La MotoGP regala sempre un’ondata di adrenalina – anche a chi la guarda da casa. Ma sarebbe impossibile controllare tutta quell’enorme potenza senza tantissima tecnologia: dai sensori sul veicolo fino alle workstation su cui analizzare i dati, per prendere le decisioni vincenti alle qualifiche e in gara. Siamo entrati nel box di Ducati Lenovo Team per farci spiegare come la tecnologia faccia la differenza nelle gare di MotoGP.
Nel box Ducati Lenovo Team: quanta tecnologia c’è in MotoGP?
La collaborazione fra Ducati e Lenovo non si limita alla semplice sponsorship. In MotoGP, avere computer e server potenti per elaborare i dati più velocemente durante le qualifiche può fare la differenza fra una pole position e una partenza in ultima fila. Quando ogni decimo di secondo conta, anche i sensori e le workstation non possono farsi aspettare.
E di sensori e dati da analizzare ce ne sono proprio tantissimi, come abbiamo potuto vedere personalmente visitando il box di Ducati Lenovo Team.
I box della MotoGP sono il regno di piloti e ingegneri. Uno di loro, Gabriele Conti, Direttore dei Sistemi Elettronici di Ducati Corse, ha risposto alle nostre domande per togliere a tutti gli appassionati (sia di motori che di tecnologia) ogni dubbio.
Una gran quantità di sensori
Se chi segue la MotoGP ha solo bisogno di sapere la cilindrata e riconoscere il colore rosso per tifare Ducati, gli ingegneri della squadra italiana devono invece monitorare circa una sessantina di sensori, disposti in ogni componente chiave del veicolo.
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Conti spiega che molti sono nascosti, ma anche solo nella ruota anteriore se ne possono trovare diversi. Quelli dedicati alla temperatura e alla pressione delle gomme, alla pinza del freno e all’escursione della forcella sono solo quelli più “facili” da individuare. Ma ce ne sono altri, come il sensore che segnala alla centralina elettronica che il pilota sta dando gas e quello che valuta la frenata. Oppure i sensori di velocità e l’accelerometro.
E poi i tanti sensori sul motore, che lavorando sempre al limite della potenza, a margini d’errore microscopici. Gli ingegneri devono quindi sapere la temperatura e la pressione di acqua e olio, la temperatura dei gas di scarico, la carburazione.
Tutti questi elementi e dati permettono al team di prendere decisioni durante il weekend di gara.
Non è sempre stato così.
In passato, i piloti dipendevano unicamente dalle proprie sensazioni – che spesso la tensione della gara poteva sfalsare. Ma ora le moto hanno il doppio dei cavalli, sono molto più complesse da guidare. Conti lo riassume bene: “I piloti sono leggendari oggi come ieri, semplicemente sono in un contesto più tecnologico. L’impegno e il coraggio sono esattamente gli stessi”.
Più controlli e decisioni da prendere a 300 all’ora
Le prestazioni si sono alzate moltissimo: quindi dire che “con tutta quella tecnologia la moto si guida da sola” significa sottovalutare il lavoro che i piloti e i loro team fanno ogni weekend.
I controlli e le levette che i piloti come Francesco “Pecco” Bagnaia hanno fra le mani in ogni gara sono tantissimi. Devono prendere molte decisioni – e devono farlo a 300 km/h.
Contando su poche informazioni, anche perché il display del cruscotto non è facilmente consultabile mentre ci si piega per una curva o si sfreccia lungo il rettilineo.
Ecco perché le informazioni presenti su di esso sono poche: tempi, marcia, settaggio e poi errori e problematiche, anche perché dal box, per regolamento, non possono informarlo di nulla.
Davanti a un computer – anche nel Ducati Lenovo Team
Per prendere queste decisioni serve analizzare i dati raccolti nei sensori. E poiché la telemetria (quindi la misurazione “a distanza”) non è permessa in MotoGP, il Ducati Lenovo Team deve collegare la moto a un cavo. Che sebbene funzioni, più o meno, come un cavo Ethernet, ha un attacco brevettato per l’uso sui carri armati.
Il cavo collega la moto a una workstation di Lenovo, che scarica i dati e li mostra in una dashboard che gli ingegneri elettronici possono consultare. Ogni weekend di gara sono circa 100GB i dati trasmessi dalle 8 Ducati Desmosedici GP in pista. Conti ci ha spiegato che negli anni la MotoGP ha voluto ridurre la potenza di calcolo dei processori all’interno della moto. Quindi il Ducati Lenovo Team ha aumentato l’intelligenza “attorno” al veicolo da gara.
Anche da remoto (esatto, c’è lo smart working anche in MotoGP grazie al Ducati Lenovo Remote Garage), il team analizza le prestazioni in gara e la guida del pilota, con migliaia di parametri analizzati dal machine learning. E poi elabora, con il contributo umano degli ingegneri, mappature da gara che cambiano anche in maniera radicale gli assetti elettronici della moto.
Nelle prove con il Ducati Lenovo Team
Prima di iniziare le prove di gara, gli ingegneri caricano le mappe basate sulle gare dell’anno precedente su due moto, che hanno settaggi e mappature differenti. Poi arriva “Pecco” e inizia a guidare entrambe. Una volta tornato al box, il pilota si confronta con l’ingegnere capo, dando le proprie impressioni sulla moto e la pista per confrontarle con i dati raccolti dai sensori. Questo per entrambe le moto.
Durante le qualifiche, però, i tempi si riducono di molto. Bisogna scaricare, analizzare e ricaricare i dati molto velocemente. Per questo la potenza tecnologica diventa essenziale come quella del motore: bisogna correre veloci nei box quanto in pista.
La MotoGP quindi, seppur fatta da pilota coraggiosi e motori tonanti, ha un’anima tecnologica davvero importante che fa la differenza, weekend dopo weekend. E che nulla toglie alla bravura del Ducati Lenovo Team. Anzi, dimostra che per vincere bisogna essere velocissimi e precisi anche davanti al display di un PC.
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