Buone nuove per chiunque possieda un Chromebook. A breve sarà possibile ibernare il dispositivo anzichè metterlo in modalità riposo, così da risparmiare una maggiore quantità di energia. Al momento, quando non utilizzate il computer per un periodo di tempo prolungato questo entra in modalità “sospensione”, che mette in pausa il sistema operativo e disattiva gli usi non necessari della batteria. A rimanere in esecuzione, però, è la RAM. Questa, infatti, contiene i dati delle schede Chrome in esecuzione, e infierisce a suo modo sull’uso dell’energia. Motivo per cui Google sta pensando ad una soluzione alternativa.
Chromebook: ibernare il dispositivo permetterà di risparmiare energia
Il problema della batteria affligge da sempre chiunque utilizzi il computer per periodi di tempo molto prolungati. La modalità di ibernazione, proposti da molti sistemi operativi, è una buona soluzione per consentire al dispositivo di preservare la propria energia. Con un solo processo, preleva le informazioni nella RAM, esegue il backup nella memoria e spegne il computer. Fino ad ora, però, Chrome OS non ha offerto questa funzionalità ai suoi utenti. Ma pare che qualcosa stia cambiando. Lo scorso autunno, infatti, Google ha avviato un progetto di sviluppo di “Hiberman“, il gestore dell’ibernazione su Chromebook.
A quanto pare, questo sistema sarà diverso da quello di ibernazione proposto da Linux. I dati salvati dalla RAM verranno crittografati prima di essere scritti sul disco, il che garantisce una maggiore protezione a tutti gli utenti Chrome OS. Allo stesso modo, se mettete in sospensione il vostro Chromebook e qualcuno oltre a voi accede al dispositivo in un secondo momento, la vostra sessione viene eliminata per motivi di sicurezza. Per ora, quindi, la sola cosa che sappiamo è che a breve sarà possibile ibernare il Chromebook. Ma non sappiamo come. Quello che possiamo segnalarvi, però, è il flusso di riaccensione.
Quando si avvia dalla modalità di ibernazione, il Chromebook noterà i dati salvati, controllandoli prima per assicurarsi che non siano stati manomessi, chiedendovi di accedere, quindi decrittografare e caricare nuovamente i dati nella RAM. Quanto durerà questo processo, però, non è ancora chiaro. La speranza, chiaramente, è che “nella maggior parte dei casi” il tempo di attesa tra l’accesso e la decrittografia completa dei dati sia “piuttosto breve“. Ma questo lo sapremo soltanto in futuro. D’altronde, prima che la modalità ibernazione diventi realtà ci vorrà ancora del tempo.
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