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Come è cambiato: il turismo

Breve storia dei viaggi per svago e cultura

Come è cambiato il turismo?

Ovvero: non come sono cambiati i luoghi che si visitano, ma come è cambiato proprio il modo di organizzare i viaggi e le gite turistiche? È possibile tracciare una storia del turismo? Viaggiare non è pur sempre fare una valigia, decidere una meta e raggiungerla?

Ma per prima cosa, siamo tutti d’accordo sulla definizione di turismo? Partiamo, come sempre, da lì. Prima di scoprire come è cambiato il turismo cerchiamo di darne una definizione.

Che cos’è il turismo

Secondo il vocabolario Treccani, il turismo è “l’insieme di attività e di servizi a carattere polivalente che si riferiscono al trasferimento temporaneo di persone dalla località di abituale residenza ad altra località per fini di svago, distrazione, cultura, cura, sport”.

Quindi con il turismo non c’entra solo la maniera di organizzare i viaggi ma anche la ricettività. Il modo in cui ci si organizza, insomma, per accogliere i turisti.

Ma come e cambiato il turismo nel corso del tempo? Anzi: si può stabilire quando sia iniziato?

venezia

Quando è iniziato il turismo?

Non è certo facile individuare l’epoca in cui l’uomo ha iniziato a spostarsi per motivi ricreativi e non per necessità.

È comunque abitudine individuare l’inizio degli spostamenti per finalità culturali tra il secondo e il terzo secolo a.C., quando l’Oriente e soprattutto la Grecia iniziano a diventare meta di letterati e artisti.

Nella romanità antica ha invece origine il turismo legato alla villeggiatura. E, cosa importantissima, viene codificato il concetto di ospitalità.

C’è poi il turismo per motivi religiosi, che si intensifica a partire dal quinto secolo d.C., soprattutto verso Gerusalemme.

Il primo grande spostamento di fedeli, in un certo senso per turismo religioso, coincide col Giubileo tenutosi a Roma nel 1300.

Come è cambiato il turismo: prima della modernità

Vedremo che il vero turismo come lo intendiamo oggi si svilupperà in epoca moderna.

Prima di allora, gli spostamenti più massicci avevano tre mete principali, per motivi appunto devozionali: oltre a Roma, Gerusalemme e Santiago di Compostela. Per raggiungere queste ultime due località, attraverso rispettivamente la via Francigena e il Cammino di Santiago si istituisce una serie di santuari, ospedali e conventi per l’accoglienza di pellegrini e viandanti. Inizia così a svilupparsi il concetto di ricettività.

Il Grand Tour

Uno snodo fondamentale per capire come è cambiato il turismo, e che di fatto lo inaugura nella sua veste moderna, è il Grand Tour.

Si trattava di viaggi, da parte della gioventù dell’aristocrazia abbiente (e poi della borghesia), in Europa, con l’Italia come meta conclusiva. Già in voga nel Seicento, il Grand Tour è durato sino all’Ottocento.

Come è cambiato il turismo: le prime agenzie

E se col Grand Tour inizia il turismo di massa, va da sé che la macchina organizzativa del turismo avrebbe dovuto crescere e istituzionalizzarsi.

Ecco infatti che nel 1841 in Inghilterra viene fondata la Thomas Cook & Son, la prima agenzia di viaggi. E in quel giro di anni si sviluppano il turismo dei bagni (con sede a Brighton) e quello termale (con sede a Bath).

Il Novecento

Il vero boom del turismo si ha solo nel Novecento, con lo sviluppo dei trasporti moderni.

Nascono gli enti turistici e si moltiplicano e diversificano le strutture ricettive, così come le agenzie di viaggio. Lo spostamento turistico è sempre meno avventuroso, sempre meno lasciato alle iniziative del viaggiatore e sempre più confezionato in un “pacchetto”. Al crescere della comodità diminuisce il brivido dell’imprevisto.

turismo

Il turismo ai tempi di Internet

Il modo di organizzare e pensare i viaggi ha subito un grande cambiamento negli ultimi anni. Non solo perché Internet permette di organizzare itinerari e prenotare tutto dalla propria scrivania. Ma anche perché le compagnie di voli low cost e le offerte last minute consentono di organizzare anche brevi viaggi in mete esotiche senza spendere una fortuna, e con un minimo preavviso.

È la soddisfazione di un’esigenza contemporanea, conseguenza soprattutto di una trasformazione del mondo del lavoro. Sempre più mestieri sono svolti da remoto, e quindi consentono brevi spostamenti per svago, senza rinunciare del tutto a portare avanti relazioni o progetti professionali.

Inoltre è cambiata la scansione temporale delle vite: oggi è più facile costellare le stagioni di piccoli viaggi mordi e fuggi che pianificare le classiche (anzi, quasi démodé) due settimane di ferie estive.

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Reale, virtuale e… spaziale

Con la pandemia da Coronavirus, e più nello specifico con il lockdown della primavera del 2020, abbiamo in un certo senso fatto di necessità virtù.

Moltissimi musei e luoghi della cultura hanno aperto a tour virtuali. E anche ora che l’allarme della scorsa primavera è fortunatamente lontano, i viaggi fittizi restano un’alternativa valida, e sfruttata, ai veri e propri spostamenti fisici per svago o cultura.

C’è poi la realtà virtuale, un curioso ibrido, per cui viene simulata la vita in luoghi differenti da quello reale. E siccome si tratta pur sempre di spostamenti per piacere, siamo di fronte a una nuova forma di turismo. Se queste sono le premesse, chissà cosa succederà nel metaverso.

Per chi avesse a noia il turismo tradizionale, ma storcesse il naso di fronte a quello virtuale, nessun problema. Proprio in questi ultimi mesi la tecnologia sta pensando anche a quello, con il neonato turismo spaziale. Arrivderci da qualche parte nel cosmo, davanti a uno spritz.

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Claudio Bagnasco

Claudio Bagnasco è nato a Genova nel 1975 e dal 2013 vive a Tortolì. Ha scritto e pubblicato diversi libri, è co-fondatore e co-curatore del blog letterario Squadernauti. Prepara e corre maratone con grande passione e incrollabile lentezza. Ha raccolto parte delle sue scritture nel sito personale claudiobagnasco.com

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