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L’esercito britannico invia per errore in Mali (alleato della Russia) email destinate al Pentagono

Per un banale errore di battitura

Sembra una di quelle notizie create apposta per divertire i lettori in vacanza, e probabilmente questo obiettivo sarà  facilmente raggiunto.

Peccato che per un errore tanto piccolo quanto grave e clamoroso, l’esercito britannico ha rischiato grosso. E qui si potrebbe aprire una complessa questione sulla fallibilità umana (oggi che sempre più imperversa l’intelligenza artificiale) nel compiere semplici atti meccanici, come la digitazione di un indirizzo email.

Certo, un destinatario sbagliato quando si diramano le convocazioni per il calcetto del mercoledì è leggerezza di poco conto. Inviare svariate email in Mali (Paese peraltro alleato della Russia) quando il reale destinatario era il Pentagono, ecco, è errore di ben altra gravità.

Ma cosa è successo?

L’esercito britannico invia per errore email in Mali

errore

L’errore dell’esercito britannico

Un ufficiale del ministero della Difesa britannico aveva il compito di inviare al Pentagono, dove operano i suoi omologhi statunitensi, alcune email. Che sono finite in Mali.

Sì, avete letto bene. E l’errore è lo stesso per cui, a noi tutti, periodicamente succede che, come si suol dire, una email ci torni indietro, noi ci scervelliamo a capire quale problema del server potrebbe mai essere, finché abbiamo l’intuizione di rileggere con attenzione l’indirizzo del destinatario. E puntualmente riscontriamo un errore di battitura, o un .com inserito al posto di un .it.

Le email inviate in Mali anziché negli Stati Uniti

Sembrerà incredibile, ma un errore analogo ha rischiato di creare un incidente diplomatico.

Qui bisogna prima parlare brevemente delle estensioni dei domini (.it, .com eccetera). I top level domain sono le estensioni di primo livello, che si dividono in generic top level domain e country code top level domain.

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I primi indicano un dominio di primo livello generale, senza riferimenti territoriali (come ad esempio il .com, che in teoria andrebbe adoperato per siti di carattere commerciale), i secondi fanno riferimento a uno specifico territorio (.it ad esempio è associato al nostro Paese).

Ed ecco che, il militare addetto all’invio di alcune comunicazioni con allegato top secret, avrebbe dovuto digitare l’estensione .mil, abbreviazione di military. Ma per una distrazione ha dimenticato la lettera i e digitato .ml, spedendo quelle delicate email al governo del Mali.

Incidente diplomatico scongiurato

Qualcuno si è accorto dell’errore e ha interrotto il flusso, anche se molte email erano già state spedite in Mali.

Ma cosa contenevano le comunicazioni? Un portavoce della Difesa britannica ha fatto sapere che si trattava sì di messaggi riservati, ma che non riportavano “informazioni che possano compromettere la sicurezza operativa o dati tecnici”.

Lo stesso ministero della Difesa ha fatto sapere che è già stata aperta un’inchiesta per capire come sia stato possibile commettere un così banale ma grave errore, e perché ciò non riaccada in futuro.

Mali alleato della Russia

Fortunatamente le email inviate in Mali per errore non contenevano informazioni compromettenti per la difesa nazionale.

Perché il Paese africano è uno stretto alleato della Russia. Di recente, il presidente Putin ha garantito a sei Stati africani, tra cui proprio il Mali, spedizioni gratuite di grano, dopo il ritiro dall’accordo sulla circolazione delle merci sul Mar Nero con l’Ucraina.

Inoltre, in Mali operano i mercenari del gruppo Wagner, impegnati a combattere con l’esercito regolare contro alcuni gruppi jihadisti locali.

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Il precedente errore di Washington

Un errore simile era già stato commesso all’inizio di luglio proprio dalla Difesa americana, che per sbaglio aveva spedito un’ingente quantità di email in Mali.

Secondo gli analisti, peraltro, era più compromettente il contenuto trasmesso in Africa da Washington rispetto a quello di Londra.

Ma la cosa ancora più assurda è che l’errore si ripete da dieci anni. E il Mali ha ricevuto milioni di messaggi in realtà destinati altrove. Alcuni dei quali contenevano dati sensibili come password, informazioni mediche e itinerari di alti ufficiali, addirittura immagini di basi militari statunitensi.

Il bello (si fa per dire) è che il gestore del dominio .ml per conto del Mali aveva ideato un sistema per rilevare le email ricevute per errore. Ma a causa della grande quantità di comunicazioni ricevute, il sistema aveva smesso di funzionare. Solo a partire dal mese di gennaio, si sarebbero contate circa 117.000 email arrivate alla casella del Mali per sbaglio.

Probabilmente bisognerà fare solo più attenzione. O fare un passo indietro e lasciare il posto all’intelligenza artificiale?

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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