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25 bot in una città virtuale: ecco i risultati dell’esperimento

I ricercatori di Stanford e di Google hanno chiamato la città Smallville

Un esperimento condotto da una squadra di studiosi di Google e della Stanford University ha messo alla prova 25 bot dotati di intelligenza artificiale in una città virtuale, dove hanno mostrato comportamenti sorprendentemente umani.

25 bot in una città virtuale: come si comporta l’AI?

Nella loro ricerca, ancora in attesa di revisione da parte di altri esperti, gli studiosi hanno usato il modello di linguaggio GPT-3.5 di OpenAI per creare 25 “agenti generativi”. Capaci di “simulare azioni umane plausibili” come fare colazione, andare al lavoro o svolgere un’attività specifica come dipingere o scrivere.

Gli agenti hanno vissuto in una città virtuale chiamata “Smallville“, dove potevano muoversi tra scuola, caffè e bar (e probabilmente ignorare che Clark Kent sia Superman). In pratica, era come un gioco di “The Sims”, ma senza alcuna guida umana. Infatti, l’ambiente dell’esperimento era “ispirato” dal videogioco, “in cui gli utenti possono interagire con una piccola città di 25 agenti usando il linguaggio naturale”.

intelligenza artificiale

Gli studiosi hanno osservato che i loro agenti erano in grado di “produrre azioni individuali e sociali plausibili“. Per esempio, un agente ha provato a organizzare una festa per San Valentino mandando inviti e stabilendo un’ora e un posto per la festa. Una competizione per la carica di sindaco di Smallville ha anche generato il tipo di intrighi che ci si aspetterebbe in una piccola città.

“Per dirla francamente, non mi va Sam Moore”, ha detto un agente di nome Tom quando gli è stato chiesto il suo parere sul candidato sindaco. “Penso che non sia in sintonia con la comunità e non si preoccupi dei nostri interessi”.

Alcuni bot hanno addirittura tentato di andare in luoghi chiusi dopo certe ore. Insomma, un’altra dimostrazione del fatto che l‘AI generativo sia davvero molto … umano. O perlomeno, ci sa simulare alla perfezione.

Un esperto di intelligenza artificiale dell’Università di Oxford, Michael Wooldridge, che non ha partecipato alla ricerca, ha detto a Insider che i risultati sono “dei progressi” verso l’obiettivo dell’intelligenza artificiale generale.

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Source
Futurism

Stefano Regazzi

Il battere sulla tastiera è la mia musica preferita. Nel senso che adoro scrivere, non perché ho una playlist su Spotify intitolata "Rumori da laptop": amo la tecnologia, ma non fino a quel punto! Lettore accanito, nerd da prima che andasse di moda.

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