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Anatomia di uno scandalo: com’è la miniserie Netflix

Anatomia di uno scandalo è disponibile su Netflix.

Dopo The Undoing – Le verità non dette e Nove perfetti sconosciuti, David E. Kelley torna a esplorare il lato oscuro del potere e della fama con Anatomia di uno scandalo, miniserie con protagonisti Rupert Friend, Sienna Miller e Michelle Dockery disponibile dal 15 aprile su Netflix. Lo fa scrivendo insieme a Melissa James Gibson (già sceneggiatrice di alcuni episodi di House of Cards), sulle solide basi dell’omonimo romanzo di Sarah Vaughan, un legal drama doloroso e attuale, che esplora tematiche urgenti come il consenso, l’arroganza del potere e l’approccio sempre sbilanciato a favore dell’accusato nei casi di violenza sessuale.

Protagonista del racconto è James Whitehouse (Rupert Friend), importante politico britannico che vive una vita apparentemente perfetta con i figli e la moglie Sophie (Sienna Miller). La sua immagine frana però rovinosamente quando viene a galla una relazione clandestina con la sua ex collaboratrice Olivia (Naomi Scott). Mentre cerca di tenere in piedi il proprio matrimonio sotto la spinta della stampa e dell’opinione pubblica, James viene travolto da un risvolto ancora più inquietante della sua tresca, cioè l’accusa di stupro da parte della stessa Olivia. Ha così inizio una lunga e dura battaglia legale, che vede protagonista anche la PM Kate Woodcroft (Michelle Dockery), chiamata a fare luce su un caso particolarmente intricato. Fra udienze, testimonianze e colpi di scena, si dipana lentamente la nebbia e vengono a galla sinistri avvenimenti del passato.

Il nuovo legal drama Netflix

Anatomia di uno scandalo

Anatomia di uno scandalo si pone in perfetta continuità con il già citato The Undoing – Le verità non dette, con il quale condivide i temi dello sgretolamento della famiglia borghese e del torbido che si cela dietro l’apparente perfezione. Mentre la miniserie con Nicole Kidman e Hugh Grant puntava sulle atmosfere conturbanti, esaltate da scenografie e costumi particolarmente ricercati, Anatomia di uno scandalo soffre dello stesso rigore che alberga nel tribunale, e fatica a trasmettere emozioni. Da una parte, c’è una notevole riflessione sul concetto di violenza e sui suoi strascichi nella vita di una persona: anche un flebile “no” ignorato può provocare traumi duraturi e irrimediabili. Quando però il racconto si allontana dal suo nucleo, cioè che cosa è realmente successo all’interno di un ascensore fra James e Olivia, emergono tutti i limiti del progetto, più vicino a una soap vecchio stampo che a un moderno legal drama.

Nonostante gli sforzi di scrittura, volti a scandagliare l’animo di James e a fare emergere la sua sottovalutazione delle sue azioni, scaturita dal suo essere uomo ricco e di potere, i personaggi risultano sempre bidimensionali, artificiali e poco credibili, anche a causa di flashback davvero fuori fuoco incentrati sulla giovinezza dei protagonisti. Congegnati per dare respiro a una storia che si svolge prevalentemente nelle aule del tribunale e per approfondire il passato dei protagonisti, questi inserti finiscono per risultare paradossalmente nocivi: i giovani che vediamo muovere i loro primi passi nella bugia e nell’ambiguità sono persone completamente diverse da quelle del presente, e non riusciamo mai a sentire o intuire il percorso che le ha portate alla realizzazione personale. Un colpo di scena negli ultimi episodi dà poi il via a una serie di eventi e soluzioni narrative che mettono continuamente a rischio la sospensione dell’incredulità.

Anatomia di uno scandalo: il sottile confine fra consenso e rifiuto

Anatomia di uno scandalo 2

Con la narrazione che ondeggia senza convinzione fra ricordi, momenti onirici e un accenno alla frammentazione dei punti di vista già alla base di The Last Duel di Ridley Scott, a emergere è l’intensità di una sempre perfetta Sienna Miller, che ricorre anche alla sua esperienza personale (il tradimento di Jude Law ai suoi danni occupò per settimane le pagine dei rotocalchi) per infondere quell’umanità costantemente latitante negli altri personaggi (vittime incluse). Nel suo sguardo che ostenta fierezza nonostante la lacerazione interiore, nella sua collera a stento trattenuta e nella sua lenta ma inarrestabile comprensione della persona che gli sta accanto risiedono i momenti migliori di Anatomia di uno scandalo.

Come già accaduto per altri progetti recenti di David E. Kelley, si ha la netta sensazione di avere a che fare con un soggetto particolarmente esile, allungato in una durata non indifferente (ben 6 episodi) e privo di una precisa direttrice, che precipita poi verso un finale abborracciato e deludente. Le tematiche del consenso e della prevaricazione, filtrate con la rinnovata consapevolezza di oggi, avrebbero meritato un approccio solido e umanista, più concentrato sull’evoluzione dei personaggi e sull’individuazione di una netta linea di confine fra consenso e rifiuto che sulla risoluzione di misteri non particolarmente avvincenti. Anatomia di uno scandalo ha scelto purtroppo un’altra strada, col risultato di rendere ignifugo un materiale potenzialmente infiammabile.

Anatomia di uno scandalo
  • Editore: Einaudi
  • Autore: Sarah Vaughan , Carla Palmieri
  • Collana: Super ET

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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