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Apple Music paga gli artisti più di Spotify: ecco le cifre

Una domanda che tutti gli aspiranti musicisti e artisti si chiedono dal 2007: quanto paga Spotify? Chi ha visto The Playlist, serie Netflix che racconta la nascita del colosso svedese dello streaming, sa bene che la questione è un dibattito ancora oggi molto caldo, e lo è fin da quando lo streaming legale è diventato parte della macchina discografica.

Con il passare degli anni, e l’avvento di diverse piattaforme, il mercato dello streaming musicale è diventato sempre più competitivo. Apple Music, ad esempio, si è sempre distinta per essere una piattaforma che ripartisce in modo equo gli introiti (e le famose royalties, i diritti di autore sulla riproduzione di un determinato brano).

All’inizio di questa settimana un artista e producer indipendente chiamato L. Dre ha pubblicato un video su YouTube nel quale ha deciso di fare il punto della situazione, sottolineando le differenze tra quanto paga Spotify e quanto invece Apple Music.

Spotify è la piattaforma che paga di meno gli artisti

Secondo il video pubblicato da L.Dre, la piattaforma a pagare di più è Tidal (0,013$ per singolo stream) seguita proprio da Apple Music (con 0,01$ per stream). Tidal è in effetti una piattaforma molto attenta agli artisti, essendo di proprietà del celebre rapper e producer Jay-Z. Spotify si piazza invece al penultimo posto, con soli 0,0033$ per stream. Peggio di lei solo Pandora, che comunque non è attivo in Italia. Nel mezzo ci sono Amazon Music, YouTube Music e Deezer.

Per capire la portata del fenomeno è necessario fare un esempio sui grandi numeri. L.Dre ha condiviso i numeri della sua musica, spiegando che il suo brano più streammato su Apple Music conta 4,7 milioni di ascolti per un introito totale di 24.200,56$ a favore dell’artista. Al contrario la sua canzone più ascoltata su Spotify, con 4,5 milioni di stream, ha generato solo 11.683,96$ di entrate. Meno della metà.

Apple Music paga di più ma offre meno servizi

La questione pagamenti e interessi per gli artisti è sicuramente complessa da analizzare. In gioco entrano infatti una serie di fattori che non necessariamente hanno a che fare con la quota versata dalla piattaforma di streaming. Gli artisti con contratti importanti, rispetto agli indipendenti, generano sicuramente introiti maggiori, ma spesso devono condividere una fetta più ampia della torta. Al contrario gli indipendenti tendono a gestire da soli il lavoro, ma con introiti spesso ridicoli e che non sempre coprono il prezzo per la distribuzione digitale dei brani. Per non parlare poi dei costi di produzione.

Nel suo video L.Dre riferisce che Spotify, sebbene offra una paga più bassa per gli artisti, prevede servizi migliori rispetto ad Apple Music, come ad esempio l’integrazione di Shopify per il merchandising.

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Sia Spotify che Apple Music hanno recentemente palesato la volontà di aumentare il prezzo del proprio abbonamento. Il colosso svedese si prepara anche a lanciare la funzionalità Spotify Hi-Fi, che garantirà l’ascolto di musica in qualità più elevata. Si distingue invece Amazon Music, che ha annunciato proprio oggi che l’intero catalogo è ora disponibile per tutti gli abbonati Amazon Prime, senza pubblicità, ma solo in modalità shuffle.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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