Pensate che cosa curiosa farsi preparare e versare un cocktail da un barista brillo.
No, non nel senso di un barman un po’ alticcio per l’abuso di alcol. In quel caso, più che una cosa curiosa sarebbe una disgrazia, visto ciò che potrebbe combinare.
Intendiamo Brillo, con l’iniziale maiuscola: così infatti è stato chiamato il barista robot inventato in Italia.
E, diciamolo subito, il suo nome non deriva (o almeno non solo) da un’ironia forse non delle più riuscite. Ma da un acronimo: Brillo sta infatti per “Bartending Robot for Interactive Long Lasting Operations”, suppergiù traducibile con “Robot da barista per operazioni interattive di lunga durata”.
Scopriamo qualcosa in più su Brillo, il barista robot italiano capace di intrattenersi con gli avventori e di preparare cocktail.
Brillo, il barista robot con doti di intrattenitore
Non sappiamo, cari lettori di Tech Princess, quale sia il vostro rapporto con i bar. Ci sono gli affezionati della colazione, quelli che – per piacere o per obblighi lavorativi – non rinunciano a un pranzo veloce nei locali pubblici. E quelli che, più o meno inclini all’assunzione di bevande alcoliche, trascorrono ore serali (o notturne) appollaiati magari su uno sgabello del bancone, a raccontare o farsi raccontare aneddoti più o meno mitici sulla propria e sulle altrui vite.
In ciascuno di questi contesti, il barista deve essere dotato di almeno due caratteristiche fondamentali. Ovviamente, quella di saper fare bene il proprio mestiere dal versante tecnico: conoscere i vini, i cocktail, saper preparare un impeccabile cappuccino e allestire i giusti stuzzichini.
Ma poi, diciamo, deve possedere anche doti nemmeno troppo nascoste di psicologo. Dovrà essere spiritoso e rapido durante le colazioni e i pranzi, e trasformarsi in un eccellente ascoltatore (e anche in un abile narratore) a mano a mano che ci si sposta verso la sera.
Ebbene, pare che Brillo – il barista robot – possieda entrambe queste attitudini.
Un progetto dell’Università Federico II di Napoli
Il barista robot Brillo è il felice esito di una collaborazione tra l’Università degli Studi di Napoli Federico II, un team di ricercatori del laboratorio PRISCA (projects of Intelligent Robotics and Advanced Cognitive Systems) e l’azienda italiana specializzata in macchine per catene di assemblaggio alimentare Totaro Automazioni.
Dicevamo della doppia competenza di Brillo. Il barista robot, anzitutto, sa fare bene il proprio mestiere: è infatti in grado di preparare con perizia una lunga serie di cocktail.
Ma un barista non è tale, dicevamo, se non sa anche intrattenere la clientela. Di più: un barista non è tale se non sa distinguere i vari tipi di avventori, e tarare la conversazione su ciascuno di essi.
Nessun problema: Brillo è un abile conversatore, e sa addirittura riconoscere un cliente. Questo consente al barista robot di preparare a ciascuno la bevanda preferita, ma anche di accennare agli argomenti che sono più cari all’utente di turno.
Come funziona Brillo
Brillo, il barista robot made in Italy, è dunque ben di più di un mero distributore di bevande.
Brillo sa riconoscere ogni cliente e diversificare così il servizio.
Lo spiega Silvia Rossi, capofila del progetto: “La grande novità rappresentata da Brillo è nell’utilizzo di un algoritmo di apprendimento automatico grazie al quale può capire di cosa mi piace parlare.”
Tra l’altro, il robot riesce a raggiungere elevati gradi di raffinatezza. È, ad esempio, in grado di captare i diversi segnali della mimica facciale. Continua Rossi: “Grazie all’algoritmo non solo Brillo apprende le preferenze e i gusti di ogni persona, ma capisce anche come interagire e mettere a proprio agio ogni cliente”.
Gli algoritmi di apprendimento automatico consentono a Brillo di rispondere a tono al cliente e addirittura, se necessario, lasciarsi andare a battute di spirito.
Questi algoritmi sono stati messi a punto in circa due anni. E permettono a Brillo di iniziare una conversazione da argomenti generici, per poi addentrarsi anche in discorsi di sport e di politica.
L’obiettivo del progetto
Sempre Silvia Rossi ha spiegato che l’obiettivo dell’Università di Napoli, di PRISCA Labs e di Totaro non è quello di creare una macchina per la preparazione delle bevande, ma semmai di “imitare gli importanti aspetti sociali del lavoro di un barista”.
Ma il fine ultimo quale sarà? Quello di sostituire la figura del barista umano con quella del barista robot?
Gli sviluppatori del progetto hanno già indicato un primo e non banale ostacolo: “Lo sviluppo di BRILLO ci pone di fronte a problemi molto impegnativi anche nel campo della privacy e dell’etica: dovremo trovare una soluzione.”
Ma le cosiddette mosche da bar, i più tenaci frequentatori di locali, hanno altri dubbi: i baristi robot sapranno mai capire le esigenze dei migliori clienti? Sapranno raccontare le giuste barzellette quando serve, dare la risposta giusta dopo uno sfogo, e offrire un drink al momento opportuno?
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API
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