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Amnesty International dice no alla nuova regione cloud di Google in Arabia Saudita

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Amnesty International si è unita ad altre 38 realtà attive per i diritti umani per chiedere a Google di porre fine ai suoi piani che prevedono di avviare una nuova regione cloud in Arabia Saudita. La dichiarazione chiede alla società di dimostrare pubblicamente come mitigherà i rischi di impatti negativi sui diritti umani.

Amnesty International chiede a Google di fermare i suoi piani in Arabia Saudita

La dichiarazione congiunta – firmata, tra gli altri, da Electronic Frontier Foundation e Media Matters for Democracy – chiede a Google di annullare i suoi piani in Arabia Saudita fino a quando la società non chiarirà pubblicamente come preverrà potenziali abusi della sua piattaforma da parte del governo.

“L’Arabia Saudita ha un pessimo passato in materia di diritti umani, inclusa la sorveglianza digitale dei dissidenti. È un paese pericoloso in cui ospitare Google Cloud Platform”, ha affermato Rasha Abdul Rahim, Direttore di Amnesty Tech. “In un paese in cui i dissidenti vengono arrestati, incarcerati per la loro espressione e torturati per il loro lavoro, il piano di Google potrebbe dare alle autorità saudite poteri ancora maggiori per infiltrarsi nelle reti. E, di conseguenza, ottenere l’accesso ai dati sugli attivisti pacifici e su qualsiasi individuo che esprima un’opinione differente.”

Le organizzazioni citano poi diverse violazioni dei diritti umani che, secondo loro, dovrebbero mettere in pausa Google. L’Arabia Saudita ha una storia documentata di tentativi di spiare e violare la privacy dei suoi cittadini, incluso il presunto reclutamento di dipendenti di Twitter per spiare l’azienda dall’interno. Sono state inoltre adottate misure estreme e violente per mettere a tacere il dissenso delle persone. Ad esempio con l’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Khashoggi nel 2018.

La nuova regione cloud di Google

Google nel 2020 ha annunciato di aver stretto un accordo con Saudi Aramco, la Saudi Arabian Oil Company, per creare una nuova regione cloud in Arabia Saudita. E, di conseguenza, per rivendere i suoi servizi cloud aziendali nel territorio. L’annuncio aveva subito suscitato una risposta da parte di gruppi di attivisti come Access Now e Canadian Internet Policy and Public Interest Clinic.

Secondo Access Now, Google ha dichiarato ai gruppi interessati di aver condotto una valutazione indipendente sui diritti umani della sua futura regione cloud e di aver intrapreso misure per affrontare i problemi identificati. Ma l’azienda non ha condiviso quali fossero questi problemi o cosa ha fatto, motivando in parte i gruppi e gli individui che ora chiedono lo stop a Google.

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