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Dentro la Canzone – Il significato de La Storia di Francesco De Gregori

“La storia siamo noi, attenzione: nessuno si senta escluso”

Un pianoforte e una voce. Certo, un testo di quelli davanti ai quali c’è solo da inchinarsi ripetutamente e chiedersi “ma come si fa”. Basta questo, e scusate se è poco, a comporre canzoni senza tempo. La Storia di Francesco De Gregori ne è l’esempio lampante, pochi orpelli e tanta sostanza, con un significato che è da ricercare soprattutto nella condizione stessa dell’essere umano: così piccolo e insignificante davanti ai grandi avvenimenti storici, ma allo stesso tempo così parte integrante degli stessi.

Chi ha familiarità con la discografia del Principe, sa bene quanto De Gregori sia un grande appassionato di storia. Potremmo citarne a dozzine di canzoni che nascono proprio dalla grande passione del cantautore per i fatti storici, da Titanic a Bufalo Bill, passando per San Lorenzo, Saigon e tante tante altre. E La Storia, la canzone, è proprio l’apice di questa ricerca ossessiva di Francesco De Gregori nel ricercare un senso, un significato, un posto nel mondo per l’essere umano al cospetto di eventi inarrestabili che, volenti o nolenti, diventano parte dei libri di storia.

Ciò che non tutti sanno è che La Storia fu incisa in primis da Gianni Morandi, prima di finire come traccia d’apertura di Scacchi e Tarocchi, disco di Francesco De Gregori prodotto insieme a Ivano Fossati.

Scritta da Francesco De Gregori, incisa per prima da Gianni Morandi

L’anno è il 1985, quando Francesco De Gregori sta lavorando al sequel de La Donna Cannone, un mini-LP che tre anni prima ha dimostrato che “sì, le liriche colte possono entrare anche nel mondo distratto della musica leggera”

Il Principe entra in studio con Ivano Fossati, ma si porta dietro un nastro contenente una vecchia registrazionepiano e voce, che aveva realizzato pochi anni prima in uno stanzino della RCA, a mò di provino. Quella registrazione, eseguita con vecchio registratore Revox a due piste, aveva già incantato Gianni Morandi, che difatti nel 1984 ne aveva pubblicato una sua versione.

Quando c’è da scegliere la lista dei brani che andranno a comporre Scacchi e Tarocchi, sia De Gregori che Fossati non hanno dubbi: il disco deve aprirsi con quella registrazione scarna. La Storia diventa così apripista di un album che contiene molte canzoni che fanno riferimento a fatti e personaggi reali (del resto la stessa title track Scacchi e Tarocchi racconta gli anni di piombo; I Cowboys omaggia gli yuppies degli anni ‘80; Ciao Ciao canta del suicidio di Luigi Tenco; A Pa’ è una lettera d’amore a Pierpaolo Pasolini e Tutti Salvi chiude la storia del Titanic).

Raccontando la genesi de La Storia, Francesco De Gregori racconterà:

Una mattina, uscendo da casa, ho visto che il marciapiede era pieno di siringhe. Ho pensato: ‘Non mi riguarda finchè mio figlio non si punge lì, giocando’. Così è nata ‘La Storia’, pensando che se non siamo noia a fare la storia è lei che fa noi, che ci toglie la sedie da sotto il culo, brucia le nostre stanze, ci dà ogni giorno torto o ragione. Ecco tutto: c’è un disinteresse che la gente crede di potersi permettere, ma poi si scopre sempre che non è vero

De Gregori canta “La Storia siamo noi…” – Il significato del testo

La storia siamo noi
Nessuno si senta offeso

De Gregori ci introduce a un tema che ritornerà per tutta la canzone: la storia siamo noi, tutti noi esseri umani. E nessuno deve sentirsi offeso, perchè la storia ha fatto anche cose terribili, di cui l’uomo è sicuramente anche colpevole.

Siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo
La storia siamo noi, attenzione
Nessuno si senta escluso

L’immagine bellissima del prato di aghi sotto il cielo rende alla perfezione il concetto di quanto siamo piccoli e insignificanti rispetto alla vastità dell’universo. Nonostante ciò siamo tutti parte integrante di qualcosa così importante come la storia. Lo siamo tutti, eroi nazionali e persone comuni, nessuno escluso.

La storia siamo noi
Siamo noi queste onde del mare
Questo rumore che rompe il silenzio
Questo silenzio così duro da masticare

Sono tante piccole gocce d’acqua che compongono un mare, e sono le onde (cioè le persone che si muovono) che possono agitarlo o calmarlo. Ancora una volta: così piccoli ma tutti insieme parte di qualcosa di così grande. Basta un piccolo rumore a rompere qualcosa di così delicato come il silenzio. Un silenzio che spesso è duro da digerire, come ad esempio quello delle dittature (si pensi al fascismo), che vengono rovesciate quando qualcuno rompe il silenzio e sovverte lo status quo.

E poi ti dicono:
‘Tutti sono uguali
Tutti rubano nella stessa maniera’
Ma è solo un modo per convincerti
A restare chiuso dentro casa
Quando viene la sera

Se siamo tutti parte di questa grande macchina che è la storia, allora ogni opinione, anche quella apparentemente più insignificante conta. Quindi De Gregori si scaglia contro la disaffezione alla politica e alla cosa pubblica. Con disarmante eleganza, il cantautore condanna il pensiero qualunquista e disilluso di chi crede che tanto “i politici sono tutti uguali”. Cominciare a ragionare così è il primo passo verso il caos e la paura. Si comincia con lo svilire sé stessi e il proprio ruolo sociale, e si finisce con l’essere diffidenti verso tutti. Si finisce col chiudersi in casa, sbarrando bene il portone. E invece no, la storia è fatta da persone che hanno i propri ideali, magari condivisi da altri esseri umani, e tutti insieme plasmano il futuro.

Però la storia non si ferma
Davvero davanti ad un portone
La storia entra dentro le stanze e le brucia
La storia dà torto o dà ragione

Riprendendo l’immagine del verso precedente, quella dell’uomo che se ne sta chiuso dentro casa e non prende parte alla cosa pubblica, De Gregori ci ricorda che la storia non si ferma davanti a un portone. La storia ti entra dentro casa, che tu voglia o meno contribuire ad essa. Perchè, banalmente, chi non prende una posizione politica subisce le posizioni politiche degli altri, sia in democrazia (dove vince il voto della maggioranza) che in dittatura.

Ma alla fine è sempre la storia che dà torto e dà ragione, perchè è la storia che assolve e che condanna. È una versione contrapposta a quella de “la storia la scrivono i vincitori”, con un’importante implicazione morale: noi agiamo ora, ma sarà la storia a stabilire se avremo agito nel giusto. Volendo citare Alessandro Manzoni: “ai posteri l’ardua sentenza”.

La storia siamo noi
Siamo noi che scriviamo le lettere
Siamo noi che abbiamo tutto da vincere
O tutto da perdere

Questa strofa si presta a differenti chiavi di lettura (del resto parliamo di una canzone di De Gregori). L’immagine può essere quella di un soldato di trincea in guerra, che scrive le lettere mentre è impegnato al fronte. I soldati possono avere tutto da vincere (geopoliticamente), ma anche tutto da perdere (la propria vita). Un’altra interpretazione può essere quella quotidiana: questa storia così inarrestabile è fatta anche da persone semplici, da chi scrive lettere e combatte le proprie battaglie quotidiane. Battaglie probabilmente insignificanti per la storia, ma comunque importanti per il singolo (si pensi alle relazioni sentimentali, per esempio).

E poi la gente
Perché è la gente che fa la storia
Quando si tratta di scegliere e di andare
Te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
Che sanno benissimo cosa fare

Quasi ossessivamente, e con immagini sempre diverse, De Gregori ci ricorda che è sempre la gente che fa la storia. E quando ci si ritrova spalle al muro, nel dover prendere una decisione importante, ciascuno agisce secondo coscienza e fa la sua piccola parte nelle pagine di storia. Quando c’era da scegliere da che parte stare, se con i partigiani o con i fascisti, ognuno ha fatto la sua scelta. Ognuno sapeva benissimo cosa fare. È importantissimo sottolineare il fatto che De Gregori non condanna mai, ma si limita a raccontare. Una caratteristica comune al suo grande amico Fabrizio De Andrè.

Quelli che hanno letto un milioni di libri
E quelli che non sanno nemmeno parlare
Ed è per questo che la storia dà i brividi
Perché nessuno la può fermare

Anche questa è un’immagine bellissima. Siamo tutti parte della storia, e non importa quale sia il nostro livello culturale. Gli analfabeti e i colti, sono tutti esseri umani che influenzano il corso della storia. Ed è per questo che la storia dà i brividi, perchè nessuno può effettivamente davvero plasmarla. Il rimando storico più immediato è forse quello della Rivoluzione Francese, dove fu il popolo non scolarizzato ma affamato, insieme agli illuministi, a favorire il rovesciamento del potere.

La storia siamo noi
Siamo noi padri e figli
Siamo noi, Bella Ciao
Che partiamo

Padri e figli, siamo tutti parte della storia. Il riferimento a Bella Ciao è ovviamente alla resistenza partigiana, una delle pagine di storia più dirompenti e importanti d’Italia.

La storia non ha nascondigli
La storia non passa la mano

Gli esseri umani possono nascondersi o scappare, ma la storia andrà avanti. La storia non si nasconde. Non aspetta nessuno e – utilizzando un gergo pokeristico – non passa la mano.

La storia siamo noi
Siamo noi questo piatto di grano

Quest’ultimo verso ha tolto letteralmente il sonno ai tanti che negli anni si sono cimentati nel voler interpretare le canzoni del Principe. L’immagine regalataci da De Gregori è chiara (anche se il significato meno): la storia è fatta di grandi gesta eroiche, ma anche di persone semplici. Ecco perchè la storia siamo anche noi, questo piatto di grano, quest’insieme di piccoli chicchi che tutti insieme formano un piatto intero.

Intervistato da Repubblica nel 2020 in merito a questo verso, De Gregori ha risposto così:

“Difficile parlare di un singolo verso: certo l’umanità mi sembra in continua rigenerazione di se stessa, magari non sempre virtuosa. Semi che poi danno dei frutti in generazioni successive che magari cadono lontano dall’albero e contraddicono ciò che è stato fatto negli anni precedenti. Rivoluzioni, reazioni, riflussi. Cerchiamo delle verità nei libri ma non è semplice: c’è per esempio una storiografia ‘di destra’ e una ‘di sinistra’, spesso contrapposte l’una all’altra. Orientarsi è difficile, anche se la voglia di farlo per chi ha il pallino della storia è sempre molto forte. Forse nella canzone c’è anche un po’ di questo smarrimento che poi però si risolve nell’immagine finale, del piatto di grano, che allude alla rigenerazione di quello che siamo: delle nostre idee, delle nostre capacità critiche, anche dei nostri corpi…”

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Autore

  • Marco Brunasso

    Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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