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Cultura

C’era una volta Goldrake: tutto quello che dovete sapere sul robot più amato in Italia

La nostra intervista a Massimo Nicora, autore di "C’era una volta Goldrake - La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la TV e il mercato del giocattolo in Italia"

In occasione dell’uscita in una nuova edizione sontuosa di “C’era una volta Goldrake – La vera storia del robot giapponese che ha rivoluzionato la TV e il mercato del giocattolo in Italia“, abbiamo chiesto a Massimo Nicora, autore del libro di concederci un’intervista.

Massimo è laureato in Filosofia Teoretica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e si occupa di comunicazione e relazioni con la stampa per conto di importanti aziende nazionali e internazionale nei settori dei videogiochi e del cinema di animazione.

Il libro contiene illustrazioni di copertina firmate da Riccardo Pieruccini e Daniele Rudoni, ed è il frutto di 14 anni di lavoro e ricerche e si propone come la più ricca e dettagliata analisi del fenomeno Goldrake mai realizzata introducendo una quantità tale di nuovi materiali da diventare l’edizione definitiva per ogni appassionato e studioso del robot giapponese.

Ma andiamo a scoprire cosa ci ha raccontato l’autore durante l’intervista su C’era una volta Goldrake.

C’era una volta Goldrake: l’intervista a Massimo Nicora

Ormai si può dire che i tuoi libri siano un’istituzione per quanto riguarda l’animazione giapponese, specie quando si parla del filone mecha. Come nasce il tuo interesse verso il genere e come ti è venuta l’idea di scriverci un libro? Ci puoi fare qualche anticipazione?

Il mio interesse nasce il 4 aprile del 1978, il giorno in cui sull’allora Rete 2 viene trasmessa la prima puntata di Atlas UFO Robot (Goldrake). Io avevo 5 anni e per me è stato un colpo di fulmine. Questa passione per l’animazione robotica giapponese è poi rimasta sotto traccia per tutti gli anni della scuola per riemergere con prepotenza dopo l’università. La mia “madeleine”, per citare “alla ricerca del tempo perduto” di Proust, si chiama Mazinga Nostalgia. Il libro di Marco Pellitteri (che avrei conosciuto diversi anni dopo), scovato quasi per caso nello scaffale aperto della Biblioteca Civica di Varese nell’autunno del 2004, ha risvegliato in me una passione che giaceva sopita da anni. È in quel momento che il mio libro su Goldrake ha iniziato a prendere forma, seppure in maniera inconsapevole. Il libro di Pellitteri ha letteralmente suscitato in me quella “mazinganostalgia” che non dà solo il titolo all’opera, ma è uno stato d’animo che mi ha spinto a intraprendere un cammino a ritroso alla riscoperta del mio tempo perduto.

È così che ho iniziato a collezionare libri che parlassero di questa mia passione ritrovata, per poi passare grazie a internet e soprattutto a eBay a collezionare tutte quelle riviste come Mangazine, Kappa Magazine, Man•Ga! che negli anni Novanta, in un’era in cui non esisteva ancora la Rete, soddisfacevano la sete di conoscenza di noi appassionati di manga e anime. Ogni pagina mi apriva un mondo, spingendomi continuamente ad approfondire, a cercare qualcosa di nuovo, ad allargare la mia indagine vivendo quell’emozione che solo la scoperta, o meglio la riscoperta, è in grado di regalare. Dai libri e dalle riviste, negli anni successivi sono poi passato ai siti web dove ho incontrato tante persone che condividono con me questa passione.

c'era una volta goldrake intervista massimo nicora

Più scoprivo, più approfondivo e più la fame cresceva anziché diminuire. Gli anni passavano e attraverso le fiere di settore come Cartoomics e Lucca Comics & Games ho iniziato a recuperare le prime riviste d’epoca, da La Domenica del Corriere a TV Sorrisi e Canzoni. Il passo successivo è stato quello di provare ad andare più a fondo rileggendo annate intere di quotidiani grazie alle emeroteche e alle sale microfilm della Biblioteca Civica di Varese, della Sormani e della Mediateca di Santa Teresa di Milano che custodisce anche l’archivio delle Teche RAI.

Ho così iniziato a costruire un immenso archivio di informazioni che poi si è trasformato in libro con l’aggiunta di una unga serie di interviste che sono riuscito a finalizzare con tutti i protagonisti che in qualche modo hanno lavorato al successo di Goldrake (dirigenti e funzionari RAI, compositori delle sigle, responsabili o dipendenti delle aziende di giocattoli attive tra la fine degli ani Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, ecc.).

Sempre parlando di Mecha, si tratta di un genere dell’animazione che negli ultimi anni è stato oggetto di alti e bassi. Secondo te quali sono i prodotti più validi degli ultimi dieci anni?

Essendo molto legato per “forma mentis” e gusti all’animazione vintage faccio sempre molta fatica ad approcciarmi alle nuove produzioni perché non riesco a ritrovare in esse quella magia che caratterizzava le serie che ho amato nella mia infanzia. Anche film come Mazinga Z Infinity del 2017, che fa parte del mio universo narrativo di riferimento non mi ha particolarmente esaltato. Credo si tratti probabilmente anche di una questione anagrafica dal momento che le produzioni recenti sono per la maggior parte destinate a un pubblico più giovane che ha sicuramente gusti diversi dai miei.

Legandomi alla domanda precedente, come si è evoluto il genere Mecha e quali sono i possibili sviluppi futuri?

Inevitabilmente il genere è cambiato moltissimo. Dopo una vera e propria “saturazione” che ha caratterizzato gli anni Settanta e Ottanta con il mercato suddiviso trai i robot tradizionali come i Mazinga e Goldrake e i cosiddetti “real robot” come Gundam, c’è stato un processo di maturazione che negli anni Novanta ha registrato una vera e propria svolta con Neon Genesis Evangelion. La prima serie del capolavoro di Hideaki Anno ha per me rappresentato un secondo colpo di fulmine soprattutto viste le implicazioni di natura psicologica, filosofica e religiosa davvero inusuali per una serie robotica. Dopo di essa il genere mecha ha attraversato direi una nuova fase positiva caratterizzata da prodotti come Full Metal Panic, Code Geass e Gurren Lagann. Il fututo lo vedo onestamente piuttosto incerto perché non mi pare che questo genere sia attualmente in cima alla classifica delle preferenze degli spettatori.

Invece passando ai videogiochi, altro campo dove operi professionalmente, come vedi il genere mecha oggi? Hai saputo del videogioco su Goldrake di Microids?

Lavorando nel settore dei videogiochi da ormai oltre 20 anni devo dire che i videogiochi a sfondo mecha (mi vengono in mente soprattutto quelli ispirati a Gundam) non hanno brillato in maniera particolare anche perché sono rimasti relegati soprattutto al mercato giapponese. Guardo con molto favore invece al nuovo videogioco su Goldrake di Microids vuoi perché nasce da un publisher francese (e la Francia con l’Italia è la nazione in cui Goldrake ha goduto – e gode ancora – di un grande successo), e vuoi perché arriva in un momento particolarmente propizio per questo robot, oggetto di diverse iniziative non solo editoriali, ma anche a livello di intrattenimento come la recente Goldorak XperienZ realizzata da nostri cugini d’oltralpe.

A chi sono rivolti i tuoi libri? Soltanto agli appassionati o anche a chi non mastica pane e robot a colazione?

Direi che il pubblico di riferimento è abbastanza variegato. Ci sono i fans della prima ora che vogliono sapere tutto ma proprio tutto sul loro robot preferito e che sono mossi sicuramente da un interesse di tipo nostalgico. Poi ci sono gli appassionati di storia della televisione degli anni Settanta e Ottanta che nel libro su Goldrake possono trovare tantissime informazioni su questo periodo storico, tutto corredato da un ricco apparato di note e bibliografia. Sorprendentemente il libro su Goldrake sta riscuotendo interessando anche nel pubblico più giovane e addirittura ci sono persino studenti universitari che lo stanno utilizzando come risorsa per la loro tesi di laurea.

A questo punto manca solo una domanda, obbligatoria in un’intervista con l’autore di C’era una volta Goldrake. Qual è la tua serie giapponese preferita sia per quanto riguarda gli anime che i videogiochi?

Per quanto riguarda la serie animata direi che non ci dovrebbero essere dubbi: Atlas UFO Robot (Goldrake). Sul versante videoludico, invece, c’è una serie su tutte che mi affascinato come nessun’altra. Parlo di Shenmue, di Yu Suzuki. Il secondo capitolo apparso su SEGA Dreamcast nel 2001 resta ancora oggi il mio videogioco preferito.

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Francesco Castiglioni

Incallito videogiocatore, appassionato soprattutto di Souls e Monster Hunter, nonché divoratore di anime e manga. Scrivere di videogiochi è la mia vocazione e la porto avanti sia qui su Tech Princess che sul mio canale YouTube.

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