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web3: cos’è e quali sono i rischi del “nuovo Internet”

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Il termine “web3” è diventato molto popolare in questi ultimi mesi e viene utilizzato per indicare quello che, da molti, viene considerato il futuro di Internet. Si tratta di una rete decentralizzata e basata sulla blockchain che viene vista sia come un’opportunità che come una fonte di preoccupazioni per quello che potrebbe diventare Internet nel corso dei prossimi anni.

I rischi di web3, il nuovo Internet decentralizzato

Il mondo di Internet per come lo conosciamo oggi, noto anche come web 2.0, potrebbe essere progressivamente sostituito dal web3, un vero e proprio “nuovo Internet” interamente basato sulla blockchain e, quindi, su di una struttura completamente decentralizzata. Quest’evoluzione di Internet ha tanti estimatori ma presenta anche numerosi critici, tanto che è in corso da tempo la campagna Keep the web free, say no to web3.

La decentralizzazione di Internet è, quindi, un tema molto attuale. Una rete basata sulla blockchain genera una serie di problematiche tecniche e logistiche che, in futuro, diventeranno fondamentali se il progetto di web3 registrerà la diffusione che i suoi sostenitori sperano. Alcune attività legate ad Internet come lo conosciamo oggi richiedono una forma di centralizzazione.

Dai data center per la conservazione dei dati passando al controllo dei contenuti diffusi in rete, per alcuni aspetti, la centralizzazione appare un elemento essenziale di Internet e del modo in cui gli utenti accedono ai servizi web. Un social network, ad esempio, richiede un sistema centralizzato per il controllo degli account, la verifica dei contenuti, che devono rispettare precise linee guida, oltre ad un’infrastruttura per l’immagazzinamento dei dati.

La decentralizzazione rischia di aumentare il rischio di truffe ai danni di ignari utenti come può avvenire nel mondo delle criptovalute. Esiste, in questo caso, un problema di “asimmetria informativa” in cui una delle due parti può contare su molte più informazioni rispetto alla parte più debole, gli utenti finali, che rischia di dover fare i conti con rischi legati alla sicurezza su più livelli.

Anche Jack Dorsey, fondatore di Twitter e sostenitore delle criptovalute, si è schierato contro il web3 evidenziando il rischio che, alla lunga, questa nuova versione di Internet diventi una nuova entità centralizzata ma, semplicemente con un nome differente.

La questione energetica

Di non secondaria importanza per il futuro del web3 è la cosiddetta “questione energetica“. La blockchain, per come è strutturata, richiede un’elevata potenza di calcolo e, di conseguenza, comporta un consumo di energia elettrica enorme. La dimostrazione più lampante è rappresentata dal mining delle criptovalute che, nelle sue versioni più estreme, arriva ad essere sostenuto da vere e proprie centrali elettriche dedicate. Come riporta il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index, il solo network Bitcoin registra un consumo elevatissimo di energia.

   
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