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Huesera: com’è l’opera prima di Michelle Garza Cervera

Dopo la presentazione al Torino Film Festival, Huesera ha vinto il Premio Città di Faenza del NOAM Festival.

Da Rosemary’s Baby – Nastro rosso a New York di Roman Polanski a Madre! di Darren Aronofsky, passando per il gioiellino di Alexandre Bustillo e Julien Maury Inside – À l’intérieur, il cinema horror ha di frequente saputo tratteggiare con racconti sinistri e spaventosi le difficoltà e i turbamenti legati alla gravidanza. A inserirsi brillantemente in questo filone è la regista messicana Michelle Garza Cervera con la sua opera prima Huesera, presentata al Sitges Festival 2022, al Torino Film Festival e successivamente vincitrice del Premio Città di Faenza del neonato NOAM Festival, dedicato al cinema nordamericano. Un racconto intriso di orrore, esoterismo e cultura messicana, davanti al quale è difficile restare indifferenti.

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Protagonisti della vicenda sono Valeria (Natalia Solián) e Raúl (Alfonso Dosal), che desiderano ardentemente un figlio e percorrono tutte le strade naturali e soprannaturali per esaudire il loro sogno. Quando Valeria resta finalmente incinta, cominciano però a manifestarsi eventi sempre più inquietanti, che precipitano la donna in uno stato di perenne inquietudine, con nefaste conseguenze sulla sua psiche e sul suo rapporto con Raúl. Fra ritorni di fiamma con la sua ex Octavia (Mayra Batalla) e aspri litigi con la sua tossica famiglia, Valeria porta a termine la gravidanza, ma i guai sono tutt’altro che terminati.

La sorprendente opera prima di Michelle Garza Cervera

Fin dai primi minuti del film, è evidente il messaggio di Huesera, che lavora sulle atmosfere e su dinamiche ben rodate del cinema horror per dare vita a una lucida e sincera metafora dello stress da gravidanza e della depressione post-partum. Rosemary’s Baby diventa così un riferimento sfruttato da Michelle Garza Cervera per costruire il proprio personale percorso, che ondeggia in perfetto equilibrio fra il body horror e il folklore messicano. La regista non inventa nulla di nuovo, ma utilizza nel migliore dei modi un campionario fatto di visioni di suicidi, pericolosi ragni, misteriose presenze che strisciano nell’ombra e il sempreverde tema della possessione demoniaca.

Grazie anche alla formidabile prova di Natalia Solián e a un comparto sonoro di pregevole fattura, capace di rendere ancora più spaventosi i rumori degli eventi che sperimenta Valeria, Huesera non si limita a porre allo spettatore il più classico dei dilemmi (sta tutto accadendo realmente o è solo frutto della psiche disturbata della protagonista?), ma lo precipita in un’atmosfera sempre più torbida e malsana, fino a un epilogo che si spinge chiaramente in direzione di Dario Argento e del suo capolavoro Suspiria. Certo, alcune delle metafore proposte sono urlate e non tutti i personaggi secondari sono caratterizzati in maniera adeguata, ma al suo primo film Michelle Garza Cervera dimostra una notevole maturità, trasformando Huesera in un doloroso viaggio nella solitudine che accompagna troppe madri, in balia di compagni ignavi, famiglie disfunzionali e timori difficili da scacciare.

Huesera: un pregevole body horror in bilico fra il folklore messicano e i film di Roman Polanski

Huesera film

Gli improvvisi momenti di erotismo si intrecciano con i disturbi sempre più evidenti di Valeria e con la cultura esoterica messicana, dando vita a una sorprendente miscela di sacro, profano e paranoia. Con il passare dei minuti, la paura e l’orrore si trasformano in sincera comprensione per la protagonista. In un cammino che parte dalla speranza e arriva al più insopprimibile senso di colpa, Valeria trova non a caso conforto e aiuto solamente da persone afflitte dalle stesse esperienze. Menzione d’onore per lo spiazzante e sfumato finale, che ci lascia scossi e attoniti, ma anche consapevoli di essere di fronte a una nuova e talentuosa autrice, con una propria forte idea di cinema e narrazione.

Rosemary'S Baby (Blu-Ray)
  • Mia Farrow, John Cassavetes, Ruth Gordon (Attori)
  • Roman Polanski (Direttore)
  • Audience Rating: G (audience generale)

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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