fbpx
AttualitàCultura

Nasce negli Usa il primo sindacato dei dipendenti di Apple

Accade nel Maryland

C’è forse il lontano sentore che i colossi del tech non siano poi aziende così intoccabili, dedite a condotte monopolistiche. E incuranti sia dei rapporti con i propri clienti che di quelli con i dipendenti.

Nel primo caso, quando Amazon, Google e affini trattano in maniera troppo disinvolta la diffusione dei dati degli utenti, commettendo leggerezze per quanto riguarda le norme sulla privacy, spesso arrivano multe salatissime. Dagli Antitrust di tutti i Paesi europei, compreso il nostro AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Sul fronte dei rapporti interni, poi, sta accadendo qualcosa di impensabile sino a qualche tempo fa. I dipendenti delle big tech, poco per volta, si stanno sindacalizzando.

Forse un impulso è stato dato dalla recente inchiesta del Wall Street Journal, che ha fatto luce sulle condizioni lavorative decisamente penalizzanti, riservate ai dipendenti di TikTok.

E così, dopo Amazon, ora è la volta del sindacato di Apple.

apple store Towson Town Center maryland sindacato usa

Il sindacato di Apple: i primi rumors

Come abbiamo riportato in un altro articolo, era stato sempre il Wall Street Journal a comunicare la notizia in anteprima.

L’idea era stata lanciata dal punto vendita di Grand Central, a New York, e subito accolta da almeno altri quattro Apple Store. I lavoratori chiedevano anzitutto un aumento del salario, che sarebbe dovuto passare da 20 a 30 dollari orari. Oltre a un aumento dei benefit.

Assieme alla proposta, che risale allo scorso aprile, era anche stato aperto un sito Internet. E sulla cui home page si leggono parole ferme: “C’è un movimento in crescita in Apple. Come Starbucks, come Amazon, i lavoratori ne hanno avuto abbastanza. I problemi relativi a retribuzione, pianificazione, sicurezza e rispetto esistono ormai da troppo tempo.

Sempre più lavoratori Apple si rendono conto che per risolvere questi problemi abbiamo bisogno di un vero posto a tavola e di una voce che ci rappresenti sul lavoro. Abbiamo bisogno di un sindacato”.

Il sindacato Apple

E così, poco più di due mesi dopo il proclama solo virtuale, ecco il sindacato di Apple.

Che però non nasce dallo store newyorchese. La svolta dal fortissimo impatto simbolico è avvenuta in un negozio di Tonwson, nell’area di Baltimora, in Maryland. Qui 65 dipendenti su 98 hanno votato a favore della richiesta di creare un sindacato. Per dar vita al quale sarebbe sufficiente l’adesione del 30% dei lavoratori.

L’adesione al sindacato di categoria

Nasce così la nuova Apple Core Union, abbreviazione di Coalizione dei dipendenti organizzati del settore al dettaglio.

La sigla aderirà all’International Association of Machinists and Aerospace Workers, sindacato di categoria che ha sostenuto l’iniziativa. E il cui presidente Robert Martinez ha commentato: “Plaudo al coraggio dimostrato per aver ottenuto questa storica vittoria. Hanno fatto un sacrificio enorme. La vittoria mostra una crescente domanda di sindacati nei negozi Apple e in differenti industrie del nostro Paese”.

Gli ostacoli alla sindacalizzazione negli Usa

La Apple Core Union già nel mese di maggio aveva scritto una lettera a Tim Cook, ponendosi in realtà su posizioni non certo radicali. La richiesta avanzata era infatti quella di “ottenere accesso ai diritti che ora non abbiamo”, senza però “andare contro o creare conflitti con il nostro management”.

Il tono morbido non deve stupire. Negli Stati Uniti ci sono società antisindacali che ostacolano l’attività delle sigle. È quanto sta accadendo ad esempio ad Atlanta, dove un altro gruppo di dipendenti Apple vorrebbe aderire al sindacato, ma sta subendo forti pressioni.

Si pensi poi a Starbucks, altra azienda dove già lo scorso dicembre è sorta una rappresentanza sindacale. In tutta risposta, il Ceo Howard Schultz ha fatto sapere che, paradossalmente, concederà vantaggi lavorativi solo ai lavoratori non iscritti ai sindacati.

Il sindacato di Amazon

Pur in un contesto politico diverso da quello europeo, pare dunque che negli Stati Uniti ci sia una rinnovata attenzione per i diritti dei lavoratori.

Probabilmente grazie anche alla presidenza di Biden, favorevole ad accogliere le rappresentanze sindacali alla Casa Bianca.

È quanto è successo a Christian Smalls, fondatore del primo sindacato dei dipendenti di Amazon, ricevuto dal Presidente in persona.

Lo scorso aprile, infatti, nello stabilimento di Staten Island, è sorto l’ALU (Amazon Labor Union), guidato proprio da Smalls, ex manager licenziato nel 2020 per aver violato le regole del distanziamento sociale.

Offerta

Non solo Elon Musk

Elon Musk, che pare debba quotidianamente esternare il proprio punto di vista tramite social, ha fatto sapere ai dipendenti di Twitter che probabilmente sarà necessario operare una riduzione del personale.

Allo stesso modo, ha annunciato di essere pronto a tagliare 10.000 dipendenti di Tesla.

Per fortuna esiste anche un’altra America, quella dei lavoratori sempre più capaci di rivendicare i propri diritti.

Da non perdere questa settimana su Techprincess

🌍 Giornata della Terra: ciascuno può dare il suo piccolo contributo per salvaguardarla
 
🍿Fallout: tutte le domande irrisolte alle quali la Stagione 2 dovrà rispondere
 
🛞Come scegliere gli pneumatici estivi per l’estate? I fattori da considerare
🤯Google licenzia 28 dipendenti per proteste contro il progetto Nimbus in Israele
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
 
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
 
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
 
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
 
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
 
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button