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Apple AirTag, una rivoluzione o un rischio per la nostra privacy?

Parliamo delle recenti inchieste sull'utilizzo illecito degli AirTag

Un anno fa, più precisamente il 23 aprile 2021, Apple ha rilasciato ufficialmente gli AirTag, dei veri e propri localizzatori Bluetooth realizzati con lo scopo di rintracciare con facilità i propri oggetti personali di valore. A distanza di un anno, però, questi piccoli dispositivi sono al centro di diverse polemiche poiché molte persone sembrano farne un utilizzo improprio: lo stalking.

Come funzionano gli AirTag della Apple

Apple Airtag

Apple ad aprile dell’anno scorso ha commercializzato gli AirTag, dei piccoli tracker Bluetooth nati per essere agganciati o inseriti nei propri oggetti di valore come chiavi, zaini, portafogli o anche auto. Grazie all’applicazione “Dov’è” dell’azienda di Cupertino, infatti, è possibile localizzare costantemente l’AirTag. Se il dispositivo è vicino a noi, si potrà utilizzare il Bluetooth per avere una posizione molto precisa; altrimenti la rete anonima dell’app – formata dai numerosi dispositivi Apple in circolazione – fornirà una posizione approssimativa del tracker.

Lo scopo di Apple era molto chiaro: fornire un piccolo dispositivo, facilmente nascondibile, per tenere sempre sotto controllo i propri oggetti. E gli AirTag sono stati fin da subito un successo poiché si integrano perfettamente con l’ecosistema della mela morsicata e non perdono mai la propria posizione, consentendo ad esempio di nasconderne uno in una tasca del proprio zaino per scongiurare eventuali furti. Inoltre questi dispositivi dialogano anche con Android, seppur in modo molto limitato. Avvicinando infatti l’AirTag a uno smartphone non Apple dotato di NFC si otterranno delle informazioni importanti per poter restituire l’oggetto – segnalato come smarrito – al proprietario.

Apple AirTag: una rivoluzione o un rischio?

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Photo credits: Apple.

Fin dal lancio degli AirTag molti avevano manifestato scetticismo riguardo il loro possibile utilizzo. Già a gennaio un’inchiesta del New York Times aveva fatto notare come questi piccoli dispositivi fossero spesso utilizzati per lo stalking delle persone a loro insaputa. Soprattutto negli Stati Uniti, dove gli iPhone sono molto diffusi. La testata aveva riportato la testimonianza di Ashley Estrada, una ragazza di 24 anni che una sera aveva ricevuto una strana notifica sul proprio iPhone: “rilevato un AirTag nelle vicinanze”. La ragazza non ne possedeva uno, eppure nella mappa dell’iPhone si vedeva tutto il percorso che aveva effettuato Estrada nelle quattro ore precedenti.

Ma non si è trattato di un caso isolato. Il New York Times aveva infatti intervistato sette donne che pensavano di essere seguite con degli AirTag nascosti nelle proprie auto o in altri oggetti personali. Successivamente un dipartimento di polizia di New York ha avvertito la comunità del potenziale tracciamento dopo che un AirTag è stato trovato sul paraurti di un’auto. In Canada, un dipartimento di polizia locale ha affermato di aver indagato su cinque episodi in cui dei ladri hanno posizionato AirTag su “veicoli di fascia alta per poterli successivamente individuare e rubare”.

La recente inchiesta

Successivamente, qualche giorno fa, Motherboard ha fatto ulteriormente luce sulla situazione preoccupante che riguarda gli AirTag e lo stalking. I registri della polizia esaminati dalla testata hanno mostrato che questa tecnologia viene utilizzata piuttosto frequentemente come strumento per perseguitare e molestare le donne. Motherboard ha infatti ottenuto da otto dipartimenti di polizia tutti i registri degli ultimi otto mesi in cui sono menzionati gli AirTag e i risultati sono parecchio sconcertanti.

Su 150 denunce, in 50 casi le donne hanno avvisato la polizia perché avevano iniziato a ricevere notifiche sul proprio iPhone in cui si avvisava che un AirTag era nei loro paraggi. Di queste, 25 erano in grado di identificare un uomo nelle loro vite – ex partner, mariti, capi – che sospettavano fortemente avesse piazzato gli AirTag sulle loro auto per seguirle e molestarle.

Apple AirTag

Le testimonianze sono davvero molte, tra cui una donna che ha detto alla polizia di aver iniziato a notare qualcosa che emetteva segnali acustici all’interno della sua auto ogni volta che usciva di casa. Ha poi trovato un AirTag nel suo veicolo e il suo ex ha ammesso di averlo inserito per vedere se lo stesse tradendo.

Un’altra donna è entrata in una stazione di polizia per riferire che da settimane riceveva notifiche riguardo AirTag nelle vicinanze e aveva trovato più dispositivi montati sotto la sua auto.

La scarsa compatibilità con gli smartphone Android

Oltre al fatto che gli iPhone avvisino spesso in ritardo di avere un AirTag nelle proprie vicinanze, sorge un’altra problematica. Come anticipato, infatti, gli smartphone Android non sono pienamente compatibili con questi dispositivi. Di conseguenza non sono provvisti delle stesse notifiche che compaiono invece sugli smartphone Apple.

Recentemente Apple ha rilasciato un’applicazione per Android che consente di rilevare la presenza degli AirTag nelle vicinanze, ma non manda notifiche automatiche. Significa che è necessario regolarmente entrare nell’app e controllare se in quel momento è presente un tracker Bluetooth.

L’azienda di Cupertino ha successivamente rilasciato anche una dichiarazione sull’utilizzo degli AirTag per il tracciamento indesiderato. “Apple ha lavorato a stretto contatto con vari gruppi dedicati alla salvaguardia della sicurezza e con le forze dell’ordine. In seguito alle nostre valutazioni e a queste collaborazioni, abbiamo individuato ancora più modi per aggiornare gli avvisi di sicurezza di AirTag ed aiutare a proteggersi contro ulteriori tracciamenti indesiderati.” afferma il comunicato. L’intento è quello di fornire alle forze dell’ordine le informazioni necessarie per identificare chi ha compiuto l’illecito, per le opportune conseguenze.

Sebbene le testimonianze descritte interessino gli Stati Uniti, dove gli iPhone e i dispositivi Apple sono molto diffusi, ciò non significa che l’utilizzo illecito degli AirTag non avvenga anche in Italia. Acquistare un AirTag – come qualsiasi tracker Bluetooth o GPS – con l’intento di seguire gli spostamenti di una persona è un reato. Ed è un problema potenzialmente serio in tutto il mondo. Il dispositivo, per come è stato pensato, è davvero utile e fondamentale se si tende a perdere i propri oggetti personali: questo è l’unico utilizzo consentito e l’unico che vi invitiamo ad abbracciare.

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Sara Grigolin

Amo le serie tv, i libri, la musica e sono malata di tecnologia. Soprattutto se è dotata di led RGB.

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