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L’arte creata da un’intelligenza artificiale non è coperta da copyright

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L’US Copyright Office ha respinto una richiesta di registrazione del diritto d’autore per un’opera d’arte realizzata da un’intelligenza artificiale (AI). La commissione americana ha deciso che la “paternità/maternità umana” è un requisito fondamentale perché il copyright tuteli un’opera. E l’arte creata da un computer non soddisfa questo principio, secondo la commissione. Che risponde a una domanda di diritto, che però sottintende un quesito ancora più grande: l’intelligenza artificiale può davvero creare arte?

L’arte creata da un’intelligenza artificiale non può essere protetta dal copyright

La sentenza dell’Ufficio per il Diritto d’Autore degli Stati Uniti arriva per decidere una disputa nata nel 2019. Steven Thaler aveva presentato un quadro realizzato tramite un algoritmo di intelligenza artificiale chiamato Creativity Machine. La commissione di tre persone ha dovuto discutere se il copyright si applicasse a un prodotto interamente creato da un computer. Che è un modo giuridico per chiedere: quella creata dall’AI può essere arte?

L’opera in questione si chiama “A Recent Entrance to Paradise”, parte di una serie di opere realizzate dall’algoritmo che vuole similare una esperienza di quasi-morte“. Insomma, quello che succede quando si chiede a un computer di essere ispirato dall’aver sperimentato il rischio di morire, una delle esperienze più umane e artistiche che possiamo immaginare. Il risultato è questo.

Fra le caratteristiche che rendono interessanti questa serie di quadri, c’è proprio il fatto che l’AI dipinge digitalmente con pochissima influenza da parte umana. Un elemento di ricerca interessante per l’AI ma che impedisce l’assegnazione del copyright secondo la commissione.

Quella creata dall’intelligenza artificiale è davvero arte (e protetta dal copyright)?

Kipling nel suo “The Conundrum of the Workshops” racconta della prima leggendaria opera grafica umana, quando Adamo dipinse con un bastoncino nel fango il volto di Eva. E il Diavolo sussurrò nel suo orecchio: “è splendido, ma è davvero arte?”. L’autore inglese trovava interessante l’ossessione che abbiamo nel definire ciò che è artistico e ciò che non lo è. Ma mai si sarebbe sognato di discutere sui meriti artistici di un computer.

Secondo la commissione dell’US Copyright Office, il “collegamento fra la mente umana e l’espressione creativa” è vitale per il conferimento del diritto d’autore. Inoltre, fa notare che sebbene non ci siamo nella legge espressi riferimenti alla creazione artistica delle macchine, le corti americane hanno più volte stralciato proclami che un’opera d’arte fosse prodotta da animali o dall’intervento divino.

Dream Starry Night, opera di Magenta, AI di Google

Per esempio nel 1997 una decisione di un giudice aveva asserito che un libro di supposta ispirazione divina poteva essere coperto dal copyright solo se si dichiarava l’intervento umano nella sua ideazione. Più di recente, una corte aveva spiegato che una scimmia non poteva denunciare per violazione del diritto d’autore, nonostante il suo selfie sia stato copiato più volte.

Il coinvolgimento umano è essenziale

Quello che l’Ufficio Copyright degli Stati Uniti sembra sottolineare quindi è che il coinvolgimento umano nell’ideazione di un prodotto artistico resta essenziale. Ma questo non significa che ogni tipo di arte creata usando i computer non possa essere protetta dal copyright.

Thaler ha sottolineato che l’opera presentata non ha avuto input umani e la sua crociata non ha avuto successo (così come il suo tentativo di far sì che i robot potessero presentare brevetti). Insomma, la sua battaglia è per riconoscere uno status legale alle intelligenze artificiali e le corti americane hanno respinto i suoi tentativi di farlo.

Ma l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più uno strumento nel repertorio degli artisti. Se un pittore usasse un braccio meccanico per realizzare la propria visione artistica, il risultato potrebbe essere diverso. Il diritto d’autore andrebbe alla persona, ma l’intervento della macchina sarebbe comunque evidente. Lo stesso vale per una scultura stampata in 3D o una musica eseguita con algoritmi specifici, ma che parte da un’intuizione umana.

L’artista Sougwen Chung usa l’AI come strumento creativo (Credit: Washington Post)

La domanda sulle potenzialità artistiche dell’intelligenza artificiale non ha una soluzione facile e siamo certi che filosofi e pensatori di tutto il mondo si esprimeranno sull’argomento in futuro. Ma nel frattempo, una cosa è certa: il diritto d’autore spetta solo quando l’autore è umano.

Tuttavia, se guardare un’opera vi suscita emozione, cambia qualcosa se ad averla creata ci ha pensato un computer?

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