Captain Tsubasa: Rise of New Champions recensione
Captain Tsubasa: Rise of New Champions è il nuovo gioco dedicato ad Holly e Benji.
Se avete più o meno la mia età – circa 30 anni (meglio non entrare nello specifico) – vi suonerà tutto molto strano. Chi è Tsubasa? Non era Oliver Hutton il capitano? E Benji c’è?
Perdonatemi ma devo distruggere parte della vostra infanzia: Holly e Benji non esistono. O meglio, non esistono Oliver Hutton e Benjamin Price. Questi infatti sono i nomi con cui sono stati battezzati quando l’anime è sbarcato per la prima volta in Italia ma in realtà i protagonisti di questo classico degli anni ’90 non si chiamano così. Oliver Hutton in realtà è Ōzora Tsubasa (da qui Captain Tsubasa), Benjamin Price si chiama Wakabayashi Genzō, Tom Backer diventa Misaki Tarō e il ruvido Mark Lenders in realtà è Hyūga Kojirō. Questi ovviamente sono solo alcuni esempi ma vi fanno ben capire quanto poco attinenti alla realtà fossero i nomi originali e quanto invece il gioco risulti fedeli all’anime.
Messo da parte il trauma iniziale è ora di passare alla recensione di Captain Tsubasa: Rise of New Champions.
Un ritorno agli anni ’90
Il comparto narrativo è indubbiamente il punto forte di questo titolo. Captain Tsubasa: Rise of New Champions presenta ben due campagne single-player diverse, che possiamo trovare sotto la voce Il Viaggio, nome che ricorda abbastanza chiaramente quanto proposto da FIFA con il buon Alex Hunter.
Il Viaggio proposto da Tamsoft e Bandai Namco prevede un episodio dedicato al buon Tsubasa e uno invece che ci permetterà di creare un nuovo promettente calciatore giapponese.
Ma andiamo con ordine.
Il torneo delle scuole medie è però un pretesto per insegnarci le basi del gameplay e per farci rivivere una serie di momenti grazie ai filmati presi direttamente dal remake dell’anime del 2018. L’effetto nostalgia è garantito.
Se invece avete voglia di qualcosa di nuovo c’è l’Episodio New Hero che vi permetterà di diventare veri protagonisti della campagna. Potrete così creare un giocatore, inserirlo in una scuola media a vostro piacimento e poi guidarlo verso il successo, fino a vestire la maglia della nazionale. Di base quindi seguiremo un percorso analogo a quanto offerto da altri titoli calcistici seppur con una componente ruolistica abbastanza importante: i dialoghi saranno a scelta multipla, i rapporti con gli altri giocatori dipenderanno dalle vostre decisioni e i Punti Giocatore definiranno la vostra abilità sul campo.
A conti fatti quindi possiamo considerare l’Episodio Tsubasa una sorta di tutorial che ci prepara ad un’esperienza di gioco più libera e completa, quella dell’Episodio New Hero.
Il gameplay è un vero disastro
DI base abbiamo tutto ciò che serve: i passaggi corti, quelli filtranti, i tiri e i cross, ma anche le strategie con cui controllare la vostra squadra e i dribbling per evitare gli avversari. Peccato però che ogni mossa risulti davvero legnosa e frustrante, con i giocatori che non sempre rispondono bene ai vostri comandi. Questo però è solo l’inizio. Captain Tsubasa: Rise of New Champions è pieno di meccaniche frustranti e poco stimolanti.
Iniziamo con l’elemento principe del calcio: i gol. Come saprete, una partita si vince riuscendo a buttare in rete la palla più volte degli avversari. Peccato che qui la bravura non serva. Per riuscire a segnare dovrete in primis affidarvi ai campioni in vostro possesso, a partire dal caro Tsubasa, e, in secondo luogo, sfinire il portiere. Ogni giocatore infatti ha una barra dedicata alla stamina: continuando a tirare in porta esaurirete quella dell’estremo difensore che, a quel punto, non riuscirà più a parare nulla. Questo significa che non dovrete inventarvi strani tiri o strategie complesse ma solo tirare ogni volta che ne avrete l’occasione.
Anche gli scontri con gli avversari sono poco interessanti. Tralasciando il fatto che ogni 1 vs 1 finisce con un giocatore a terra (e nessun cartellino), basterà pochissimo per recuperare la palla mentre tenersela sarà una questione di fortuna. Usando la vostra stamina e il tasto dedicato potrete effettuare un paio di dribbling più o meno spettacolari dopodiché finirete le energie e vi ruberanno palla. È quasi inevitabile.
A nulla poi servono le tattiche difensive e offensive, controllate tramite la croce direzionale e praticamente inutili sul campo visto che non ci sono veri e propri cambiamenti nell’assetto della squadra.
Infine abbiamo le cut scenes che non servono solo da raccordo per il comparto narrativo ma compaiono a tradimento anche durante gli incontri, andando così ad interrompere l’azione di gioco e ad aumentare il senso di frustrazione.
Captain Tsubasa: Rise of New Champions recensione: e il multiplayer?
Il Viaggio non è l’unica modalità disponibile. A disposizione ci sono anche il multiplayer online, quello locale e le sfide. Quest’ultime vi richiedono di centrare una serie di obiettivi per sbloccare filmati, musiche ed una moneta da usare per acquistare cosmetici come t-shirt, scarpe e acconciature.
La modalità online invece prevede partite amichevoli oppure la partecipazione alle Leghe. Nell’ultimo caso avrete bisogno di una squadra completamente personalizzata, con tanto di logo e uniformi.
Il comparto tecnico
Meno attenzione è stata invece riservata a tutto il resto: i modelli dei giocatori, il campo e gli stadi risultano davvero poco curati e ben lontani da quanto offerto da questa generazione di console.
Decisamente meglio invece l’audio con una colonna sonora davvero ben fatta e brani che potranno entrare e rimanere nella vostra testa.
Captain Tsubasa: Rise of New Champions recensione: conclusione
Captain Tsubasa: Rise of New Champions poteva essere una bella novità nel panorama calcistico, un arcade divertente e nostalgico, ma i grossi problemi di gameplay l’hanno trasformato in un’esperienza quasi sconfortante. Certo, se siete super appassionati e sentite davvero la mancanza di Holly e Benji potrebbe comunque rivelarsi un bel tuffo nel passato, ma niente di più.