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I migliori album del 2023: la nostra top 10 italiana e internazionale

È tempo di bilanci, come sempre alla fine di un anno. Tra il ritorno dei Blur, il debutto di boygenius e l’esplosione di Daniela Pes, andiamo a scoprire quali sono stati (secondo noi) i migliori album italiani e internazionali del 2023.

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10 – Lil Yachty – Let’s Start Here.

Venticinque anni sembra l’età giusta per dare una svolta alla propria carriera, e Lil Yachty aveva probabilmente bisogno di un cambio di rotta. Con Let’s Start Here. – un album che già dal titolo sembra mettere le cose in chiaro, arriva un approccio psych-rock, con chitarre distorte e la voce si distacca dal flow forsennato per abbracciare soluzioni più melodiche e cantate. Decisamente uno dei migliori (e più sorprendenti) album del 2023.

9 – 100 Gecs – 10,000 Gecs

Il duo formato da Laura Les e Dylan Brady torna con il secondo album (e la stessa irresistibile voglia di fare casino). Ed è proprio nel caos creativo che questi due danno il meglio di sé. Dentro c’è tutto: un pizzico melodie in stile Sum 41, chitarre ingiustificatamente discorte, accenni ska e tanta ma tanta elettronica. Il caos non è mai stato così piacevole.

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8 – Róisín Murphy – Hit Parade

Hit Parade di Róisín Murphy è tutti i colori dell’arcobaleno + 1. Un disco intenso, a tratti disperato, e sicuramente riflessivo. Si dice che abbia impiegato ben 6 anni per scriverlo tutto, lavorando a distanza con Dj Koze. E quando la pandemia è arrivata, probabilmente è arrivata anche l’urgenza di toccare determinate tematiche più intimiste. Troppo ricercato per essere mainstream, ma troppo ipnotico per restare di nicchia. La tecnica vocale raramente sovrasta la ricercatezza sonora, con soluzioni melodiche tutt’altro che banali.

7 – Lankum – False Lankum

Dodici tracce che rappresentano un viaggio nel folklore irlandese. Ma dimenticate la gioia e l’alcol. In False Lankum la band ci propone tanta cupezza, ballate tetre e storie che sembrano rieccheggiare tra i vicoli più malfamati di Dublino.

6 – PJ Harvey – I Inside the Old Year Dying

Dodici canzoni estratte direttamente da Orlam, libro uscito nel 2022 che PJ Harvey ha scritto nel corso di 10 anni. Si tratta di un poema narrativo, scritto rigorosamente nel dialetto dimenticato del Dorset, dove l’artista è cresciuta, tra reminiscenze giovanili e vita bucolica. I Inside the Old Year Dying ci presenta l’ennesimo gioiellino di un’artista che non conosce il significato della parola banalità.

5 – Sufjan Stevens – Javelin

Un disco che ha dovuto fare a meno di buona parte della promozione, dato che poco dopo l’uscita Stevens ha annunciato di essere affetto da una rara malattia autoimmune chiamata Sindrome di Guillain-Barré. Una condizione che ha letteralmente messo in pausa l’artista. E allora la musica come forma di cura, come rivalsa contro tutto. Javelin’ è uno dei migliori album usciti nel 2023, con i suoi cori e le melodie leggere tipicamente Stevensiane. Non lasciatevi incantare dalla forma però, i testi sono pieni di dolore.

4 – Caroline Polachek – Desire, I Want to Turn Into You

Cosa succede se si decide di alienare sé stessi solo per piacere a qualcuno? Caroline Polachek parte da questo assioma, e lo fa già nel titolo dell’album, per proporci un tipo di amore che non gioca a carte coperte e non bluffa: è all-in. Un mondo pop contemporaneo, che però non ha paura di ammiccare alla Madonna degli anni ‘80 e a scritture ritmiche made in Bristol (più Portishead che Massive Attack). Tutto o niente, come l’amore.

3 – Yo La Tengo  – This Stupid World

Trentotto anni di carriera sono veramente tanti. E dopo trentotto anni sei in grado di tirare fuori quello che è il tuo miglior album, allora vuol dire che hai tanto da dire. I riferimenti di This Stupid World sono molteplici, sia musicalmente che nei testi, e servono solo ad impreziosire un lavoro così ben fatto da finire sul podio della nostra classifica dei migliori album internazionali del 2023.

2 – boygenius – the record

Il supergruppo composto da Phoebe Bridgers, Lucy Dacus e Julien Baker si è formato circondato da un alone di hype veramente denso. Al punto che si sono palesati immediatamente i fantasmi di quel cliché secondo il quale le superband, generalmente, deludono. E invece the record – mai titolo fu più autorivelatore – non ha disatteso le aspettative. Un album sulle relazioni, sui sentimenti, sull’amicizia e sulla vita che non smette mai di ostacolare i rapporti umani. 

1 – Blur – The Ballad of Darren

Un album che ci ha fatto il cuore a pezzetti, sciogliendocelo a suon di ballate, testi intensi e l’inconfondibile voce di Damon Albarn. Gli anni passano, i Blur no. Nella nostra recensione di The Ballad of Darren si legge:

“Una riflessione sul tempo che passa, sulle scelte sbagliate, sulle amicizie e sugli inevitabili addii. Il tutto impreziosito da una produzione raffinatissima di James Ford e da una copertina spettacolare di Martin Parr. L’uomo nella foto, a proposito, è Ian Galt, un dentista che a causa di un grave incidente aveva perso l’uso delle gambe, a detta dei medici in modo irreversibile. Non sarà così. Parr lo immortala mentre fa riabilitazione in piscina e il messaggio è chiaro: non lasciare che il passato spenga le luci del futuro. È un caso che sia finita sulla copertina di un disco così? In effetti, seppur a tratti, The Ballad of Darren si apre a qualche timido spiraglio di speranza, ma la grande verità è che con l’ottimismo non si scrivono canzoni belle ma, come diceva qualcuno, consolatorie. E Damon Albarn dev’essere un gran pessimista”

I 10 migliori album italiani del 2023

10 – BLANCO – INNAMORATO

Le rose sul palco dell’Ariston, il duetto con Mina e anche un documentario sulla sua ascesa. Il 2023 è stato una anno intenso per Blanco, che già nei 12 mesi precedenti si era laureato co-vincitore di Sanremo con Mahmood. INNAMORATO doveva essere un po’ il disco della confema, e in molti sensi lo è stato. Nella nostra recensione si legge:

“C’è la foga, c’è la melodia e c’è la produzione di Michelangelo, che veste la voce di Blanco con la precisione di un sarto. C’è però anche una certa ridondanza in quella costante ricerca dell’ossessività vocale, tra sillabe ribattute che sono bellissime, ma che dopo un po’ stancano. Mancano spesso i testi, salve dovute eccezioni, ma chi ha detto che debbano esserci per forza? Notti in Bianco, hit del precedente lavoro, aveva un testo assolutamente inconsistente, che però non danneggiava l’incredibile potenza del brano. Lo stesso vale per molte canzoni di questo disco, a partire da L’Isola delle Rose”

9 – Thru Collected – Il grande fulmine

Gran parte della critica specializzata ha bollato i Thru Collected come la next big thing del panorama musicale italiano. Gran parte della critica specializzata in previsioni, solitamente, non ne azzecca una. Ecco perchè  preferiamo andarci piano. Il disco del collettivo napoletano, lanciato da tutti i principali magazine, ci propone una somma di tutti i cliché della musica contemporanea oggi: la mescolanza di generi (tanta elettronica ma anche tante chitarre), il cantato biascicato, testi post-moderni, atteggiamento di indifferenza (e irriverenza) rispetto al mainstream. Insomma un progetto che potrebbe tranquillamente essere uscito dalla versione pezzotta di Malcolm McLaren.

Non fraintendeteci, Il Grande Fulmine è un bel disco (altrimenti non sarebbe finito nella nostra top 10), ma a tratti risulta poco credibile, finto, volutamente schivo.

8 – Vinicio Capossela – Tredici canzoni urgenti

La parola urgenza non è usata a caso nel titolo. E neanche la parola tredici. Capossela ha palesemente molto da dire, e nel nuovo disco porta avanti una critica minuziosa (soprattutto nel linguaggio e nelle metafore) alla società contemporanea. L’urgenza, ancora una volta, di dover buttare fuori qualcosa, sul divano occidentale.

7 – Tedua – La Divina Commedia

n viaggio verso la consapevolezza, che è il metro di misura della coscienza”. Inizia così La Divina Commedia di Tedua, che si prepara ad affrontare i demoni del proprio inferno, uno dopo l’altro, nel corso delle 16 tracce. Sincero, urgente, talentuoso. Chi ancora si ostina a dire che i rapper di oggi non hanno i testi, allora probabilmente non ha mai ascoltato questo disco.

6 – Calcutta – Relax

Nella nostra recensione di Relax si legge:

“In questi cinque anni sono successe molte cose. Calcutta ha superato lo scoglio dei 30, ha contribuito (dietro le quinte e non) all’incredibile successo di Liberato, ha firmato il brano Sanremese di Ariete e soprattutto ha vissuto, come tutti noi, il disagio esistenziale della pandemia. E Calcutta è il Re Mida dei disagi esistenziali, capace come pochi di trasformarli in canzoni dall’indiscutibile piglio generazionale. Con una copertina che per molti versi ci ha ricordato inevitabilmente Il sorprendente album d’esordio de I Cani (che ha dato il via al genere), Relax si presenta come un disco leggermente più maturo. Non tanto dal punto di vista musicale, dove ritroviamo il Calcutta di sempre, ma in quello lirico. Sembra quasi che il suo disagio voglia avere la pretesa di diventare universale, con una scrittura che si presta a più livelli interpretativi, cucita su melodie irresistibili. Disperate ma leggerissime”.

5 – Marta Del Grandi – Selva

Ascoltatelo alla cieca, e penserete immediatamente a qualche cantautrice americana. E non solo per la scelta di cantare in inglese, ma anche e soprattutto per l’approccio compositivo. Scarnificato, spoglio, essenziale. E il modo di cantare, sottile, leggero, disegnando melodie di dubbia fisicità ma indubbia carica emotiva. Selva è un disco che sorprende, tra voci dream pop e armonie figlie di una cultura jazz, prima di lasciarsi amare. Un disco italiano che di italiano non ha nulla.

4 – Colapesce Dimartino – Lux Eterna Beach

Colapesce e Dimartino sono una macchina del tempo. Il duo ha l’innata capacità di riportare l’ascoltatore in un mondo cantautorale che non esiste più. Malinconico, dolce, romantico, a tratti ermetico. Gli artisti che vengono in mente sono tanti, talmente tanti che non ha neanche troppo parlare di accostamenti. Perchè la grande verità è che Colapesce e Dimartino hanno una propria unicità artistica, permeata da melodie leggerissime (per canzoni che però tanto leggere, poi, non sono).

3 – Madame – L’AMORE

Un viaggio emozionante tra liriche DeAndreiane e sonorità bristoliane, tra ballate emotive e skit esilaranti. Nella nostra recensione de L’AMORE si legge:

“Madame è riuscita a farci emozionare (dobbiamo ancora riprenderci da Per il tuo bene) e ridere (davvero un pollo a Milano mangia il pokè?). È riuscita a ipnotizzarci con Nel bene e nel male, mescolando ritmi sudamericani e urban di NIMPHA – La Storia di una ninfomane e disseminando qua e là piccoli omaggi musicali, anche internazionali, che chi saprà cogliere coglierà. Una produzione contemporanea, che strizza l’occhio al passato mentre guida la musica italiana nel cantautorato del futuro”

2 – Daniela Pes – Spira

Il 2023 è stato l’anno di Daniela Pes. SPIRA non finisce al primo posto solo per una questione di emotività di ascolto, ma avrebbe tutte le carte in regola per scalare il podio al gradino più alto. In SPIRA la voce smette di essere semplice veicolo di messaggi scritti, e diventa uno strumento funzionale all’arrangiamento, scuola Sigur Ròs (o l’ultimo Iosonouncane) per intenderci. L’album è composto da stte brani, che potrebbero tranquillamente essere intesi come sette affreschi dell’animo tormentato di Daniela Pes, tra sintetizzatori e soluzioni armoniche jazz.

1 – TROPICO – Chiamami quando la magia finisce

Sul podio dei migliori album italiani del 2023 c’è il Re Mida delle canzoni. Davide Petrella. Un inizio come frontman de Le Strisce, poi la scoperta del suo talento autoriale (grazie all’amico Cesare Cremonini). Nel 2014 firma un paio di brani per l’album Logico, uno dei più apprezzati della carriera di Cremonini. Negli anni successivi comincia a scrivere per chiunque, da Gianna Nannini a Elisa. Il 2023 è stato letteralmente il suo anno: nominate una hit e troverete il suo nome nei credits. A febbraio piazza due brani direttamente sul podio di Sanremo: Due Vite di Marco Mengoni (vincitore del festival) e CENERE di Lazza (secondo posto e posto fisso in programmazione radiofonica). E poi Italo Disco (The Colors) e Fragole (Achille Lauro e Rose Villain), che hanno dominato l’estate.

Ma più di tutto questo, nel 2023 Petrella ci ha presentato Chiamami Quando La Magia Finisce, il suo secondo album sotto lo pseudonimo di TROPICO. La scrittura, gli arrangiamenti, il citazionismo e quella disarmante capacità di disegnare immagini a colori. È questo, per noi, il miglior album italiano del 2023.

Chiamami Quando La Magia Finisce 2lp 140gr Black Autografato
  • Chiamami Quando La Magia Finisce , 2lp Black Autografato

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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