Null Island, l’isola che esiste solo nei dati del web

Avete mai sentito parlare di Null Island, l’isola che non esiste nella realtà geografica ma in cui si localizzano centinaia di attività umane? Se la risposta è no, siamo certi che questa notizia vi farà sobbalzare dalla sedia. Nel mezzo dell’Oceano Atlantico, all’intersezione tra l’Equatore e il Primo Meridiano – ossia alle coordinate (0,0) -, si trova null’altro che acqua. Oltre alla stazione 13010, una boa solitaria chiamata Soul che registra i dati meteorologici. Eppure, i dati raccolti dal web segnalano non poche attività in questa zona specifica: persone che corrono o vanno in bicicletta, attacchi hacker e persino casi Covid. Ed è proprio qui che si trova Null Island.

Null Island, l’isola che non esiste ma in cui si concentrano centinaia di attività umane

Non esiste alcuna definizione chiara e utile per descrivere il fenomeno di Null Island, se non quella di “casa predefinita” per tutti quei dati che non possono essere geocodificati correttamente. Ne è un perfetto esempio il malfunzionamento di Strava, una nota App di fitness basata su dati generati dagli utenti e coordinate geografiche mutuate dai dispositivi di runner e ciclisti. Quando l’applicazione va in bug, il risultato è uno sconcertante ammasso di attività nel mezzo dell’Oceano Atlantico alle coordinate (0,0) sulla mappa di Strava. Tutta questa confusione di dati, come potete immaginare, ha dato vita alle teorie più assurde, compresa l’ipotesi che ci sia una base militare nel bel mezzo dell’Oceano.

A chiarire il fenomeno, però, ci sono stati i ricercatori Levente Juhasz (Florida International University) e Peter Mooney (Maynooth University). “C’è questo concetto in geografia che si chiama luoghi liminali; significa ‘tra i luoghi’ – dichiara Juhasz -. Se vai in un aeroporto, non è una destinazione. Non significa nulla per te essere in aeroporto, ma è comunque un luogo fisico. Null Island è simile a quello perché collega l’immaginario al reale. Perché in un certo senso è reale: è nei database. E può essere mappato“. Secondo quanto riferito dai ricercatori, lo sviluppatore Steve Pellegrin ha coniato per la prima volta il termine “Null Island” nel 2008 per riferirsi alle coordinate (0,0). Anche se pare che la prima reale apparizione dell’isola sia da attribuire al cartone animato Colonel Bleep del 1957.

Secondo la storia, il colonello Bleep ha costruito il suo quartier generale sull’isola Zero Zero, all’incrocio tra l’Equatore e il Primo Meridiano. Insomma, Null Island esiste da tempo, pur non esistendo affatto. Eppure non sembra essere il solo luogo al mondo in cui si cocentrano geolocalizzazioni imprecise. Nella mappatura dei casi Covid-19 della Johns Hopkins University, i ricercatori hanno utilizzato il geocentroide degli Stati Uniti come coordinate predefinite per lo studio. Questa posizione, situata nel Kansas, è stata utilizzata per mappare i contagi della nave da crociera Diamond Princess nel Febbraio 2020. Ma gli abitanti della zona non sembrano aver apprezzato la strategia. La suddetta zona del Kansas risultava l’epicentro della pandemia, in fondo. Così, per ovviare al problema, i ricercatori hanno deciso di attribuire tutti quei casi Covid-19 alle coordinate (0,0). E questo ha reso Null Island un luogo fortemente colpito dalla pandemia.

L’isola esiste, quindi. Ma solo nei dati. E questo è importante da considerare, come riferisce Levente Juhasz: “Penso che l’importante sia che ne abbiamo una comprensione e che le persone siano consapevoli della sua esistenza“. Prenotare un viaggio nel mezzo dell’Oceano Atlantico, quindi, non ha senso. Ma elaborare stravaganti congetture sul perchè i dati siano geolocalizzati qui, assolutamente sì.

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