporti d’amore prima della tecnologia avevano ritmi molto più rilassati di quelli attuali.

Pensiamo allo strumento di comunicazione amorosa più classico, romantico ma anche erotico che ci fosse: la lettera. Tra i tempi di invio e quelli di ricezione, una lettera si distanziava dalla successiva di almeno una settimana.

Questo significava almeno due cose. La prima, una maggiore attenzione ai contenuti. Ogni lettera conteneva l’equivalente di una manciata di tweet o di messaggi odierno, ma arrivava a destinazione con ben altra frequenza. Doveva quindi essere ben soppesata, anche perché un eventuale fraintendimento avrebbe richiesto almeno altre due lettere per essere sanato. La prima da parte del ricevente, che palesava di aver inteso male, e l’altra del primo mittente, che avrebbe dovuto spiegare il vero senso di ciò che intendeva dire. Meglio, dunque, essere chiari da subito!

L’altro aspetto importante è che almeno metà del piacere era dato dall’attesa. Sia quella che si provava una volta spedita la missiva (arriverà? Quando arriverà? Sarà già arrivata?) sia quella di chi stesse attendendo la lettera. L’attesa poteva essere bellissima, struggente o infernale: a seconda dell’indole di ciascuno e… dell’andamento del rapporto.

innamorati

Tecnologia e amore: il telefono fisso

La prima svolta tecnologica è stata data dalla diffusione massiccia del telefono fisso.

Cominciamo subito con una confessione: chi sta scrivendo queste righe ricorda ancora, a distanza di decenni, di un suo rapporto amoroso giovanile funestato dal duplex. Stiamo parlando di quella tecnologia che permetteva di avere una tariffa telefonica ridotta, se condivisa con un altro abbonato. Ebbene: la nonna dello scrivente, da cui il medesimo si rifugiava a telefonare alla fidanzatina, aveva condiviso la linea con un telefonatore compulsivo.

L’esempio personale ha un valore generale: il telefono fisso ha certamente tagliato i tempi e fatto evaporare la dolce pratica dell’attesa, ma non è riuscito a garantire un rapporto troppo continuativo. Specie per quelli sottomessi al duplex.

Tecnologia e amore: il telefono mobile

Con il boom dei cellulari, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso, l’autonomia e la privacy erano garantite: il telefono mobile era un bene personale, e le conversazioni romantiche (o meno) non avrebbero più previsto l’intrusione dei familiari.

Il problema erano però le tariffe. Le strade del mondo erano lastricate di ricariche telefoniche alle quali si era grattata la protezione argentea con una moneta, prima di digitare l’agognato codice. Poi sono arrivate le ricariche virtuali e quanto meno gli operatori ecologici hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

Ma ogni sms (vi ricordate, quegli strumenti preistorici la cui icona era una bustina?) costava salato, e spesso si parlava da soli per minuti prima di accorgersi di essere rimasti senza credito.

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Tecnologia e amore oggi

Va da sé che il grandissimo salto (se in avanti o meno è difficile dirlo) è stato fatto negli ultimi anni. Quando gli smartphone con relative app, e i social media, hanno portato una straordinaria novità nell’universo della comunicazione, anche sentimentale. L’influenza si è avvertita a diversi livelli: del ritmo, del linguaggio, della psicologia.

Il ritmo delle comunicazioni amorose (e non) è oggi incalzante, quasi ossessivo. E spesso crolla il diaframma tra reale e virtuale. Per cui è tale e tanto il tempo trascorso tra inviare e ricevere messaggini e chat, che si confonde quello scambio di informazioni per il rapporto vero, tridimensionale, che interessa sempre meno.

Non parliamo del linguaggio. Le lettere manoscritte, in cui ogni parola era calibrata al millimetro, sono solo uno sbiaditissimo ricordo. Ormai si scrive e si invia senza nemmeno rileggere (con buona pace della grammatica, peraltro). Questo genera una fitta serie di quiproquo che necessitano poi di una coda lunghissima di tempo per essere sanati.

Infine, la psicologia. Proprio il ritmo forsennato delle comunicazioni, e una scarsa attenzione alla forma, rischiano di far nascere e crescere rapporti più fragili, meno viscerali, più standardizzati. Ma sarà davvero così?

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Qualche numero

I numeri sembrano dirci il contrario. Tra i tantissimi studi che potremmo citare, prendiamo un sondaggio condotto nel 2015 su un campione di 1800 italiani tra i 18 e i 65 anni. Ebbene: il 71% degli intervistati riteneva che l’amore a distanza crei legami più solidi e duraturi nel tempo. A questo dato ne va aggiunto un altro: il 27% ha dichiarato che il principale motivo della propria presenza sui social è la ricerca dell’amore.

Una nuova forma di timidezza?

Allora, forse, dovremmo sbarazzarci dalla troppo facile idea per cui i social sono sinonimo di superficialità. Magari, chi frequenta le piattaforme e le chat fa parte del gruppo dei nuovi timidi. Sì, quelli che qualche anno fa avrebbero fatto su e giù per le strade, consumando schede su schede, e che qualche anno prima avrebbero vergato lunghissime lettere d’amore.

Poi, certo, la Rete si frequenta anche per trovare amori di rapido consumo o soddisfazioni sessuali ben poco romantiche. Ma di questo parleremo magari un’altra volta.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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