Tutti noi ci siamo accorti (provandolo sulla nostra pelle, o meglio sulle nostre tasche) dei gravosi rincari delle utenze domestiche.
Che solo in piccola parte sono controbilanciati dai periodici interventi del governo. I motivi sono ben noti. E se a ciò aggiungiamo il fatto che, un po’ per imperizia un po’ per mancanza di tempo, pochi di noi leggono le fatture (e i contratti) con la dovuta attenzione, di solito ci limitiamo a pagare. E a cercare di risparmiare il più possibile.
Tuttavia, non è affatto detto che tutte le modifiche ai vari contratti avvengano sempre in modo trasparente e secondo i termini di legge. Lo sa bene l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato), che più sbrigativamente chiamiamo Antitrust.
L’AGCM era già intervenuto lo scorso ottobre, aprendo un’istruttoria su 4 società.
Vediamo in che modo, in queste ore, l’Antitrust ha agito contro l’aumento delle bollette, deciso arbitrariamente da sette aziende.
L’Antitrust e l’aumento delle bollette: le sette istruttorie
La notizia è apparsa in una nota pubblicata nella giornata di martedì 13 dicembre sul sito dell’AGCM.
E già parte del titolo chiarisce perfettamente di cosa stiamo parlando: “Avviate sette istruttorie e adottati sette provvedimenti cautelari nei confronti di Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie per presunte modifiche unilaterali illegittime del prezzo di fornitura di energia elettrica e di gas naturale.”
Sono dunque sette società di prima grandezza a essere finite nel mirino dell’Antitrust per un aumento delle bollette causato da modifiche “illegittime” dei costi.
In calce alla nota ci sono i link ai sette provvedimenti. Vediamoli più nel dettaglio.
Coinvolto l’80% del mercato
Le istruttorie dell’Antitrust contro gli aumenti arbitrari delle bollette di luce e gas riguardano sette aziende che, leggiamo sempre nella nota, assieme “rappresentano circa l’80% del mercato”.
A dimostrazione del fatto che, evidentemente, non si tratta di piccoli sotterfugi messi in atto da chi spera di agire non visto per le proprie piccole dimensioni. Ma da una generica ignoranza (o da un deliberato raggiro) delle norme vigenti.
Violato un articolo del Decreto aiuti bis
Come per l’istruttoria resa nota il 19 ottobre, anche in questo caso ci troviamo di fronte a modifiche contrattuali in contrasto con l’articolo 3 del Decreto aiuti bis.
Articolo che “sospende, fino al 30 aprile 2023, l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura sia delle comunicazioni di preavviso, salvo che le modifiche si siano già perfezionate prima dell’entrata in vigore del decreto stesso”.
Ciò significa, né più né meno, che sono sospese le modifiche unilaterali del contratto sino al 30 aprile 2023, tranne quelle già avvenute prima che il decreto sia entrato in vigore (ovvero il 10 agosto scorso).
I provvedimenti, dunque, sono ora sette. A cui va aggiunta l’attività preistruttoria (avviata sempre a ottobre) nei confronti di altre 25 imprese, che dovranno fornire chiarimenti sulle “modifiche unilaterali delle condizioni economiche di fornitura o anche alla rinegoziazione/sostituzione/aggiornamento applicate dopo il 10 agosto 2022”.
Milioni di clienti coinvolti
L’Antitrust fa sapere che gli incongrui aumenti delle bollette coinvolgono milioni di clienti.
“Sulla base dei dati forniti dalle stesse imprese, risulta che i consumatori, i condomini e le microimprese interessati dalle comunicazioni di variazione delle condizioni economiche sono 7.546.963, di cui circa 2.667.127 avrebbero già subito un ingiustificato aumento di prezzo.”
L’Antitrust contesta alle sette aziende di non avere sospeso l’invio delle comunicazioni di proposta di modifica unilaterale delle condizioni economiche. E di avere inviato proposte “di aggiornamento o di rinnovo dei prezzi di fornitura, di carattere peggiorativo, giustificate sulla base della asserita scadenza delle offerte a prezzo fisso”.
Cosa devono fare le sette società
Enel, Eni, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie dovranno anzitutto sospendere l’applicazione delle nuove condizioni contrattuali. E ripristinare quelle che venivano applicate prima del 10 agosto 2022, che resteranno bloccate sino al 30 aprile 2023.
Dovranno inoltre comunicare all’Antitrust le misure che adotteranno al riguardo.
In caso di inadempienza, verrà applicata una sanzione amministrativa pecuniaria che potrà andare da 10.000 a 5.000.000 di euro.
Le aziende segnalate hanno sette giorni per difendersi. A quel punto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato potrà confermare o meno i provvedimenti cautelari.
La nota di Hera
A integrazione della notizia, è giunta in redazione una nota di Hera, una delle sette società coinvolte. Nota che pubblichiamo nella sua interezza: “Il Gruppo Hera ritiene di avere sempre operato in modo conforme alle norme vigenti e nel pieno rispetto degli impegni contrattuali con i propri clienti, proponendo rinnovi delle condizioni economiche solo qualora le stesse fossero in scadenza. In un contesto determinato dall’eccezionale onerosità e volatilità dei prezzi delle commodities sui mercati all’ingrosso, la multiutility ha messo in campo numerose azioni concrete a supporto dei clienti, a partire dalle agevolazioni nei pagamenti, e offerto loro le migliori condizioni contrattuali possibili.
Il Gruppo Hera ritiene di poter dimostrare la correttezza del proprio operato, riservandosi di tutelare le proprie ragioni nelle sedi competenti.”
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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