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Airbnb trova l’accordo con il Fisco: pagherà 576 milioni di euro

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Airbnb trova l’accordo con il Fisco italiano e chiude la vicenda relativa alle indagini fiscali condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, sulle locazioni brevi del quinquennio 2017- 2021. Vi avevamo illustrato la vicenda in un articolo.

L’azienda Airbnb Ireland Unlimited Company dovrà pagare 576 milioni di euro. Di cui circa 353 milioni per le ritenute dovute e non versate per cinque anni, 174 milioni a titolo di sanzioni amministrative per le violazioni commesse e 49 milioni di interessi.

Un simile importo è stato calcolato sulla base imponibile su cui Airbnb avrebbe dovuto applicare la ritenuta del 21%, come disposto dall’articolo 4 del Decreto legge n. 50/2017. Il periodo contestato va dal 1° giugno 2017 al 31 dicembre 2021.

Ricostruiamo l’accaduto.

L’inchiesta

L’inchiesta è iniziata nel maggio del 2022, dopo un normale controllo fiscale.

A condurla i PM Giovanni Polizzi, Cristiana Roveda e Giancarla Serafini, coordinati dai procuratori Marcello Viola e dalla aggiunta Tiziana Siciliano. Ed è sfociata in un provvedimento della Procura di Milano, eseguito dalla Guardia di Finanza, che nella giornata di lunedì 6 novembre ha portato al sequestro preventivo di oltre 779 milioni di euro nei confronti di Airbnb.

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Tre le persone indagate: Patrick Dermot Clarke, Hassel Mary Aisling e Francis Killian Pattwell, “che hanno rivestito cariche di amministrazione all’interno della medesima impresa estera, negli anni dal 2017 al 2021”.

Le accuse e il sequestro

Airbnb si è sottratta “alla dichiarazione e al versamento (in qualità di sostituto d’imposta) di ritenute di ammontare pari all’entità del sequestro ottenuto dal gip” di Milano.

Le ritenute sono state calcolate in misura del 21% (la cosiddetta cedolare secca) sui canoni di locazione breve. Per un totale di 3.711.685.297 euro corrisposti nel periodo 2017-2021 dagli ospiti delle strutture ricettive pubblicizzate da Airbnb.

Significa cioè che Airbnb in Italia non ha pagato la cedolare secca sugli importi versati dai clienti dal 2017 al 2021.

La misura cautelare “è fondata sulla contestazione del delitto di omessa dichiarazione fiscale”, commesso dal 30 gennaio 2019 al 30 gennaio 2023. Ed è “motivata sia in funzione della successiva confisca obbligatoria (…) che per il ritenuto pericolo di protrazione ed aggravamento delle conseguenze del reato, anche con riferimento al danno economico che dall’omesso versamento dell’imposta dovuta deriva agli altri operatori del settore”.

Dunque la gip Angela Minerva ha ordinato il sequestro preventivo a fini di confisca di 779.453.000 euro a carico della società di Airbnb Ireland Unlimited Company (il 21% dei 3.711.685.297 euro versati dai clienti del portale nel quinquennio 2017-2021).

Airbnb: accordo con il Fisco

Raggiunto l’accordo tra Airbnb e il Fisco italiano, dopo che i ricorsi presentati dalla piattaforma a seguito del sequestro erano stati respinti.

L’azienda irlandese pagherà dunque 576 milioni di euro. Airbnb ha poi fatto sapere in una nota che non intende recuperare dagli host le ritenute fiscali per il periodo che va dal 2017 al 2021.

Inoltre Airbnb si impegna a fare da sostituto di imposta, come previsto dalla legge di Bilancio 2024. Sempre nella nota, si legge che l’azienda sta lavorando per conformarsi a DAC7, la normativa quadro europea sulla trasmissione dei dati fiscali da parte delle piattaforme digitali. “Queste regole sono pensate per permettere alle autorità nazionali di raccogliere le tasse dovute supportando al contempo un sistema di trasmissione dei dati coerente e standardizzato.”

Le dichiarazioni di Airbnb

Nella nota, Airbnb si esprime sull’accordo raggiunto con l’Agenzia delle Entrate.

“L’Italia è un mercato importante per Airbnb. L’accordo di oggi significa che possiamo concentrarci nella continuazione della nostra collaborazione con le autorità italiane in materia di tasse, regole per le locazioni brevi e turismo sostenibile, a vantaggio degli host e degli ospiti.”

E inoltre: “Airbnb accoglie con favore anche i progressi in materia di regole per gli affitti brevi, compresa la creazione di un sistema di registrazione nazionale in Italia e il quadro europeo di condivisione dei dati. Questi progressi renderanno più semplice per i centri storici come quelli di Venezia e Firenze comprendere chi ospita e quanto a lungo, consentendo di sviluppare politiche pubbliche proporzionate al fenomeno.

L’azienda è determinata a collaborare con le autorità italiane per il successo di queste regole.”

Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API

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