Si è da poco concluso il Trieste Science+Fiction Festival 2020, prima edizione interamente online della celebre manifestazione dedicata al cinema di fantascienza. Nonostante le difficolta dovute alla pandemia, e i conseguenti problemi di distribuzione, il Trieste Science+Fiction Festival 2020 è riuscito nuovamente a regalare agli appassionati una rassegna pregevole, premiata da circa 26.000 presenze online sulla piattaforma adibita da MyMovies.it. Abbiamo raccolto quelli che a nostro avviso sono i migliori titoli visti durante la manifestazione, per fornirvi una guida su cosa recuperare nei prossimi mesi, nella speranza che queste opere possano trovare una distribuzione adeguata.
Alone
Alone è uno zombi movie diretto da Johnny Martin, con Tyler Posey, Summer Spiro e Donald Sutherland. Aidan (Posey) è testimone di un’epidemia che getta il mondo nel caos. In televisione gli esperti consigliano ai cittadini di confinarsi in casa per tentare di sopravvivere ad un virus micidiale che si sta diffondendo tra la popolazione. Aidan, intrappolato nel suo appartamento, comincia a osservare i vicini che si trasformano in zombi assetati di sangue, che si attaccano e si uccidono a vicenda. Aidan decide di razionare il cibo, guarda costantemente le notizie per avere informazioni, cercando di mettersi in contatto con la sua famiglia.
La sua disperata situazione sembra migliorare quando si accorge della presenza di Eva, unica superstite al contagio, che vive nell’appartamento dall’altro lato del cortile. Senza più elettricità né scorte per sopravvivere, Aidan decide di rischiare il tutto per tutto. Tratto dal soggetto di Matt Naylor, che ha scritto la sceneggiatura anche di #Alive di Cho Il-yung, e frutto a sua volta del webtoon del 2014, Dead Days, Alone è un survival movie dalle tinte horror; è un prodotto capace di intrattenere e che, pur rifacendosi ad una situazione che con il contemporaneo ha un aggancio diretto, tenta di scongiurare le paure più recondite dell’essere umano, trasportandoci in una realtà assediata da un’apocalisse zombi e dalla solitudine più ferina.
Jumbo al Trieste Science+Fiction Festival 2020
Tutti noi possiamo comprendere chi, nel corso del tempo, sviluppa una sorta di sentimento per oggetti e cose, che a volte può sfociare in una vera e propria oggettofilia. La protagonista di Jumbo di Zoé Wittock Jeanne (interpretata da Noémie Merlant, già vista in Ritratto della giovane in fiamme) va però oltre, finendo per innamorarsi per un’attrazione del parco divertimenti in cui lavora. Dietro uno spunto ai limiti del bizzarro, basato sulla vera storia di Erika Eiffel, che ha deciso di sposare la celeberrima torre, si cela però un racconto intimo e toccante, al cui centro c’è la ricerca di se stessi, l’accettazione dei propri desideri e il confronto con una società che sminuisce ed emargina chi esce fuori dagli schemi prestabiliti. Una favola in perenne equilibrio fra fantastico e reale, da non lasciarsi sfuggire appena troverà una distribuzione.
Lapsis
Diversi film negli ultimi anni hanno cercato di affrontare la difficile realtà della gig economy, ed è Lapsis di Noah Hutton a realizzare un racconto distopico più presente che mai. Lapsis si svolge in un universo in cui l’informatica quantistica è decollata ed è diventata un’inquietante normalità nella vita quotidiana. Anche il lavoro è cambiato: sono nati i cablers, persone che gestiscono cavi quantistici, lavorando come appaltatori indipendenti. Ray (interpretato da Dean Imperial) decide di diventare un cablatore, un nuovo lavoro che prevede di camminare attraverso i boschi tirando miglia di cavi attraverso il terreno per collegare grandi cubi di metallo.
Ray decide di cimentarsi in questo lavoro per aiutare il fratello malato Jamie e mandarlo in una clinica dove possa essere curato. Mentre Ray incontra le persone lungo la strada, inizia a scoprire gli strani, a volte sinistri meccanismi interni di come funziona questo lavoro. In parte un mistero, in parte un’aspra critica allo sfruttamento nella gig economy, Lapsis traccia inconfondibili parallelismi con la nostra società e usa la fantascienza per farne un racconto di distopia molto attuale.
Relic
Durante il Trieste Science+Fiction Festival 2020, gli amanti dell’horror hanno potuto ammirare molte declinazioni del genere, cariche di inventiva e originalità. Una menzione in questo senso la merita certamente Relic, opera prima di Natalie Erika James con protagoniste Emily Mortimer, Robyn Nevin e Bella Heathcote. Tre generazioni di donne si confrontano con il tema della vecchiaia, e soprattutto con il progressivo decadimento fisico ed emotivo che questa stagione della vita comporta. Il soprannaturale si mescola alle paure e alle fragilità delle protagoniste, regalando allo spettatore un horror teso e cupo, in cui la paura non arriva da meri jumpscare o da dinamiche ormai logore, ma dalla tensione fra le donne e dal vero grande mistero che aleggia su di noi: il tempo e la sua ineluttabilità.
The Trouble With Being Born al Trieste Science+Fiction Festival
Dopo la presentazione alla Berlinale, ha trovato posto al Trieste Science+Fiction Festival 2020, dove ha ottenuto il prestigioso Méliès d’argento, The Trouble with Being Born, inquietante e sfuggente lavoro di Sandra Wollner. Un’opera cupa e disperata, descritta dalla stessa regista come una sorta di anti-Pinocchio, che ha per protagonista l’androide Elli e la sua convivenza con l’uomo che chiama padre. I suoi ricordi sono preconfezionati, il suo corpo è quello di una ragazzina, la sua esistenza non ha altro scopo che soddisfare il bisogno di amore dell’uomo con cui vive, che sfocia in dinamiche morbose ed estremamente disturbanti.
Perdendosi in un bosco, Elli ha la possibilità di assaporare una nuova vita, ma si ritrova di nuovo mero burattino nelle mani di un’altra persona. La regista mette in scena una dolorosa riflessione sulla vita priva di etica di un’intelligenza artificiale, anticipando un dibattito che ci vedrà sicuramente coinvolti nel prossimo futuro.