Nel 2019 l’amministrazione Trump aveva proclamato un clamoroso ban contro l’azienda cinese Huawei. E oggi, con l’amministrazione Biden, la storia potrebbe ripetersi. Cinque anni dopo, a finire nel mirino degli Stati Uniti sono i software cinesi per auto che potrebbero subire lo stesso destino. Ma quali sono le vere motivazioni dietro questa mossa? Quali le conseguenze? E cosa ci dice questo ban sull’evoluzione delle tensioni tra Stati Uniti e Cina?
La proposta di legge: sicurezza o guerra commerciale?
Tutto inizia a febbraio 2024, quando il governo statunitense avvia un’indagine per valutare i potenziali rischi per la sicurezza nazionale rappresentati da software e hardware provenienti da Cina e Russia installati sui veicoli venduti negli Stati Uniti. In un primo rapporto preliminare, i rischi sarebbero concreti e molto preoccupanti.
A far tremare la Casa Bianca è la possibilità che un attore straniero possa “hackerare” a distanza i veicoli, facendoli spegnere o addirittura, in uno scenario da film d’azione alla Fast & Furious, prenderne il controllo. Secondo l’indagine USA, si tratterebbe di una minaccia seria.
La proposta di legge sul ban di questi software mira quindi a vietare l’uso di tecnologie di Paesi considerati avversari, come Cina e Russia, nei veicoli connessi prodotti o venduti su suolo americano. Secondo la normativa ipotizzata, il ban sarà progressivo: il divieto entrerà in vigore dal 2027 per i software e dal 2030 per gli hardware. Il ban, si precisa, si applicherà solo ai nuovi veicoli e non anche a quelli già in circolazione.
Ma la sicurezza nazionale è tutto ciò che si nasconde dietro la proposta di legge? Molti critici, sia in Cina che negli Stati Uniti, hanno suggerito che questa mossa sia parte di una più ampia strategia protezionistica. La Cina, infatti, ha già accusato gli Stati Uniti di ampliare in maniera ingiustificata il concetto di “sicurezza nazionale” per colpire ingiustamente le aziende cinesi. Un’azione che, secondo Pechino, rappresenta una discriminazione contro i prodotti cinesi e una violazione dei principi di mercato globale.
Veicoli connessi e la nuova frontiera del controllo
Per comprendere fino in fondo le implicazioni della proposta di ban dei software cinesi, è importante capire cosa si intende per “veicoli connessi”. Il termine sta a indicare molto più delle auto dotate semplicemente di GPS o Bluetooth, ma racchiude un’ampia gamma di veicoli che usano connessioni di rete per gestire varie funzionalità. Queste includono i sistemi avanzati di assistenza alla guida, telecamere, radar e sistemi di comunicazione che sfruttano reti WiFi e 5G.
Di base, infatti, le automobili moderne si possono quasi considerare dei computer su ruote. Le nuove tecnologie permettono sì di garantire una maggiore sicurezza ai conducenti, ma a questo si aggiunge la raccolta e la trasmissione di una quantità imponente di dati. Dati che vanno dalle informazioni geografiche ai dettagli personali degli utenti che collegano i propri profili.
È qui che si celano le presunte preoccupazioni degli Stati Uniti per la sicurezza nazionale: l’America teme che, attraverso queste tecnologie, Paesi come la Cina possano ottenere dati sensibili sui cittadini americani, e sfruttarli di conseguenza. I dati potrebbero infatti essere usati a fini commerciali o, nella peggiore delle ipotesi, per attività di spionaggio e sabotaggio.
A rappresentare un rischio sarebbero anche le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici, che spesso sono dotate di software per il controllo da remoto. Anche le infrastrutture quindi, se gestite con tecnologie ad esempio cinesi o russe, potrebbero essere usate per gli stessi fini.
Le conseguenze del ban per il settore automotive
Come si tradurrebbe, in concreto, il ban su software e hardware cinesi negli Stati Uniti? La legge proposta potrebbe anche avere ripercussioni significative sull’industria automobilistica americana – e potenzialmente non solo. Attualmente, infatti, l’uso di software e hardware cinesi nei veicoli americani è limitato, ma un vero e proprio ban potrebbe costringere non poche aziende a rivedere completamente le proprie catene di approvvigionamento.
Il nuovo regolamento, in pratica obbligherà le case automobilistiche a cercare nuovi fornitori: molto più semplice a dirsi che a farsi. Le catene di fornitura del settore automobilistico, infatti, sono tra le più complesse al mondo. Sostituire un fornitore, quindi, richiede tempo e risorse considerevoli.
Secondo John Bozzella, presidente dell’Alliance for Automotive Innovation, i tempi stabiliti dal ban potrebbero risultare troppo brevi per alcune aziende, mettendo a rischio la loro capacità di adattarsi e continuare a competere nel mercato.
Da non sottovalutare, poi, il costo che questo cambiamento implicherebbe anche per i consumatori. La Casa Bianca ha infatti annunciato che pubblicherà un’analisi economica degli impatti del ban sulle case automobilistiche e sui consumatori ma molti temono già che il costo di produzione di veicoli “sicuri” aumenti significativamente, con conseguenze dirette sui prezzi finali.
Cina e Stati Uniti: lo scontro va ben oltre le automobili
Secondo molti esperti, dietro la mossa degli Stati Uniti si cela una battaglia molto più ampia tra le due maggiori economie mondiali. Da anni, come è noto, la tensione tra i due Paesi si gioca su più fronti, di cui quello dell’automotive è solo una piccola parte. Si va infatti dalla tecnologia dei semiconduttori all’intelligenza artificiale, passando per dazi commerciali e la guerra per il controllo delle risorse energetiche del futuro.
Tornerà alla mente, giusto per fare un esempio, il ban su Huawei imposto dall’amministrazione Trump nel 2019. All’epoca, quello che è uno dei principali colossi tecnologici cinesi, era stato accusato di spionaggio attraverso i suoi dispositivi collegati alle reti 5G.
La Cina, tuttavia, non rimane certo a guardare. A sua volta Pechino ha espresso preoccupazioni per l’accesso dei veicoli Tesla nel proprio territorio, in quanto teme che i dati raccolti dalle auto americane possano essere a loro volta utilizzati a scopi di spionaggio. Non è un caso, quindi, che alcune autorità cinesi abbiano impedito ai veicoli Tesla di entrare in aree sensibili nonostante le rassicurazioni dell’azienda che i dati raccolti vengano gestiti esclusivamente entro i confini cinesi.
L’industria automobilistica, un tempo simbolo di progresso e modernità, è ora diventata uno dei principali teatri di scontro tra queste due potenze. E con l’avvento delle auto elettriche e autonome, la posta in gioco è destinata a crescere.
Il futuro dei “veicoli connessi”
Oltre a sollevare comprensibili preoccupazioni, l’annuncio del ban di software e hardware cinesi anche sollevato la questione, ormai sempre più impellente, del futuro delle auto connesse. Se da un lato, infatti, le tecnologie cinesi rappresenterebbero una minaccia per la sicurezza nazionale, dall’altro vietarne l’uso potrebbe rallentare l’innovazione di un settore lanciato rapidamente verso la digitalizzazione e l’automazione.
Le auto connesse sono ormai parte fondamentale del futuro dell’industria automobilistica. Lo dimostrano la tendenza a integrare i sistemi di intelligenza artificiale, la guida autonoma e le tecnologie di comunicazione avanzate. Tutto questo promette di rivoluzionare il modo di guidare e di vivere la mobilità. Ma come si concilia questa spinta all’innovazione con le crescenti preoccupazioni – non solo degli Stati Uniti – sulla sicurezza nazionale?
Gli Stati Uniti, da sempre pionieri in campo tecnologico, si trovano ora di fronte a un dilemma. Da un lato, c’è la necessità di proteggere i propri cittadini da potenziali minacce. Dall’altro, c’è il rischio di isolarsi e rallentare lo sviluppo tecnologico, in un momento in cui altre potenze globali, come la Cina, stanno investendo pesantemente nel settore.
Il futuro delle auto connesse, e dell’intera industria automobilistica, sarà quindi plasmato non solo dall’innovazione tecnologica, ma anche dalle dinamiche geopolitiche. Il ban proposto dagli Stati Uniti potrebbe rappresentare solo il primo di una serie di misure volte a ridefinire il panorama globale della tecnologia e della mobilità.
Mentre la tensione tra le due superpotenze cresce, le conseguenze di questo scontro potrebbero influenzare non solo l’industria automobilistica, ma anche il futuro dell’innovazione tecnologica globale. Le auto connesse rappresentano una delle frontiere più avanzate della nostra epoca, ma il loro destino sembra ora strettamente legato alle scelte politiche e alle dinamiche di potere tra Stati Uniti e Cina.
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