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Sharenting: la Francia dice no ai post con le foto dei figli

I cosiddetti cugini d’Oltralpe, nelle ultime ore hanno avanzato due proposte di legge che vanno nella direzione di una maggior salvaguardia dei minori nell’intricato mondo dei social.

La prima, della quale vi abbiamo parlato in un articolo, vorrebbe che i social network fossero vietati sino ai 15 anni. E che ci fosse più attenzione sia al controllo preventivo dell’età, sia al sistema di multe per le aziende proprietarie delle piattaforme, qualora appunto non si vigilasse abbastanza sull’autentica età dei giovanissimi utenti al momento della creazione di un profilo.

Ora la Francia dice no allo sharenting. Ovvero un’altra proposta di legge, che sarà discussa nella giornata di lunedì 6 marzo, prende di mira l’abitudine (che spesso assume ritmi compulsivi) da parte degli adulti di postare sui social foto e video dei figli.

Prima di parlare della proposta di legge della Francia contro lo sharenting, inquadriamo il fenomeno.

sharenting

Lo sharenting: cos’è?

Partiamo dal termine, la cui decifrazione aiuta già molto a comprendere l’argomento.

“Sharenting” è termine che nasce dall’unione di due parole, “share” e “parenting”, ovvero “condividere” e “genitorialità”.

Lo avrete già capito: lo sharenting è la poco lungimirante pratica dei genitori di esibire i figli sui social, postando foto e video che li riguardino. Torneremo su questa pratica, che può risultare assai pericolosa per più di un motivo.

Vediamo adesso in che modo la Francia vuole opporsi allo sharenting.

Stop allo sharenting in Francia? La proposta di legge

La proposta di legge è stata avanzata dal deputato Bruno Studer, del partito di maggioranza Renaissance (quello del presidente Macron, per intenderci). E verrà discussa lunedì 6 marzo.

Studer, non casualmente, è insegnante di storia e geografia, e ha visto da vicino episodi di bullismo scaturiti dalla condivisione sui social di foto di ragazzini da parte dei genitori.

L’obiettivo della proposta di legge di Bruno Studer, più che biecamente repressivo, è informativo. Solo l’articolo 4 della proposta dice che, nei casi più gravi, sarà possibile togliere ai genitori il diritto all’immagine dei figli e affidarla a un terzo.

Studer fa sapere che secondo i dati dell’OPEN (Observatoire de la Parentalité & de l’Éducation numérique), il 53% dei genitori francesi ha già condiviso contenuti riguardanti il proprio figlio. Per il 43% di loro, la condivisione è iniziata “fin dalla nascita del bambino”, e per il 91% tra gli zero e i 5 anni.

Il deputato vuole soprattutto sensibilizzare l’opinione pubblica a un uso più consapevole di Internet. Perché lo sharing selvaggio delle foto dei minori porta in sé almeno due problemi non piccoli.

I problemi dello sharing: la privacy

Al di là di chi posta una foto ogni tanto della propria famiglia in un particolare momento di svago o allegria, c’è chi non perde occasione di fotografare i figli e condividere le loro immagini. Quasi a voler creare una seconda vita social dei propri discendenti. Senza pensare che ciò comporta, almeno, due problemi.

Il primo: con lo sharenting si decide arbitrariamente per i propri figli, violandone la privacy e costruendo loro un’immagine pubblica che, una volta adulti, essi si ritroveranno a dover gestire senza aver mai dato il consenso.

E se qualcuno volesse, da adulto, essere candidamente estraneo a ogni piattaforma social?

Dice Studer: “Il messaggio per i genitori è che il loro compito sia anche quello di proteggere la privacy dei figli. In una società sempre più digitalizzata, il rispetto della privacy dei minori è ormai imprescindibile per la loro sicurezza, il loro benessere e il loro sviluppo.”

I problemi dello sharing: il furto delle immagini

Non a caso Studer ha parlato anche di sicurezza.

La proposta di legge si basa, tra l’altro, su uno studio del 2018 della Children’s Commissioner for England, il garante per l’infanzia e l’adolescenza nel Regno Unito. Che ci dice come in media “i minori compaiano in 1.300 fotografie pubblicate online prima dei 13 anni sui propri account, o su quelli di genitori e parenti”.

Ma c’è un altro e più dolente punto: “Il 50 per cento delle fotografie che circolano sui forum di pedopornografia è stato inizialmente pubblicato da genitori sui loro social network”.

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Viralità o intimità?

Con questa proposta di legge contro lo sharenting, la Francia mette noi genitori davanti a uno specchio.

E ci domanda, implicitamente, se preferiamo comportarci come persone immature che, pur di acchiappare qualche clic, si dimenticano dei pericoli della Rete. O se reputiamo più importante affidarci al buon senso e tutelare i nostri figli, rinunciando a un po’ di gloria social (che peraltro guadagneremmo per procura).

Lo spiega bene, e con poche parole, lo stesso Studer: “Contro la tentazione della viralità bisogna privilegiare l’imperativo dell’intimità”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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