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Tomb Raider, buon compleanno a Lara Croft

Compie oggi 25 anni e noi ripercorriamo le tappe della storia dell'archeologa più famosa dei videogiochi

Oggi non è solo San Valentino. Oggi è anche il compleanno di Lara Croft, uno dei personaggi più iconici della storia dei videogiochi, la sola a essere ospitata sul palco dagli U2 e finita sulle copertine patinate dei più famosi magazine del mondo.  Come il britannico The Face, che di Lara scrisse in copertina “Più grande di Pamela (Anderson) e più saggia di Yoda”. E che sia il 14 febbraio non è un caso, perché il successo della bella e procace Lara fu tale da richiedere di crearle una storia, un passato, una carta d’identità. E fu scelto il 14 febbraio, San Valentino, in omaggio alla sua bellezza e all’amore che Lara suscitò nei milioni di appassionati.

La celebre copertina di The Face dedicata a Lara Croft

 

Buon compleanno a Lara Croft

Se fosse una persona realmente esistente, oggi avrebbe oltrepassato la soglia dei 40 anni. Almeno se consideriamo la prima linea temporale sviluppata da Eidos. Invece non solo si è mantenuta inalterata nel tempo, ma è stata addirittura ringiovanita negli ultimi e più recenti titoli reboot. Una classica eroina nata negli anni Novanta del secolo scorso che ha saputo sia diventare protagonista di una delle serie videoludiche più longeve e fortunate di tutti i tempi, che vantare lo stesso ruolo in una serie di prodotti corollari nel mondo dellintrattenimento. Nondimeno, è riuscita a scalzare lo stereotipo di eroe maschile, virile emacho”, dunque allontanando per una volta il classico concetto di machismo.

Parliamo chiaramente di Lara Croft, archeologa protagonista della serie Tomb Raider, arrivata sui nostri schermi su una serie sempre più evoluta di console e mostrandosi come un personaggio sviluppatosi a sua volta, per quanto la trama sottesa alla avventure di cui è protagonista riprenda sempre lo stesso stampo. La ricordiamo nell’occasione del suo venticinquesimo anniversario, una data parecchio importante che vogliamo celebrare non solo ricordando i recenti rumors circa una potenziale serie animata Netflix, ma ripercorrendo il suo cammino di sviluppo ed elaborazione grazie al quale è diventata l’eroina iconica e dalle mille sfaccettature che abbiamo imparato a conoscere nel tempo.

Da Laura Cruz a Lara Croft

Come nasce Lara Croft? Una domanda apparentemente facile, ma insidiosa di per . Parliamo innanzitutto dei suoi natali biografici, che prevedono due versioni distinte. Nella serie firmata Core Design e Eidos, Lara Croft sarebbe nata nel 1968 e compie la sua prima avventura nel 1996, all’età di ventotto anni. Questa versione dellarcheologa è dunque una donna adulta, fredda, sicura di e delle sue capacità, ben diversa dalla ragazzina che si è parata di fronte a noi negli ultimi anni.

Nel 2013, viene pubblicato il primo capitolo di una serie reboot sviluppata da Crystal Dynamics, una nuova trilogia conclusasi nel 2018 con Shadow of the Tomb Raider che ha comportato una revisione netta della biografia di Lara. In questa seconda versione, l’eroina è nata nel 1992 e si imbarca a soli ventuno anni nella sua prima avventura, dunque non solo affronta i primi pericoli in età ben più giovane della prima edizione, ma è molto più insicura, emotiva e, se vogliamo, più umana ed empatica. Affronteremo più avanti lo sviluppo dell’intero franchise con le relative distinzioni di produzione tra i due filoni temporali.

Se questa è una prima risposta alla domanda che abbiamo posto, possiamo però dare anche una seconda argomentazione. Questa concerne i primi lavori dedicati allo sviluppo del franchise e torna indietro di oltre venticinque anni. Il concept di Tomb Raider ebbe origine nel 1994 in Core Design, uno studio di sviluppo di giochi britannico che contava un team di persone comprendente anche Toby Gard, principalmente responsabile della creazione del personaggio di Lara Croft. Gard all’inizio immaginava di dare vita a un personaggio maschile, ma il cofondatore della società, Jeremy HeathSmith, era preoccupato che il personaggio venisse invece percepito come un alter ego di Indiana Jones, archeologo protagonista di diversi film che stavano cavalcando l’onda del successo a quel tempo.

Toby Gard e le controversie sulla realizzazione di Lara

Così Gard cambiò il sesso del personaggio, tra molteplici revisioni e rielaborazioni del design durante il primo sviluppo. Inizialmente concepita come un’avventuriera sudamericana battezzata Laura Cruz, l’eroina diventa poi l’aristocratica britannica Lara Croft che abbiamo conosciuto. Atletica, indipendente e sempre a caccia di antichi reperti archeologici.

Lara non è stata la prima protagonista femminile del mondo videoludico. D’altro canto però, ha avuto l’onore di ricoprire il ruolo di prima donna con un forte carisma e innata leadership. All’epoca, per un pubblico videoludico prevalentemente maschile, questo rappresentò una vera e propria novità. Inoltre, l’avatar che stava prendendo vita doveva essere calato in un gioco d’avventura tridimensionale, che presentasse però anche dei tratti tipici di un titolo side scrolling o platform dell’epoca con qualche semplice puzzle da risolvere.

L’arrivederci di Gard e la scommessa vinta con Tomb Raider

Se al giorno d’oggi questo pastiche non ci suona affatto come un lavoro originale, all’epoca rappresentava una vera e propria rivoluzione. Tutti questi tratti messi insieme potevano sembrare un azzardo, ma la scommessa è stata vinta in toto. Nessuno in Eidos si sarebbe aspettato un successo così enorme sin dal primo titolo, gioco che invece riuscì a vendere ben oltre sette milioni di copie. Il primo capitolo di Tomb Raider uscì infatti nel 1996 e riuscì a  ribaltare la situazione finanziaria di Eidos, allora in crisi.

Dopo l’ottimo debutto, che valse anche una riproduzione di Lara, nel 2005, su di un francobollo da 33 centesimi, iniziarono i lavori al sequel, ma a Gard non fu più affidato il pieno controllo creativo del franchise. Le dichiarazioni riportano la sua delusione e contrarietà circa un uso eccessivo del sex appeal di Lara Croft nelle operazioni di marketing del videogioco. Gard dunque lasciò la Core Design nel 1997 per fondare la sua società, Confounding Factor, e fu sostituito da Stuart Atkinson.

tomb raider sexualizationGard aveva inoltre dichiarato pubblicamente che l’idea alla base della generazione di Lara Croft era quella di creare un’eroina fredda e controllata, ma a sua detta il corpo di Lara è stato “sfruttato” per scopi puramente strumentali. Rimane pur sempre il fatto che lo stesso Gard dovesse assecondare il desiderio della software house di creare qualcosa di originale. Una novità rispetto al classico eroe “macho”. Dunque diede vita a un personaggio in grado di catturare l’attenzione di un pubblico quasi esclusivamente maschile. Così, la nuova eroina mostra curve sinuose, abiti estremamente succinti. Inoltre, dicono le voci di corridoio, c’è stato un aumento per sbaglio del volume del seno di Lara del 150%. Tanto ridicolo quanto rimasto invariato nel gioco finale. Un connotato caratteristico di Lara nei primi dieci anni della serie videoludica.

Dalla produzione sotto stress dei nuovi Tomb Raider…

Gard aveva rilasciato alcune dichiarazioni, dopo aver chiuso i rapporti con Eidos. “Si può rappresentare un eroe maschile sopra le righe, aumentando caratteristiche fisiche come una mascella sporgente, spalle larghe, vita sottile ecc. Questo non risulta denigrante per gli uomini. È semplice: se le donne in un gioco sono lì solo per essere l’equivalente delle “ragazze immagine”, allora la loro rappresentazione è sessista“. Ha inoltre dichiarato di aver lasciato Core Design con il collega Paul Douglas perché volevano dedicarsi a qualcosa di nuovo. Desideravano un controllo più ampio sulle decisioni di marketing e PR. Volevano anche recuperare quella libertà creativa che avevano respirato durante la realizzazione di Tomb Raider, e che non avevano più in quell’ambiente.

tomb raider 2Questo cambio di programma però non ha inficiato sulla riuscita dei successivi titoli, a partire da Tomb Raider II, un successo commerciale addirittura maggiore del primo. Così, nei tre anni successivi, Core Design si impegnò a rilasciare un gioco di Tomb Raider all’anno, mettendo a dura prova il team di sviluppo con questi ritmi.

Per via di questo trend, oltre alla sensazione di aver esaurito il potenziale della serie, gli sviluppatori arrivarono perfino alla tentazione di chiudere la saga, prevedendo la morte di Lara.Un tentativo evidentemente fallito. Mentre era in sviluppo un quinto titolo, il team si separò in due divisioni, di cui una lavorava al sequel di nuova generazione The Angel of Darkness.

…presagi di sfortuna…

Durante questo periodo, più titoli per console portatili sono stati sviluppati sia da Core Design, che da sviluppatori di terze parti, e la produzione di The Angel of Darkness fu non senza problemi sin dalle prime fasi. Il team voleva creare un gioco più grande per essere più competitivo con i giochi d’azione-avventura contemporanei, ma su insistenza di Eidos, alcune sequenze chiave del gioco dovevano essere tagliate.

Oltretutto, il gioco venne rilasciato prima che il team si sentisse effettivamente pronto. Un segnale che avrebbe dovuto essere preso in considerazione prima del lancio, e che in effetti si dimostrò presagio di sfortuna. Il titolo ricevette reazioni negative da parte della critica, ed è stato citato da Paramount come la ragione per cui il secondo film di Tomb Raider non ha avuto successo tanto quanto il primo (di cui approfondiremo a breve la questione).

…fino al reboot di Tomb Raider

Dopo questo incidente di percorso con The Angel of Darkness, Eidos decise di togliere la produzione della serie Tomb Raider dalle mani di Core Design e affidarla a un altro studio sussidiario: Crystal Dynamics. Il CEO di Eidos, Ian Livingstone, dichiarò: “Per una società britannica, spostare lo sviluppo del suo bene prezioso da Derby alla California è stata una grande decisione da prendere, ma assolutamente quella giusta da prendere”. Una delle principali priorità sia per Eidos, che per Crystal Dynamics, era quella di riconquistare la fiducia della fanbase. Non meno importante il recupero dello status e del potere di vendita del franchise che aveva, prima dell’uscita di The Angel of Darkness.

Proprio a questo punto della storia, il sopracitato Toby Gard arrivò in Crystal Dynamics e ricoprì il ruolo di consulente e designer per la nuova Lara, dichiarando il successo di Legend con oltre quattro milioni e mezzo di copie vendute. Dopo che Tomb Raider Legend fu terminato, il team decise di celebrare il decimo anniversario della serie rifacendo il gioco originale. Vennero ricostruiti gli ambienti e ridisegnata la storia per adattarla agli eventi e al gameplay di Legend.

tomb raider legendNel 2009, l’anno dopo l’uscita di Underworld, Eidos fu acquistata da Square Enix, dandole la proprietà del franchise di Tomb Raider, un passo decisivo anche per le vicende della produzione dedicata a Lara Croft. Il team infatti decise di creare una nuova serie secondaria che presentasse il personaggio di Lara Croft, pur non utilizzando il titolo esplicito di Tomb Raider. Inoltre venne utilizzata di nuovo l’estetica dell’avatar sviluppata per Legend, in continuità con questo nuovo step di progresso del personaggio.

La nuova trilogia

Al contempo, un altro team di sviluppo stava lavorando a un secondo reboot della serie e del personaggio, che avrebbe posto l’accento su un’interpretazione più cupa e grintosa di Lara.

All’epoca infatti, un’altra priorità era quella di presentare l’archeologa come un personaggio più umano, mettendola in situazioni vulnerabili. Il desiderio era quello di mostrare come fosse iniziato il suo viaggio per diventare una “tomb raider sia attraverso la narrazione, sia nel gameplay. Un sequel, alla fine rivelato come Rise of the Tomb Raider, fu confermato in fase di sviluppo pochi mesi dopo l’uscita del reboot.

Se nel 2018 è uscito l’ultimo titolo della serie, Shadow of the Tomb Raider, pare che la sequela di titoli non sia ancora terminata. Risulta in dirittura di arrivo un nuovo titolo, Tomb Raider Reloaded, un action arcade game sviluppato da Emerald City Games e Square Enix per iOS e Android. Come da tradizione, si basa sulla serie omonima ed è pensato al momento come un freetoplay.

Un fenomeno mediatico: dalle console al grande schermo

Lo abbiamo visto nel corso del tempo, non è cambiata solo la concezionepsicologicadi Lara, ma anche le sue forme. Dai primi poligoni e dai tratti appena abbozzati in fase di gameplay, leroina si è fatta via via più realistica: le curve si sono ammorbidite e rese verosimili, una rivoluzione progressiva e messa in atto sia per l’evoluzione tecnologica, sia per lo sviluppo del concept.

Da un capitolo all’altro, le innovazioni non si sono limitate a smussare le appuntite forme dell’eroina. Pur sfruttando sempre lo stesso motore grafico, Core Design approfondì l’interattività ambientale, introdusse nuove movenze e luso di veicoli, oltre a qualche sezione stealth. Uno sviluppo evidente anche nella realizzazione dei film che hanno portato sul grande schermo leroina.

tomb raider angelina jolieLa serie cinematografica si apre  il 15 giugno 2001  con Lara Croft: Tomb Raider, dove il personaggio di Lara Croft è stato interpretato da Angelina Jolie in questa coproduzione internazionale tra Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania. Diretto da Simon West, il film ruota intorno a Lara Croft che cerca di ottenere antichi manufatti dagli Illuminati. Una storia non in grado di catturare gli spettatori come invece ha fatto la sua versione virtuale con i videogiocatori.

Le difficoltà riscontrate nei film di Tomb Raider

Il film infatti ha ricevuto recensioni generalmente negative dalla critica, anche se Angelina Jolie è stata lodata per la sua performance. Tomb Raider è stato il film di maggior incasso nel suo weekend di apertura e ha anche avuto un sequel, Lara Croft: Tomb Raider – La culla della vita, nel 2003. Nessuno dei due però è riuscito a rimanere particolarmente acclamato dal pubblico, per quanto il primo titolo avesse ottenuto successo al box office. Nonostante la presenza scenica dell’attrice, i due film non sono riusciti a riportare sullo schermo i personaggi a tutto tondo e una storia tanto affascinante quanto quella vissuta su console.

vikander tomb raider

Se il filone videoludico è stato più prolifico, quello cinematografico ha patito molto di più, cercando di sollevarsi di nuovo a distanza di dieci anni. Oltre al reboot nei videogiochi, lo stesso percorso è stato seguito sullo schermo, con Alicia Vikander nei panni di una giovane (e meno formosa) Lara. Questa apparizione però sembra essere stata una meteora nel cielo. Per quanto la sua performance sia fedele alla nuova trilogia videoludica, il film è stato messo in cattiva luce dalla critica e dal pubblico. Ha così determinato il suo flop al botteghino, portando nuovi dubbi e incertezze sulla produzione di ulteriori pellicole.

Al momento, come anticipato in apertura, si prospetta lapertura del cantiere di una nuova serie animata, che sbarcherà su Netflix, oltre a un sequel del primo film con la Vikander. Ma allo stato dellarte attuale sta subendo parecchi ritardi, come tutta la produzione hollywoodiana, per via della pandemia mondiale di Covid19.

Una nuova avventura all’orizzonte?

Warner Bros. infatti, per quanto si fosse decisa a finanziare il secondo capitolo che, in condizioni normali, sarebbe giunto nelle sale la prossima primavera. Non solo si sono accumulati ritardi in fase di preproduzione, rimanendo ancora fermi allo scouting delle location, i casting e allo scheduling, ma è stato rimosso dal progetto anche il regista del primo capitolo, Ben Wheatley. Una decisione legata sia alla perdita dinteresse del regista, sia alla voglia di coinvolgere un professionista che apprezzi e sappia far apprezzare al pubblico il progetto.

Al suo posto Misha Green, già apprezzata per la serie Lovecraft Country di HBO. Quando potremo vedere il film nelle sale? Difficile dirlo; probabilmente dovremo attendere il 2022. Un’attesa che sapremo apprezzare, sperando di poter godere di un prodotto figlio di elucubrazioni e scelte (ci auguriamo) ben ponderate.

Tomb Raider e gli omaggi di Bono Vox

Che il fenomeno di Lara Croft sia poliedrico e mediaticamente convergente ci è chiaro, soprattutto se consideriamo la presenza delleroina anche nel settore musicale. Non perché sia stata rappresentata nelle vesti di pop star, ma in quanto è legata al gruppo irlandese U2 per via del brano Elevation, il terzo singolo estratto dallalbum All That You Can’t Leave Behind. Il brano è stato un notevole successo e la sua versione pubblicata come singolo è intitolataTomb Raider Mix“. Questa è stata curata da Paul Leary dei Butthole Surfers e Chris Vrenna. La versione differisce dalla versione presente nell’album per via del sound molto più “hard rock”, rispetto all’atmosfera reggae dell’originale.

Il nome del remix invece deriva dalla sua inclusione nella colonna sonora del sopracitato film Lara Croft: Tomb Raider. Inoltre, il video musicale per questo brano è stato diretto da Joseph Kahn ed è uno dei video musicali più costosi mai girati. Ambientato con Lara Croft insieme a Bono, si assiste al salvataggio di The Edge dal suo alter ego malvagio. Il video mostra anche una controparte malvagia del cantante, “evil Bono“, parallelamente a quella di The Edge, accanto agli U2 in versione antagonista.

Il video è stato pubblicato come DVD digitale, il primo della band, il 16 luglio 2001, ed è stato successivamente inserito nel DVD di Lara Croft: Tomb Raider. Non meno impattante è stato il remake di 2WEI per il film con la Vikander. Parliamo del brano Survivor, hit di fine anni Novanta dellex gruppo che ha lanciato Beyoncé Knowles, le Destiny’s Child. Il testo del brano è infatti perfettamente in linea con la storia di Lara e con il claim che ha lanciato il primo dei tre titoli reboot: “A survivor is born”. Una sopravvissuta che continua a (soprav)vivere degnamente e non sembra dare segni di cedimento.

tomb raider netflix - serie animata

In conclusione

Il franchise di Tomb Raider ha dimostrato, in questi venticinque, lunghi anni, di saper tornare a più ondate. Per quanto i contenuti proposti non siano sempre innovativi, anzi. Se il primo titolo videoludico ha aperto le danze con i migliori propositi, la creatività è andata sempre più scemando. Lo abbiamo detto: il team di sviluppo ha perfino pensato di far morire Lara, letteralmente. Lo sconforto era così grande da non vedere più la luce di una nuova vita.

La storia dell’archeologa più famosa della produzione videoludica sembra continuare, pur con qualche tentennamento.  C’è stato anche un tentativo di replica da parte di Sony con Nathan Drake nella saga Uncharted, chiaramente ben più breve e meno fortunata di Tomb Raider. Ma la nostra eroina ha ormai conquistato un posto nell’olimpo videoludico difficile da perdere. A meno che i prossimi lavori non riescano addirittura a smorzare in maniera decisiva e imprescindibile lo sforzo compiuto finora. Riuscirà a sopravvivere ancora la nostra “survivor”?

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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