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L’alluvione in Emilia-Romagna e l’emergenza climatica

Che, per chi non se ne fosse accorto, sono collegati

Gli eventi come l’alluvione che in questi giorni sta interessando l’Emilia-Romagna riempiono, va da sé, le pagine dei giornali, e occupano un posto di primo piano nei telegiornali.

Vengono forniti continui aggiornamenti sulla situazione meteorologica, sui danni a persone e cose e sugli interventi per arginare fenomeni atmosferici straordinari.

Con il rischio di tralasciare i motivi che stanno alla base di questi stessi fenomeni atmosferici. Che, a dire il vero, straordinari lo sono sempre meno. E le cui conseguenze non sono addebitabili alla sfortuna. Semmai, al di là di eventuali sfruttamenti indiscriminati del territorio, hanno come causa primaria il cambiamento climatico. Che è forse l’ora di chiamare emergenza climatica.

Vediamo dunque cosa è successo nelle scorse ore in Emilia-Romagna. E sentiamo poi, per bocca di alcuni esperti, perché l’alluvione è legata a filo doppio all’emergenza climatica.

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L’alluvione in Emilia-Romagna

Il bilancio dell’alluvione in Emilia-Romagna alle ore 9.00 di giovedì 18 maggio è di 9 morti (di cui 6 nella provincia di Forlì-Cesena), alcuni dispersi e ben 4.000 sfollati.

Tutti i fiumi della regione sono esondati. Gli allagamenti hanno coinvolto 24 comuni e lasciato senza corrente elettrica circa 50.000 persone. Si sono contate circa 250 frane.

Nei giorni scorsi il maltempo eccezionale (non si registrava un maggio così piovoso da 20 anni) ha colpito l’Emilia-Romagna con precipitazioni copiosissime. Sul sito della Regione possiamo leggere che l’allerta rossa sarà estesa anche a giovedì 18 maggio “su buona parte del territorio”.

Tre mesi di pioggia in due settimane

In due settimane, dall’inizio di maggio, è caduta sull’Emilia-Romagna una quantità d’acqua di solito distribuita in sette mesi.

Le prime fortissime precipitazioni sono avvenute tra l’1 e il 3 maggio. Dall’inizio del mese, in alcune zone dell’Appennino Ravennate e dell’Appennino Forlivese sono caduti tra i 400 e i 500 millimetri di pioggia. Consideriamo che di solito in un anno la piovosità non raggiunge i 900 millimetri.

Cosa dicono i meteorologi

La straordinarietà di questi dati lascia non può non stupire, certo. Ma solo in prima battuta. Dopo di che è doveroso indagarne le cause. O lasciarlo fare a chi se ne occupa per mestiere.

Facendo un rapido giro sulle varie testate, troviamo pareri unanimi di diversi meteorologi, che additano l’emergenza climatica come causa di queste precipitazioni così abnormi. Ascoltiamone alcuni.

Pierluigi Randi, presidente AMPRO (Associazione meteo professionisti), intervistato da Repubblica ha detto che “se andiamo indietro nel tempo negli ultimi due anni abbiamo avuto tre eventi estremi di segno opposto: due anni di siccità grave e poi in quindici giorni due eventi di pioggia estrema.

Questo è un segnale chiaro della crisi del clima: un singolo episodio non è attribuibile al surriscaldamento, ma eventi estremi in sequenza, di un segno o dell’altro, sì. Tre indizi fanno una prova.”

Mauro Rossi, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche di Perugia (Cnr-Irpi), ha spiegato a Fanpage che il susseguirsi di eventi climatici estremi “è chiaramente attribuibile ad un contesto di cambiamento climatico, che sta rivoluzionando il modo in cui il clima fa pressione sul nostro territorio.”

Anche il meteorologo Luca Lombroso, dell’Osservatorio geofisico dell’Università di Modena e Reggio, concorda con i colleghi. E indica la strada per fare prevenzione: “Migliorare la cultura del clima e l’autocomportamento dei cittadini.”

Il consumo del suolo

Paolo Pileri, ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano, ricorda poi una concausa del fenomeno, o meglio di simili conseguenze: lo sfruttamento del suolo.

Pileri scrive in un articolo: “La Regione sconvolta in questi giorni è la prima in Italia per cementificazione in aree alluvionali, come mostrano i dati dell’Ispra, ignorati dai più fino a ogni disastro: più 78,6 ettari nel 2021 nelle aree ad elevata pericolosità idraulica; più 501,9 in quelle a media pericolosità.”

La polemica politica

A ciò si lega a filo doppio una polemica politica.

Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, parla di festival dell’ipocrisia. Spiegando che “il governo italiano si sta opponendo alle politiche climatiche dell’Ue e punta a trasformare l’Italia in un hub del gas per venderlo in Europa mentre la scienza ci dice che dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili.

Poi ci sono gli imbecilli negazionisti del cambiamento climatico, pseudoscienziati e giornalisti vari che, a ogni loro articolo, fanno danni quanto la grandine. Ecco perché il cordoglio è ipocrita. Alle popolazioni colpite va data solidarietà e assistenza, ma va anche delineato un cambio di politiche perché questa è un’emergenza climatica e come tale va affrontata immediatamente”.

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L’appello del WWF

Infine, in un meritorio articolo in cui viene nuovamente sottolineata la gravità del cambiamento climatico in atto, il WWF invita chiunque – cittadini, aziende e istituzioni – a dare il proprio contributo alla salvaguardia del pianeta.

Con uno sfruttamento meno dissennato del territorio e con una maggiore attenzione ai consumi ci CO2.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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