Il popolare servizio di messaggistica Telegram è stata oggetto di una sospensione cautelare in Spagna. Il provvedimento è stato adottato dall’Audiencia Nacional, l’Alta Corte spagnola, in risposta alle accuse mosse da emittenti e produttori televisivi, tra i quali Antena 3, EGEDA, Mediaset e Movistar. Queste sostengono che Telegram abbia consentito la pubblicazione di contenuti di loro proprietà, tutelati dal diritto d’autore, senza le dovute autorizzazioni.
Telegram sospeso in Spagna: decisione storica dell’Alta Corte iberica
Il blocco dell’app ha interessato circa 8,5 milioni di utenti, corrispondenti alla base utenti di Telegram nella penisola iberica. Parte di una comunità globale che conta più di 900 milioni di individui, che quotidianamente utilizzano l’app in tutto il mondo. Questa decisione, presa dal giudice Santiago Pedraz, rappresenta un precedente unico nel panorama europeo e sta generando opinioni contrastanti tra la popolazione.
Ad esempio FACUA-Consumidores en Acción – associazione dei consumatori spagnola – evidenzia i potenziali danni per “milioni di utenti, aziende, organizzazioni e istituzioni pubbliche e private” che utilizzano quotidianamente (e senza fini illeciti) il servizio di messaggistica.
È come se chiudessero Internet perché ci sono siti che ospitano illegalmente contenuti protetti dal diritto d’autore, come se tagliassero l’intero segnale televisivo perché ci sono canali che praticano la pirateria
Rubén Sánchez, segretario generale di FACUA
Il blocco all’app, per ora, è solo temporaneo
Il blocco di Telegram in Spagna resterà in vigore fino al termine delle indagini. Secondo quanto riportato da Reuters, la responsabilità dell’attuazione del blocco dei servizi di Telegram ricade sui fornitori di servizi di telefonia mobile. Nonostante ciò, sembra che la piattaforma continui a funzionare, contravvenendo all’ordine del tribunale di oscurare immediatamente l’applicazione.
Nel frattempo, l’avvocato Josep Jover, rappresentante del partito Pirates de Catalunya (mai nome fu più azzeccato), ha fatto appello alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per richiedere la sospensione del blocco.
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