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Censurato il nome di Yuri Gagarin da un evento della Space Foundation

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Il boicottaggio/cancel culture colpisce anche Yuri Gagarin, primo essere umano nello spazio: il nome del cosmonauta è stato censurato da un evento della Space Foundation Americana.

Yuri Gagarin censurato negli USA: è stato il primo uomo a “volare” nello spazio

Non sembrano arrestarsi le sanzioni del mondo occidentale nei confronti del Cremlino. In una escalation di esodi, che a tratti sconfina con la cancel culture, abbiamo visto numerose aziende occidentali abbandonare il mercato russo a seguito dell’invasione dell’Ucraina. A ciò è seguito il boicottaggio di tutti i prodotti, cultura compresa, provenienti dalla Russia. A farne le spese – dopo la vodka, Dostoevsjj e il Moscow Mule – oggi è Yuri Gagarin, primo uomo a viaggiare nello spazio. 

Era il 12 aprile del 1961, in piena corsa allo spazio, quando l’Unione Sovietica battè sul tempo gli americani mandando in orbita un giovane cosmonauta: Yuri Gagarin, appunto, a bordo della Vostok 1. I russi avevano già “umiliato” gli statunitensi pochi anni prima, nel 1957, quando in una missione-test mandarono in orbita Laika, una cagnetta divenuta poi simbolo e martire nel mondo. Quando si tratterà di andare sulla Luna però saranno gli USA a fare la voce grossa, piazzando sul corpo celeste la celebre bandiera a stelle e strisce. “Questo è un piccolo passo per l’uomo, ma un grande balzo per l’umanità” disse Neil Armstrong camminando sul suolo lunare.

Un nome risonante quello di Gagarin, pioniere del volo spaziale. Un nome al quale quest’anno lo Space Symposium aveva in programma di dedicare una serata. Piani cambiati però. Il nome di Gagarin è stato censurato dall’iniziativa che si terrà a Colorado Springs dal 4 al 7 aprile. Si tratta della 37a edizione dell’evento organizzato dall’Organizzazione No Profit Space Foundation, che ogni anno promuove l’iniziativa invitando agenzie spaziali, aziende, scuole e più in generale l’intera comunità aerospaziale. Un annuncio che ha suscitato indignazione tra molti, in un contesto che rischia sempre di più di diventare il maccartismo 2.0. Un piccolo passo per l’uomo. Un enorme balzo indietro per la cultura.

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