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Non solo Queen: 10 indimenticabili performance dal Live AID 1985

Oggi sono ben 37 anni da quel 13 luglio 1985, quando in un contemporanea dal Wembley Stadium di Londra e dal John F. Kennedy Stadium di Filadelfia, andava in scena l’iconico Live AID 1985. Un mega concerto di beneficenza, organizzato da Bob Geldof dei Boomtown Rats insieme a Midge Ure degli Ultravox. Lo scopo era sensibilizzare e raccogliere fondi per combattere la grave carestia in Etiopia.

Un evento che ha visto una schiera incredibile di artisti calcare i due palchi in quella notte magica, da Bob Dylan a David Bowie, passando per U2 e Led Zeppelin. E come non citare poi Phil Collins, che grazie al Concorde riuscì ad esibirsi su entrambi i palchi nella stessa giornata.

L’evento, proprio per la doppia location in contemporanea, venne presentato come un “jukebox globale”. I concerti coinvolsero 72.000 persone a Londra e 100.000 a Filadelfia. Televisivamente il Live AID venne trasmesso in 150 Paesi del mondo, con un pubblico stimato di 1,9 miliardi di spettatori. Si trattava del 40% della popolazione mondiale del 1985.

Le 10 performance più incredibili del Live AID 1985

David Bowie

Il Duca Bianco ci ha abituato a progetti ambiziosi, e per il Live AID ne aveva pensata una delle sue. Bowie avrebbe infatti voluto duettare virtualmente con Mick Jagger, a distanza però, dato che il frontman dei Rolling Stones si sarebbe esibito al JFK Stadium, mentre Bowie stesso avrebbe cantato a Wembley. I due avrebbero dovuto eseguire Dancing in the Street, ma si resero ben presto conto che la tecnologia dell’epoca non avrebbe mai potuto garantire la riuscita di un’operazione di questo tipo.

Il set di Bowie al Live AID vide il ritorno dal vivo del Duca Bianco, dopo 18 mesi di stop. A lui l’arduo compito di prendere il palco dopo i Queen (di cui parleremo tra poco). Del resto chi meglio di lui? Con un’eleganza disumana esegue 4 pezzi, e chiude il suo set facendo cantare i 72mila di Wembley con il suo inno generazionale: Heroes.

Queen (o il dirompente carisma di Freddie Mercury)

Impossibile non pensare ai Queen quando si parla del Live AID 1985, la performance che più di tutte ha consacrato Freddie Mercury come uno dei frontman più carismatici di tutti i tempi. Per 21 minuti l’uomo coi baffi ha tenuto il pubblico di Wembley nel palmo della sua mano destra (solo perchè nella sinistra reggeva la sua inconfondibile mezza asta del microfono) . Siamo sicuri che se qualcuno avesse dovuto andare in bagno tra il pubblico in quei 20 minuti, questo avrebbe chiesto prima il permesso al leader dei Queen.

Alle 18:41 Freddye Mercury arriva sul palco correndo in stile ginnico, iniziando un set di sei canzoni che si è aperto con una versione ridotta di Bohemian Rhapsody e si è concluso con We Are the Champions. Nel mezzo ci sono state Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love e l’immancabile We Will Rock You.

Bob Dylan, Keith Richards, Ronnie Wood e una chitarra capricciosa

Spostandoci dall’altro lato del mondo, a Filadelfia, Jack Nicholson introduce Bob Dylan con parole eloquenti: “Il lavoro di alcuni artisti parla da sé. Alcuni artisti parlano per un’intera generazione. È un mio grande piacere personale presentarvi una delle grandi voci di libertà d’America. E chi se non il solo e unico Bob Dylan”. 

Per l’occasione Dylan ha eseguito Blowin’ In The Wind, accompagnato da Keith Richards e Ronnie Wood dei Rolling Stones, entrambi palesemente alticci. La performance, dal punto di vista tecnico, è decisamente inferiore alle aspettative, ma il momento storico. Anche perchè Dylan spezza una corda della sua chitarra a metà esibizione, e Wood gli porge così la sua chitarra. Non una performance incredibile, ma impossibile non inserirla nella nostra Top 10 per il suo valore simbolico.

Elvis Costello

Torniamo a Londra dove Elvis Costello fa cantare un intero stadio sulle note di All You Need is Love dei Beatles. Prima di farlo però chiede aiuto al pubblico: “Vorrei che mi aiutaste a cantare questa vecchia canzone folk inglese”. Una versione spoglia, essenziale, impreziosita dal talento di Costello, da una chitarra elettrica e da una folla che canta a squarciagola il refrain di un brano che conosce bene.

Sir. Paul McCartney

Da un pezzo dei Beatles a un Beatle in carne e ossa (sorry sostenitori del P.I.D.). Sir. Paul, nonostante una serie di evidenti difficoltà tecniche, incanta tutti con una Let it Be accompagnato da un coro di 72mila fan reduci da una giornata incredibile. Fan che hanno preso il sopravvento quando il microfono di Macca ha improvvisamente smesso di funzionare. 

Sul finale del brano sul palco sono apparsi David Bowie,  Alison Moyet, Bob Geldof e Pete Townsend. Questo perchè 72 mila e una voce non erano abbastanza per un brano così eterno.

U2

A cinque anni dal loro album di debutto, gli U2 che si presentano sul palco del Live AID 1985 erano la band del momento, apprezzati unanimamente da pubblico e critica. È questa però l’esibizione che gli fornisce il pass per entrare ufficialmente nell’Olimpo della musica. 

Il gruppo esegue solo due brani, ma uno di questi è una versione di ben 11 minuti di Bad. E poi la canzone immancabile, quella che parla delle loro radici: Sunday Bloody Sunday. A causa degli 11 minuti di Bad, la band di Bono Vox è costretta a tagliare una terza canzone che avevano preparato per la performance. Ma poco importa: il pubblico è entusiasta.

Led Zeppelin

A Filadelfia il pubblico del JFK Stadium assiste alla prima esibizione pubblica dei Led Zeppelin dopo la tragica scomparsa di John Bonham, avvenuta cinque anni prima, che mise momentaneamente fine alla band di Robert Plant. La perseversanza di Bob Geldof, e la natura benefica dell’evento, convincono però i Zeppelin ad una reunion per il Live AID 1985. 

La band suona per 20 minuti, rispolverando classici come Rock and Roll, Whole Lotta Love e l’intramontabile Stairway to Heaven. Ad accompagnare Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones ci sono Tony Thompson e Phil Collins alle batterie. La performance non è certamente delle migliori. Cinque anni di pausa sono tanti, e la band non ha avuto abbastanza tempo per provare con Thompson e Collins. Quest’ultimo, peraltro, si era esibito a Wembley prima di raggiungere Filadelfia con un aereo Concorde.

Elton John (with a little help from his friend)

Se Bowie ha avuto l’arduo compito di prendere il palco dopo i Queen, Elton John ha dovuto esibirsi subito prima la band che tutti stavano aspettando. L’esibizione di Sir Elton è però impressionante, impreziosita anche da un featuring con un emergente George Michael.

La leggenda della musica pop ha eseguito un set di sei canzoni, tra cui Rocketman, I’m Still Standing e Can I Get a Witness (cover dell’intramontabile Marvin Gaye). Poi Sir. Elton ha invitato sul palco George Michael, dandogli ufficialmente l’endorsement che lancerà definitivamente la sua carriera. I due eseguono una cover di Don’t Let The Sun Go Down On Me dei Wham! Questi sono gli anni ‘80 in tutto il loro splendore.

Eric Clapton + Phil Collins

Phil Collins proprio ci teneva a suonare a questo evento, al punto che ha accompagnato alla batteria anche Eric Clapton a Filafelfia. Un set da 17 minuti che comprende l’elettrizzante Layla e White Room dei suoi Cream.

BAND AID

Il megaconcerto di Wembley si è concluso con un’esibizione corale di Do they know it’s Christmas Time, brano realizzato proprio dalla Band AID per raccogliere fondi per l’Etiopia. Divertitevi anche voi, come abbiamo fatto noi, a riconoscere tutte le icone di quel decennio (e non solo) che si sono unite per una causa comune.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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