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Return to Monkey Island: Ron Gilbert torna a parlare del gioco

Ron Gilbert parla della genesi di Return to Monkey Island e risponde alle critiche sulla grafica del gioco.

L’annuncio dell’imminente arrivo di Return to Monkey Island ha immediatamente catalizzato l’attenzione dei videogiocatori di tutto il mondo, entusiasti per il ritorno di una saga videoludica che ha accompagnato l’infanzia di milioni di persone e ha costituito un’imprescindibile pietra di paragone per qualsiasi avventura grafica realizzata negli anni successivi. Come già avvenuto per molti franchise, l’entusiasmo iniziale ha lasciato in breve tempo spazio alle prime critiche, concentrate soprattutto sulla grafica scelta per il gioco. Mentre molti fan si aspettavano un’opera in pixel art capace di coniugare presente e passato, Ron Gilbert ha compiuto una scelta ardita, mostrando con il trailer e con le prime immagini uno stile molto più moderno, anche se coerente con le atmosfere dei primi capitoli.

Purtroppo, l’amore di alcuni fan per le loro opere preferite è secondo solo all’astio che essi sono in grado di riversare sui social per scelte artistiche a loro non gradite. Il risentimento di questa piccola ma rumorosa fetta di fandom è arrivato anche a Ron Gilbert, che ha deciso di riaprire temporaneamente il suo blog (divenuto nel tempo un oggetto di culto per gli appassionati) e di scrivere un post incentrato soprattutto su queste sterili polemiche. Il post, intitolato When I Made Another Monkey Island, si collega a un altro scritto dallo stesso Ron Gilbert 9 anni fa, intitolato If I Made Another Monkey Island e incentrato sulle scelte che l’autore avrebbe compiuto per un nuovo capitolo della sua saga, al tempo considerato pressoché impossibile.

Come sappiamo, le cose sono andate diversamente. Di seguito, trovate la traduzione del pensiero di Ron Gilbert. L’autore conferma che Return to Monkey Island partirà da dove si è concluso il leggendario Monkey Island 2, spiega le scelte artistiche fatte, con una punta di rammarico per le polemiche sopracitate, e chiede fiducia ai fan.

Return to Monkey Island: il messaggio di Ron Gilbert ai fan

Ron Gilbert 4

Quando ho realizzato un altro Monkey Island

Nove anni fa ho scritto un post sul blog intitolato “Se facessi un altro Monkey Island” e credo che ci siano alcune cose da dire.

Non riesco a ricordare l’episodio preciso, ma il giorno in cui l’ho scritto mi sentivo giù, perché pensavo che non avrei mai potuto fare un altro Monkey Island. L’ho scritto in un solo pomeriggio, e non era altro che un flusso di pensieri. Nella versione cinematografica le lacrime mi sarebbero scese lungo le guance, ma non era la versione cinematografica, quindi probabilmente stavo sorseggiando un caffè e mangiando un biscotto con gocce di cioccolato.

Il punto è che questi non erano comandamenti tramandati e incisi nella pietra su una tavoletta gigante. Erano solo pensieri casuali su un (allora molto improbabile) nuovo gioco di Monkey Island.

Nessuna di queste erano promesse o cose che devo a qualcuno.

La gente parla spesso di Monkey Island 3a come il gioco che avrei realizzato dopo Monkey Island 2 se fossi rimasto alla Lucasfilm.

Le cose stanno così.

La totalità di quell’idea era “Guybrush insegue il pirata demone LeChuck all’inferno e Stan è lì”. Questo era tutto. Questo era tutto ciò che avevamo.

Giochi, film e libri non nascono completamente formati. Iniziano come un pezzetto di idea, poi inizia tutto il duro lavoro.

Roger Ebert una volta ha scritto un grande pensiero, che ricordo costantemente a me stesso: “La musa viene a farti visita durante l’atto della creazione, non prima.”

Se fossi rimasto alla Lucasfilm, avrei potuto iniziare con quell’idea, ma alla fine il gioco sarebbe stato qualcosa di completamente diverso e migliore.

Ed è esattamente ciò che è Return to Monkey Island.

La genesi di Return to Monkey Island

Return to Monkey Island

Quando Dave ed io ci siamo incontrati per la prima volta per parlare di Return to Monkey Island, avevamo una lavagna quasi vuota. Abbiamo parlato delle idee che abbiamo avuto nel corso degli anni, inclusa una delle mie, in cui Guybrush si sveglia 3000 anni nel futuro su una Terra dentro a una palla di neve.

Abbiamo parlato anche della mia idea originale dell’inferno ma altri Monkey Island avevano già fatto molto di questo (per pura coincidenza), quindi non aveva senso rielaborarla.

L’unica cosa che volevo era iniziare il nuovo gioco proprio dove finiva Monkey Island 2, e questo è diventato l’unico punto fermo.

Ho realizzato un solo gioco in pixel art in tutta la mia carriera, Thimbleweed Park. Monkey Island 1 e 2 non erano giochi in pixel art. Erano giochi che utilizzavano tecnologia e arte all’avanguardia. Monkey Island 1 era EGA a 16 colori e abbiamo colto al volo l’opportunità di aggiornarlo a 256 colori. Monkey Island 2 presentava la magia dell’arte scannerizzata di Peter Chan e Steve Purcell e volevamo continuare a spingerci in avanti.

Se fossi rimasto e avessi fatto Monkey Island 3 non sarebbe sembrato Monkey Island 2. Avremmo continuato ad andare avanti. Day of the Tentacle è un buon esempio.

Non mi è mai piaciuta la grafica di Day of the Tentacle. Tecnicamente e artisticamente è fantastico, ma non mi è mai piaciuto lo stile stravagante di Chuck Jones. Ma quello era il gioco di Dave e Tim, non il mio. Possono fare quello che vogliono e io l’ho completamente appoggiato.

Anche The Curse of Monkey Island ha fatto un balzo in avanti. Ci ha presentato un Guybrush completamente doppiato, più alto e magro, con sfondi dipinti che andavano di moda alla fine degli anni ’90. Era davvero un gioco del suo tempo.

Ron Gilbert sulla grafica di Return to Monkey Island

Return to Monkey Island

Quando Dave e io abbiamo iniziato a fare brainstorming su Return to Monkey Island, abbiamo parlato di pixel art, ma non ci sembrava giusto. Non volevamo fare un gioco retrò. È impossibile leggere un articolo su Thimbleweed Park senza trovare la definizione di gioco retrò. Non volevo che Return to Monkey Island fosse solo un ritorno al passato, volevo continuare a portare Monkey Island in avanti perché è interessante, divertente ed eccitante. È quello che hanno sempre fatto i giochi di Monkey Island.

Volevo che la grafica di Return to Monkey Island fosse provocatoria, scioccante e non quella che tutti si aspettavano. Rex è una straordinaria forza creativa e abbiamo un team di artisti, animatori, sound designer, programmatori e tester incredibili, che riversano la loro anima in questo gioco, ed è bellissimo da vedere, giocare e ascoltare.

La musica che stanno realizzando Michael, Peter e Clint è altrettanto sorprendente. Non è musica AdLib, Sound Blaster o nemmeno Roland MT-32. È sbalorditiva, interattiva e registrata dal vivo.

Return to Monkey Island potrebbe non avere lo stile artistico che volevate o che vi aspettavate, ma è lo stile artistico che io volevo.

Quando ho iniziato questo gioco, la mia più grande paura era che la Disney non mi lasciasse fare il gioco che volevo fare, ma invece è stato meraviglioso lavorare con loro.

È ironico che le persone che non vogliono che io faccia il gioco che voglio fare siano alcuni dei fan più accaniti di Monkey Island. Ed è questo che mi rende triste dei commenti.

Return to Monkey Island è un incredibile montagna russa. Salite e divertitevi, oppure uscite dal parco divertimenti perché non sono esattamente le montagne russe che volevate.

Spero che decidiate di salire con tutti noi.

Il punto numero 17

Return to Monkey Island

Ron Gilbert ha concluso il suo sfogo con il diciassettesimo e ultimo punto del suo già citato post Se facessi un altro Monkey Island. Queste parole ben si adattano alla sua prolungata assenza in questo periodo e alla fiducia che Ron Gilbert chiede ai fan per la sua visione di questo attesissimo progetto:

*Diciassette – Il gioco sarebbe lo stesso che avrei voluto fare. Non voglio la pressione di provare a fare il gioco che voi volete che io faccia. Svanirei per lunghi periodi di tempo. Non vi terrei costantemente aggiornati, né alimenterei la macchina dell’hype. Mostrerei cose che mi eccitano o mi divertono. Se mi lascerete fare quelle cose, adorerete il gioco. Questo lo prometto.

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

Un commento

  1. Occhio che l’articolo presenza il punto numero 17 della lista come se fosse stato aggiunto di recente, a seguito delle critiche ricevute sulle immagini di anteprima di “Return to Monkey Island”. In realtà quel punto 17 è preso pari pari da quanto Ron ha scritto 9 anni prima, nella lista originaria.

    Da pioniere del settore, sembra che Ron conosca bene la psicologia di alcuni fan, al punto tale da aver precisato già anni fa che avrebbe fatto il gioco che lui avrebbe desiderato fare, non quello che i fan avrebbero desiderato ricevere.

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