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Un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a Internet

Lo dice un rapporto dell’Itu

Una buona parte degli articoli di attualità e cultura di Tech Princess mostra gli enormi cambiamenti in atto. Il sapere, ma anche la comunicazione, passano sempre di più attraverso la Rete e i social.

Nei mesi della pandemia, poi, abbiamo scoperto i vantaggi di alcuni importanti strumenti, che possono agevolare nel lavoro così come nello studio. Si pensi ad esempio alle possibilità di organizzare riunioni ma anche lezioni grazie alle videochat.

Certo, quelle che sono enormi opportunità rischiano di diventare l’ennesima conferma del divario tra chi ha la possibilità di giovarsi delle nuove tecnologie e chi no.

Diciamolo meglio: rischiano di acuire le differenze tra la parte ricca e quella povera della popolazione mondiale.

italiani Internet

Un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a Internet

E se già in Italia fa parlare il digital divide (cioè il divario digitale) tra nord e sud, ben più clamorosi sono gli esiti di un recente report dell’Itu, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni.

Che ci dà, in sintesi, un dato allarmante: circa un terzo della popolazione mondiale non ha accesso a Internet.

Scopriamo più nel dettaglio cosa dice la ricerca l’Unione internazionale delle telecomunicazioni.

Il report dell’Itu

Se è vero, come è vero, che la popolazione mondiale ammonta a poco meno di 8 miliardi di persone, quasi di un terzo di essa (ovvero circa 2,7 miliardi di individui) non ha accesso a Internet.

Questo dato fornitoci dall’Itu non ha bisogno di molte perifrasi, e spiega da solo come ogni progetto di digitalizzazione estesa sia ancora lontano dalla realizzazione.

Certo, la pandemia ha dato una spinta a far connettere chi prima non utilizzava alcun device. Basti pensare che nel 2019 circa 3,6 miliardi di persone (pari a poco meno della metà della popolazione di allora, 7,6 miliardi) non avevano accesso a Internet. Nel 2021 il numero era sceso a 3 miliardi.

Dunque dove sta il problema? La tendenza è positiva.

Non del tutto: dopo il boom evidentemente causato dalle restrizioni imposte dalla pandemia, ora si sta registrando un rallentamento delle nuove connessioni.

Uno zoom sul fenomeno

Un altro dato da considerare è che la crescita degli ultimi due anni non è stata affatto omogenea.

La percentuale globale degli utenti ha fatto segnare un +7% tra il 2021 e il 2022. E si segnala anche un +6% della penetrazione di Internet, ossia della quota di individui che utilizzano la Rete.

L’Africa, il continente ancora nettamente meno connesso, è tuttavia balzato in avanti del +13%, e ora il 40% della popolazione è online. La percentuale sale al 70% negli Stati arabi.

Il minor aumento si è fatto registrare in Asia e nel Pacifico: la popolazione aveva accesso a Internet nel 61% dei casi nel 2021, e ora ha guadagnato appena tre punti, portandosi al 64%.

Stesso aumento per le Americhe (80% della popolazione connessa), ma è l’Europa ad avere la percentuale più alta della popolazione online: 89%.

Da non sottovalutare anche il divario di genere: la ricerca mostra come la disparità è in questo caso di circa l’8%. Inoltre, nel cosiddetto Sud Globale (l’ex “terzo mondo”: Africa, America Latina e Asia) il 19% delle donne ha accesso a Internet, contro ben l’86% nel Nord Globale.

Le parole del presidente dell’Itu

Commenta l’attuale stallo Houlin Zhao, segretario generale dell’Itu.

Zhao ha detto: “Mentre la crescita continua è incoraggiante, il trend attuale suggerisce che senza maggiori investimenti infrastrutturali e un nuovo impulso per promuovere le competenze digitali, la possibilità di connettere tutti entro il 2030 sembra sempre più scarsa.

La pandemia ci ha dato una grande spinta alla connettività ma dobbiamo mantenere lo slancio per garantire che tutti, ovunque possano beneficiare delle tecnologie e dei servizi digitali.

Il risultato può essere raggiunto solo con maggiori investimenti in reti e tecnologie digitali, implementando la regolamentazione delle migliori pratiche e una continua attenzione allo sviluppo delle competenze mentre ci spostiamo verso un’era post-pandemia”.

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Due problemi da affrontare

Ci sono due ulteriori questioni da affrontare.

La prima è la “connettività significativa”, che per l’Itu è un livello di connettività che consente agli utenti di avere un’esperienza online sicura, soddisfacente, arricchente, produttiva e a un costo accessibile.

Si pensi che la scarsa qualità della Rete non ha permesso all’Italia di andare oltre alla diciannovesima posizione nella Digital Quality of Life Index 2022 di Surfshark. Che viene calcolata su cinque parametri: appunto la qualità di Internet e poi l’e-government, le e-infrastrutture, l’accessibilità a Internet e la e-security.

La seconda sfida la illustra Doreen Bogdan-Martin, Direttore dell’Ufficio per lo sviluppo delle telecomunicazioni dell’ITU. Bogdan-Martin ha dichiarato: “Sebbene l’aumento del numero di persone che utilizzano Internet in tutto il mondo sia positivo, non dobbiamo presumere che la robusta crescita osservata negli ultimi anni continuerà senza sosta.

Coloro che ancora non utilizzano Internet saranno i più difficili da portare online. Vivono in zone remote, appartengono spesso a gruppi svantaggiati e in alcuni casi non hanno familiarità con ciò che Internet può offrire. Ecco perché il nostro obiettivo non deve essere solo la connettività universale, ma la connettività universale significativa”.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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