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Dentro la Canzone: il significato di Rimmel di Francesco De Gregori

"Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo"

Non è un caso che Francesco De Gregori sia soprannominato “il principe della canzone italiana”. I suoi testi ermetici e le sue liriche di difficile interpretazione stridevano come unghie sulla lavagna della scena musicale italiana degli anni ‘70, abituata alla musica leggera, a testi romantici e di facile comprensione. Lui non dava l’aria di esserne particolarmente turbato, ma i suoi discografici si. Nel 1975 De Gregori pubblica Rimmel, un album che contiene l’ominimo brano di cui oggi cercheremo di sviscerare il significato.

Ma torniamo a quel giovane cantautore che sembrava un alieno rispetto alla discografia dell’epoca. De Gregori non era però il solo. L’Italia musicale degli inizi degli anni ’70 stava cambiando, complici anche i moti rivoluzionari giovanili europei. Insomma il Bel Paese era ricco di nuovi cantautori. Tra questi un genovese chiamato Fabrizio. Un genovese e un romano. Comincia così la storia di Rimmel.

Una villa in Sardegna, un mazzo di carte e due amici: Francesco e Fabrizio

Fabrizio e Francesco avevano gli stessi ascolti, ma stili lirici diametralmente opposti. Il genovese amava il cantautorato francese, mentre Francesco è ossessionato da Bob Dylan (e come dargli torto). Tra il 1974 e il 1975 Fabrizio decide di andarsene nella sua villa in Sardegna per scrivere un disco e chiede a Francesco di partecipare ai testi. La proposta è semplice, e sebbene non conosciamo le esatte parole, ci immaginiamo una cosa del tipo: “belin, vieni da me in Sardegna, ho le chitarre e il vino“. Insomma persino Don Vito Corleone con la sua “proposta che non si può rifiutare” sarebbe stato sicuramente meno convincente.

Ne esce fuori un disco chiamato Volume 8, di Fabrizio, ma anche Francesco De Gregori tira fuori da quest’esperienza molte canzoni, tra cui una chiamata Rimmel, un brano dal significato decisamente oscuro. Basti pensare una parte del testo recita “chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente”.

De Gregori stesso racconterà che durante quel periodo in Sardegna la moglie di Fabrizio, tale Enrica Rignon detta Puny, decise di fare le carte a Francesco, per predire il suo futuro in quello che era un momento cruciale della sua carriera. Il testo della canzone prima, e la storia della musica poi, ci svelano il risultato di tale cartomanzia.

Nella canzone De Gregori racconta questo amore finito male, paragonandolo ad un gioco. Anzi paragonandolo ad una partita a carte non proprio corretta. La donna infatti bara, ha quattro assi dello stesso colore: sta usando un trucco. E, con un meraviglioso gioco di parole dei suoi, De Gregori decide che essendo una donna ad usare un trucco il brano si chiamerà Rimmel, come il popolare cosmetico. Nello scrivere il testo di Rimmel, De Gregori pensa a Patrizia, la sua ex fidanzata, alla quale aveva già dedicato Bene, un’altra canzone il cui significato tormenta il sonno dei fan del Principe.

Una partita a carte, dicevamo. I riferimenti al mondo del poker sono tanti, e tra questi spicca il famoso “Come Quando Fuori Pioveva”, frase utilizzata dai giocatori per ricordare la gerarchia dei semi delle carte (Cuori, Quadri, Fiori Picche).

Ah, qualora fosse necessario specificarlo, il cognome di Fabrizio era De André.

Dentro al testo di Rimmel di Francesco De Gregori

E qualcosa rimane
Fra le pagine chiare e le pagine scure
E cancello il tuo nome dalla mia facciata
E confondo i miei alibi e le tue ragioni

Rimmel comincia quando la storia d’amore è già finita. Come se la relazione fosse un romanzo composto da pagine felici e pagine tristi. Il protagonista ora si sforza di dimenticare la donna amata. Prova persino a darsi una spiegazione, a cercare un colpevole, ma finisce solo per “confondere gli alibi e le ragioni”. Una condizione nella quale tutti gli innamorati si sono ritrovati almeno una volta nella vita. E chi non si è innamorato almeno una volta nella vita?

Chi mi ha fatto le carte mi ha chiamato vincente
Ma uno zingaro è un trucco
E un futuro invadente, fossi stato un po’ più giovane
L’avrei distrutto con la fantasia

Il riferimento è ovviamente alla cartomanzia citata sopra. Qui però il significato di Rimmel si fa più romantico e De Gregori racconta la disillusione di un uomo col cuore a pezzi nei confronti di chi prova a convincerlo che andrà tutto bene. Nel suo libro-intervista chiamato Un Mito il cantautore scriverà: “Non è bello che uno ti dica quello che diventerai. Credere allo zingaro forse è mancanza di fantasia, mancanza di giovinezza, del coraggio di dire ‘Vaffan*ulo, adesso io esco e chissà cosa succede’”.

Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
E la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro ancora
I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo
Li puoi nascondere o giocare come vuoi
O farli rimanere buoni amici come noi

Nel ritornello l’uomo ne ha abbastanza e, in uno scatto di rabbia, manda la donna a quel paese, nel modo più principesco ed elegante possibile, dicendole: “ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo”. Insomma: vai con chi vuoi, a me non interessa. Anche se poi, lo sappiamo, non è proprio così. Il riferimento ai quattro assi dello stesso colore rimarca il fatto che la donna, in questa partita a poker dell’amore, stia palesemente barando: in un mazzo di carte non esistono quattro assi dello stesso colore. Infine però la rabbia lascia spazio alla nostalgia. E allora ecco palesarsi la finta volontà più vecchia e disattesa del mondo: quella di “rimanere buoni amici”.

“Santa voglia di vivere e dolce Venere di rimmel
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
Se per caso avevo ancora quella foto
In cui tu sorridevi e non guardavi

La seconda strofa è quella dei ricordi, delle foto sbiadite, dei “pezzi di conversazione” e dei fraintendimenti. Lei chiede a lui se per caso avesse ancora quella vecchia foto in cui sorrideva distratta e ignara dello scatto. Un’immagine potentissima. Ce la immaginiamo come una polaroid scattata da un innamorato nei momenti più intensi della relazione. Quelli della gioia. Prima che tutto, ineluttabilmente, si disintegri.

“Ed il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona

La pagina 56 del libro Francesco De Gregori, scritto dal suo amico e cantautore Giorgio Lo Cascio, ci spiega che il riferimento è ad un episodio realmente avvenuto. Patrizia – la donna che ha ispirato Rimmel – era appena stata vittima di un tentativo di furto, sventato dallo stesso De Gregori per le strade di Roma, e la donna, ancora scossa, riprese a camminare tenendosi stretta nella sua pelliccia.

“E quando io
Senza capire, ho detto sì
Hai detto: “È tutto quel che hai di me”
È tutto quel che ho di te”

I fraintendimenti sono alla base di quasi tutte le rotture sentimentali. Questo verso riprende quello precedente, quando la donna aveva chiesto se lui avesse ancora quella vecchia foto. L’uomo però non capisce, forse a causa della confusione della città, e risponde distrattamente di si. Priva di qualsiasi forma di pietà lei gli dice che quella foto è tutto quel che gli resterà di lei. E lui, con una dignitosa rassegnatezza, prende atto di questa profonda verità.

Rimmel, tra omaggi e citazioni

Il tema dell’amore finito male ritorna spesso nell’album Rimmel. L’esempio più evidente è forse la straziante quanto enigmatica Pezzi di vetro, tra i capolavori assoluti del Principe. Ritornando al brano Rimmel però, la canzone è stata omaggiata in diverse opere. Su tutte vogliamo citarne due.

Il brano compare nel videoclip di Servi della gleba? di Elio e le Storie Tese. La canzone degli Elii è quanto di più lontano dal pezzo di De Gregori, ma le due opere hanno in comune una relazione difficile (a loro modo). Rimmel compare come sottofondo nella prima scena del video, quando Elio ha appena ricevuto un due di picche (riferimento alle carte assolutamente voluto) da una ragazza al telefono. Il cantante allora si butta sotto le coperte ascoltando Rimmel, come a voler rimarcare lo status del brano come “canzone triste per eccellenza”.

Rimmel è stata anche utilizzata magistralmente nel film Turnè di Gabriele Salvatores (1990). La canzone fa da sottofondo ad un’emblematica scena in cui Dario (Diego Abatantuono), Federico (Fabrizio Bentivoglio) e Vittoria (Laura Morante) si risvegliano contemporaneamente nella stessa stanza di albergo. Nella sequenza il brano colma l’imbarazzante silenzio dei tre protagonisti, che nascondono a loro stessi diversi ingombranti segreti.

Il medesimo film presenta anche un altro importante omaggio alla musica. La scena iniziale è infatti una dichiarazione d’amore a Paint It, Black dei Rolling Stones. Ma magari ve ne parleremo meglio in un futuro episodio di Dentro la Canzone.

Rimmel (180 Gr. Sleeve Label Rimasterizzato 24Bit/192Khz)
  • Rimmel (180 Gr. Sleeve Label Rimasterizzato 24Bit/192Khz)
  • lp_record
  • De Gregori Francesco

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Marco Brunasso

Scrivere è la mia passione, la musica è la mia vita e Liam Gallagher il mio Dio. Per il resto ho 30 anni e sono un musicista, cantante e autore. Qui scrivo principalmente di musica e videogame, ma mi affascina tutto ciò che ha a che fare con la creazione di mondi paralleli. 🌋From Pompei with love.🧡

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