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Alessandro Magno: come nasce una leggenda – l’esaltazione di un imperatore

Uno dei personaggi sicuramente più studiati, quando si parla di Storia antica, e uno forse dei meno trattati nel mondo dell’intrattenimento più in generale. Una miniserie dunque dedicata in maniera specifica a questo personaggio può avere senso, soprattutto se arricchita con informazioni e nozioni storiche utili a farlo conoscere ancora meglio. Ma pur sempre con un linguaggio e taglio pop. Alessandro III di Macedonia, meglio noto come Alessandro Magno, diventa protagonista di una miniserie storica in sei episodi sbarcata da poco tempo su Netflix, con il titolo Alessandro Magno – Come nasce una leggenda. Vi raccontiamo quindi le nostre impressioni su questo nuovo titolo, attualmente tra i principali trend della piattaforma streaming!

Alessandro Magno – Come nasce una leggenda

Giovane, ambizioso e potente. Alessandro arriva al trono a soli vent’anni, per salire a capo di uno dei più grandi imperi. Ma è anche un personaggio tragico, avvolto da misteri rimasti irrisolti nel tempo. Alessandro Magno – Come nasce una leggenda è un prodotto seriale che racconta con tratti sia storici che drama la vicenda di questo personaggio, dove la seconda tipologia però ci è sembrata un po’ meno riuscita.

Ricalca in qualche modo i classici documentari scolastici, per scrittura e narrazione in alcuni tratti, ma senza nulla togliere all’evidente sforzo produttivo che sta dietro la realizzazione dei sei episodi. I passaggi cronologici affrontati in questo titolo sono quelli focali della sua storia: dall’esilio all’incoronazione, il conflitto con la madre e le aspirazioni divine, fino al retaggio dell’invincibilità in battaglia, che divise a metà l’Asia, puntando ai confini conosciuti.

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In particolare, si evidenzia la sua brama i potere e conquista, con tutto quello che accompagna l’aspetto più combattivo e militare della sua esperienza. Insieme al suo fascino seducente, questi sono i tratti narrativi principali della serie, che unisce aspetti docu a quelli di fiction per creare il necessario pathos, ma si concentra più sulle gesta dell’eroe in questione, che sul suo pensiero e sulla sua personalità umana.

Il mito prima dell’uomo

A cosa conduce questa scelta registica della storia di Alessandro Magno? A una declinazione fisiologica della mitologia dell’eroe in un didascalismo abbastanza riduttivo, portando sullo schermo più divinità che umanità. Ci sono tutte le prerogative per costruire un archetipo perfetto per un tentativo seriale interessante, ma al contempo abbastanza ridondante.

Tra interviste, opinioni, ricostruzioni e la linea fiction che accompagna lo spettatore per mano di Buck Braithwaite (interprete appunto di Alessandro), i tratti uniti in questa storia sono tanti, e forse troppi. Un altro punto su cui insiste la trama, oltre alla differenza tra divinità e semi-divinità, è il conflitto della personalità stessa di Alessandro Magno a emergere. Si sottolinea sia la sua personalità sul campo di battaglia, ma anche il suo lato più nascosto e intimo. In primis il suo orientamento sessuale e il suo rapporto con Efestione, amico d’infanzia, e Tolomeo.

Infine, tratti come la scomparsa dello stesso protagonista viene smorzata in parte e accantonata per concentrarsi sulla spettacolarizzazione delle vicende. Ci si scorda forse così che non sia stato solo un imperatore, ma anche un portatore di ideali ellenistici, appassionato di astrologia, filosofia e amante delle culture nei luoghi che ha conquistato.

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Alessandro Magno – Come nasce una leggenda, la nostra recensione della miniserie Netflix

Alessandro Magno – Come nasce una leggenda sembra un tentativo da parte di Netflix di addentrarsi in territori non del tutto propri, nel tentativo di affrontare in logica mainstream un profilo storico che ha la caratteristiche giuste per essere portato sul piccolo schermo. Come del resto era già successo. E per questo motivo avremmo sperato in qualcosa di meglio che un pastiche di elementi diversi tra loro, in grado di restituire quasi un contenuto al limite dell’edutainment, ma con tanta spettacolarizzazione e mano calcata sull’aspetto fiction. Una miniserie che vale la pena di essere guardata, quasi al pari del non troppo recente esperimento con Regina Cleopatra, altra docu-serie Netflix che aveva forse gli stessi difetti di questo titolo. Che ci sia qualcosa da cambiare alla base della concezione di questi prodotti, per il colosso dello streaming?

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Francesca Sirtori

Indielover, scrivo da anni della passione di una vita. A dispetto di tutti. Non fatevi ingannare dal faccino. Datemi un argomento e ne scriverò, come da un pezzo di plastilina si ottiene una creazione sempre perfezionabile. Sed non satiata.

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