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Quando tecnologia e arte si incontrano: dalle pitture rupestri agli NFT

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arte e tecnologia

Arte e tecnologia: un rapporto che esiste da sempre. Ma che oggi, grazie alla rapidità con cui evolve il mondo tech, si sta facendo sempre più fitto e ricco di sorprendenti novità.

Scopriamo perché e come il binomio tecnologia-arte ha attraversato la storia.

Arte e tecnologia: un rapporto inevitabile

La stretta parentela tra arte e tecnologia è già scritta nella stessa parola tecnologia. Il cui significato è: utilizzo degli strumenti tecnici per la soluzione di problemi pratici e il raggiungimento di determinati obiettivi.

E se tra gli obiettivi includiamo anche i fini estetici, il gioco è fatto. Da sempre, infatti, gli artisti hanno sfruttato al massimo i materiali e le tecnologie a loro disposizione per esprimere la propria visione del mondo.

L’influenza è stata duplice. Da una parte, come è ovvio, le tecnologie hanno condizionato l’arte. Ispirandola e limitandola. Ma dall’altra è spesso capitato che l’arte abbia rivivificato la tecnologia, reinterpretandola sotto una luce nuova, non più solo funzionale ma anche estetica e ricreativa.

Vediamo alcuni passaggi fondamentali del rapporto tra arte e tecnologia.

In principio furono i graffiti

Ogni opera d’arte, in fondo, si basa sulla tecnologia conosciuta nell’epoca in cui un determinato arista ha operato.

A cominciare nientemeno che dalla preistoria. 30.000 anni fa, nel Paleolitico superiore, i nostri antenati lavoravano la pietra e utilizzavano i pigmenti naturali, sia per decorare le pareti delle caverne che per scolpire statuette femminili che simboleggiavano la fecondità.

È del Neolitico, tra i 10.000 e i 3.500 anni avanti Cristo, che si può datare la prima firma d’autore: si tratta di alcuni pugnali di selce e ossidiana trovati a Çatal Hüyük, in Turchia, su cui sono stati impressi dei sigilli.

Brunelleschi e Leonardo

La tecnologia e l’arte hanno attraversato insieme l’età preistorica e il Medioevo. L’uomo ha perfezionato le sue tecniche in ogni ambito artistico: basti pensare alla straordinaria evoluzione del libro, che proprio nel Medioevo ha iniziato ad avere ampia diffusione grazie alle Università e ai monasteri.

Ma la modernità si apre simbolicamente con due grandi artisti poliedrici. Il primo, Brunelleschi, inventa la prospettiva all’inizio del Quattrocento, e con la sua opera incarna per primo la figura dell’artista-scienziato. Architetto, ingegnere, matematico, scultore, scenografo e orafo, è stato assunto come emblema del passaggio dal Medioevo al Rinascimento.

Nel secondo Quattrocento è stata la volta di Leonardo da Vinci. Forse nessun’altra figura nella storia incarna altrettanto bene il tipo umano dell’artista e scienziato completo. Leonardo è stato pittore, scultore, ingegnere, filosofo, matematico, scienziato, musicista, botanico, anatomista. E naturalmente inventore.

Tra i suoi numerosissimi progetti, per fare solo qualche esempio, ne troviamo alcuni che hanno anticipato l’automobile, la bicicletta, il deltaplano e il salvagente. Questo è un caso in cui un genio artistico visionario ha addirittura anticipato la tecnologia.

Arte e tecnologia nella modernità

Ogni invenzione ha attratto a sé gli artisti. E più ci avviciniamo all’oggi, più le scoperte tecnologiche sono state clamorose e diffuse. Se ad esempio pensiamo alla fotografia, che di per sé è già un ibrido (è tecnologia ma anche arte), vediamo che i pittori, a partire dagli impressionisti, grazie alla scoperta della tecnica fotografica hanno modificato la maniera di guardare alla realtà, e di riprodurla.

Con fotografia e cinema, ha scritto Benjamin, l’opera d’arte entra nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Da una parte, la tecnologia irrompe con prepotenza nelle opere artistiche (come nel futurismo, così attento ai nuovi concetti di dinamismo e rapidità). Dall’altra, modifica la funzione sociale dell’arte. E dell’artista, chiamato a confrontarsi con una platea sempre più ampia.

Il Novecento inizia con una netta frattura tra correnti artistiche e singoli esponenti che esaltano senza riserve le nuove tecnologie e altri (come Charles Baudelaire) che vi si oppongono strenuamente.

Arte e tecnologia nel corso del Novecento

Dopo di che, la tecnologia prende il sopravvento nel secolo appena trascorso, ed è ormai anacronistica la posizione di chi vi si oppone. Al massimo, da Andy Wharol a Piero Manzoni, si può giocare con affettuosa ironia sull’esplosione della modernità e sugli oggetti di consumo di massa.

Le avanguardie artistiche che sfruttano scoperte sempre più entusiasmanti sono troppe per essere elencate anche sommariamente. Per scegliere un solo ambito, quello musicale, sono da ricordare le sperimentazioni fatte da personaggi del calibro di Luciano Berio, pioniere della musica elettronica.

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Arte e tecnologia oggi

Nata negli anni Settanta del Novecento, l’arte digitale (o computer art) oggi appare già superata.

Adesso ci ritroviamo a fare i conti con intelligenze artificiali che scrivono poesie, interi album musicali con canzoni apocrife (cioè composte grazie a programmi che riproducono sonorità di gruppi del passato).

L’esempio più altisonante del rapporto tra tecnologia è arte è forse dato dagli NFT, i Non Fungible Token, criptovalute non interscambiabili che danno vita alla cosiddetta criptoarte.

Tutto è nato nel 2017 col sito CryptoKitties, che ha messo in vendita gattini virtuali.

E se qualcuno si chiedesse se è mai arte questa, sappia che la domanda è stata fatta ai tempi del boom dei Beatles, e prima ancora davanti ai quadri di Lucio Fontana, giù giù sino al Rinascimento, e prima ancora nel Medioevo, nella Roma antica e probabilmente di fronte alle prime pitture rupestri: sempre.

Perché l’arte e la tecnologia modificano la storia umana, e i cambiamenti fanno sempre una certa paura.

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