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Crisi tra Serbia e Kosovo, cosa c’entra la Russia di Putin?

Usando la Serbia come cavallo di Troia, la Russia di Putin prova a portare il conflitto nel cuore dell'Europa, lo fa usando il Kosovo

Il presidente della Serbia Aleksandar Vucic, fedele sostenitore della Russia e di Putin anche in tempi sospetti come quelli che stiamo attraversando, si è palesato ieri in diretta tv per parlare al popolo serbo riguardo ai rapporti tesi con il Kosovo.

“I serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni.
Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo.
La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic“, alludendo ad un “attacco kosovaro”.

il presidente della Serbia Aleksandar Vucic durante un discorso pubblico
il presidente della Serbia Aleksandar Vucic durante un discorso pubblico

Cosa ha fatto arrabbiare così tanto il presidente serbo?

Gruppi di persone si sono mobilitate nel Nord del Kosovo per protestare contro le ultime misure intraprese dal governo di Pristina.
Si tratta della minoranza serba, che non accettando le nuove normative che prevedono l’introduzione delle nuove targhe kosovare e delle nuove carte d’identità kosovare, sono scese in strada a manifestare.

La minoranza serba del nord del Kosovo, così come i governi di Serbia e Russia, non riconoscono l’indipendenza del Kosovo. Alle ultime elezioni tenutesi in Kosovo, soltanto il 5% dei serbi aventi diritto di voto, si sono recati alle urne, il resto ha sempre boicottato le elezioni, nonostante il sistema garantisca dei seggi riservati alle minoranze serbe.

Il Kosovo, si è dichiarato indipendente il 17 febbraio 2008 e riconosciuto tale attualmente da 113 paesi su 193 paesi membri dell’ONU.
Il Kosovo è una repubblica democratica e parlamentare. Esiste un’unica camera del Parlamento kosovaro, che è composta da 120 membri, 100 di questi sono eletti direttamente dai cittadini, mentre 20 sono distribuiti tra le minoranze etniche del territorio (10 per i serbi e 10 per le altre minoranze).

 La minoranza serba scesa in strada ha eretto barricate lungo le strade che portano verso i due valichi al confine con la Serbia, bloccando la circolazione di mezzi. Inoltre, persone armate hanno sparato contro le forze di polizia kosovare una volta che quest’ultime sono giunte sul luogo.

camion carichi di ghiaia usati per barricare le strade che portano verso il confine tra Kosovo e Serbia
camion carichi di ghiaia usati per barricare le strade che portano verso il confine tra Kosovo e Serbia

Da ricordare inoltre che l’area, da sempre in forte tensione tra serbi ed albanesi, è presidiata dalle truppe della KFOR (Kosovo Force), un esercito internazionale composto da truppe peacekeeper, guidato dalla NATO e che ha il compito di ristabilire la pace in Kosovo.

I media serbi e russi gridano alle armi

A rendere tutto più difficile ci ha pensato la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che in una nota diffusa dall’agenzia stampa russa Tass ha affermato: “Pristina sa che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà, e si prepareranno a uno scenario militare”.

La Russia e la Serbia hanno gridato all’attacco militare da parte del Kosovo, che dal canto suo, in linea con UE ed USA, si è limitata a posticipare l’entrata in vigore delle nuove norme, aprendo al dialogo pur di sbloccare la tesa situazione creatasi.

Perchè la Russia di Putin interviene in Serbia?

La Russia prova a portare la guerra nel cuore dell’Europa, gettando benzina sul fuoco al fine di riaccendere riaccendere il conflitto serbo – kosovaro.

La Serbia è il cavallo di Troia di Putin per incendiare i Balcani e destabilizzare ulteriormente l’Europa. Per fare questo, Putin sa di poter contare usare il presidente serbo Vucic come una perfetta marionetta.

La politica serba dimostra per l’ennesima volta di essere un male incurabile per tutti i Balcani, un cancro che tiene in ostaggio non solo il popolo serbo, ma la regione intera.

il presidente della Russia Aleksandar Vucic insieme al presidente russo Vladimir Putin
il presidente della Russia Aleksandar Vucic insieme al presidente russo Vladimir Putin

Il governo di Belgrado continua a sognare (senza nascondere) la “grande Serbia”. Si tratta di un’ideologia nazionalista che mirerebbe a riunire in un unico stato tutte le regioni popolate da serbi in Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Kosovo e Macedonia, a costo di incendiare i Balcani, come negli anni Novanta.

Il Messia dei nazionalisti serbi in questo caso si chiama Vladimir Putin, il nuovo Slobodan Milosevic, che con le sue azioni violente in Ucraina fa esaltare i nazionalisti serbi, che sognano così di poter realizzare il loro sogno sotto l’ala protettrice della madre Russia.

Sì, perché nonostante siano trascorsi oltre 18 anni da quando la Serbia ha cominciato l’iter per l’adesione nell’Unione Europea (ASA – Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’UE 2005), Belgrado non ha mai nascosto il suo amore per Mosca.


Il sostegno a Putin nel conflitto russo-ucraino

L’indomani del 24 febbraio 2022, mentre tutto il Mondo condannava l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i media serbi al soldo del presidente Vucic, glorificavano fin da subito i crimini dell’idolo Vladimir Putin.

Mentre in tutto il Mondo si tenevano manifestazioni a sostegno degli ucraini, a Belgrado si organizzavano raduni di massa con la folla che acclamava Vladimir Putin e disegnava sull’asfalto la lettera Z dell’esercito russo.

Belgrado, Serbia, 9 maggio 2022. Una manifestazione a sostegno dell’invasione russa dell’Ucraina. (Andrej Isakovic, Afp)
Belgrado, Serbia, 9 maggio 2022. Una manifestazione a sostegno dell’invasione russa dell’Ucraina. (Andrej Isakovic, Afp)

D’altronde cosa ti puoi aspettare da una classe politica serba che santifica figure orrende del secolo passato come Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic e il macellaio di Srebrenica Ratko Mladic?
I murales di quest’ultimo sono presenti in ogni angolo di Belgrado con sotto la scritta “eroe serbo”.

Una manifestazione nazionalista e filorussa a Belgrado, 15 aprile 2022. (Andrej Isakovic, Afp)
Una manifestazione nazionalista e filorussa a Belgrado, 15 aprile 2022. (Andrej Isakovic, Afp)


L’Europa non può rimanere ostaggio di una classe politica serba che minaccia di rompere gli equilibri nel cuore del Vecchio Continente, mentre amoreggia e pianifica strategie d’espansione nei Balcani col Cremlino.

Solo nel quinquennio 2014/2019 l’Unione Europea ha investito in Serbia circa 5 miliardi di euro. L’UE è risultata così primo investitore nel paese e finanziando i più grandi ed importanti progetti di Belgrado.

I giochi politici e le pressioni di Aleksandar Vucic, nei confronti dell’Europa e soprattutto di un paese indipendente come il Kosovo, non sono accettabili.

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