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OpenAI e Figure: stiamo davvero costruendo una società di robot?

"Ma gli androidi sognano pecore elettriche?"

Non c’è dubbio alcuno: il 2023 è cominciato all’insegna dell’intelligenza artificiale (AI). Da un lato abbiamo i chatbot, ChatGPT su tutti, mentre dall’altro l’immagine cyberpunk per eccellenza: i robot umanoidi. Le tre realtà emergenti in questo campo sono sicuramente OpenAI (proprietaria di ChatGPT), Figure, una startup statunitense che sta attualmente lavorando al suo robot umanoide chiamato Figure 1, e la già nota Boston Dynamics.

Se fossimo nella corsa allo spazio degli anni ‘60 – e un po’ lo siamo – sarebbero queste le tre superpotenze.

OpenAI, Figure e Boston Dynamics: come si stanno muovendo?

OpenAI ha annunciato di aver investito in 1X Technologies, una società norvegese che sta sviluppando un robot umanoide chiamato Neo. Il droide è stato progettato con uno scopo: diventare un lavoratore versatile e adattabile, capace di apprendere nuove abilità grazie all’IA di OpenAI. Il robot dovrebbe essere lanciato nei prossimi mesi e, stando a quanto riferito da newatlas.com, potrebbe arrivare a costare 25 milioni di dollari.

Figure, di conto suo, sta lavorando al già citato Figure 1. Questo robot sarà dotato di un volto espressivo (si, sarà in grado di replicare espressioni facciali) e di un corpo snello e agile. Figure ha ricevuto il sostegno di vari investitori, tra cui il co-fondatore di Google Sergey Brin e il miliardario Peter Thiel. Il robot è ancora in fase di sviluppo e al momento non è stata confermata una data di immissione sul mercato.

Diversa è la situazione per Boston Dynamics, che è attualmente tra le più popolari aziende produttrici di robot umanoidi. Basti pensare ad Atlas, la vera pop-star dei droidi. Tuttavia Marc Raibert, fondatore di Boston Dynamics, ha fatto sapere di non essere interessato al mercato di massa al momento. 

Possiamo quindi azzardarci, almeno per il momento, a depennare Boston Dynamics dall’equazione.

Un futuro di robot AI fa paura

OpenAI e Figure si inseriscono quindi una sorta di corsa globale alla creazione di robot in grado di sostituire l’uomo in lavori tanto fisici quanto intellettuali. Il modello alla base è semplice: usare l’AI come cervello e il robot come corpo. Non troppo diverso dagli umani, in effetti. E neanche troppo diverso dai film di fantascienza che abbiamo conosciuto, amato e, ammettiamolo, che ci hanno sempre un po’ inquietato. Del resto il finale di solito era sempre lo stesso: i robot si ribellano e muovono guerra all’umanità. Ma tranquilli, non è ancora il momento di farsi prendere dal panico (per ora).

Tornando con i piedi per terra, un futuro di robot umanoidi AI permetterebbe ai droidi di comunicare con gli umani in modo fluido e credibile. Non solo: l’apprendimento delle macchine migliorerà progressivamente ad ogni interazione, dato che l’AI tende a perfezionare i propri modelli conversazionali e apprenditivi. Avete presente gli algoritmi dei social che registrano ciò che ci interessa per proporci contenuti simili? Il meccanismo è lo stesso, ma su scala molto più ampia.

Impossibile a questo punto non porci domande Dickiane. I robot AI porranno questioni di carattere etico? Riusciranno mai ad avere coscienza di sé sollevando problematiche sulla propria identità e il proprio ruolo? Certo, queste domande mettono i brividi, ma riguardano il mondo che stiamo costruendo.

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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