Una figura misteriosa e affascinante quella di David Lawson, talmente avvolta nel mito che la notizia della sua morte è arrivata ben tre mesi dopo il tragico evento. Fondatore visionario di Imagine Software prima e di Psygnosis poi. Ideatore di giochi come Bandersnatch, troppo futuristici per gli anni ’80, che nel 2018 avrebbe ispirato l’omonimo film interattivo di Black Mirror.
Chi era David Lawson? Una storia di vita e di strappi temporali
Arrivata proprio in queste ore, con un ritardo di ben tre mesi dal tragico evento, la notizia della morte di David Lawson dice molto sulla persona. La sua storia, dopotutto, ha come filo conduttore la sua capacità di dilatare il tempo. Sempre troppo avanti rispetto alle tendenze, al punto da ideare megagiochi che non hanno mai visto la luce. La notizia della sua morte sconvolge, ma non più di quanto sconvolga la notizia della morte di un 62enne che ha dedicato la propria vita ai videogiochi. La notizia della dipartita sconvolge, ma lo fa per quella dannata caratteristica: dilatare il tempo. Lawson si è spento ad agosto, ben tre mesi fa, con la notizia che è arrivata ai media solo questa mattina. Ma per capire una storia così affascinante bisogna partire dall’inizio.
David Lawson era solo un giovane inglese che aveva appena compiuto 23 anni quando decide di fondare una piccola realtà di sviluppo software per videogame. Era il 1982, e in UK si respirava l’aria condensata del punk rivoluzionario dei Clash, mentre le strade erano piene di mods al ritmo dei brani dei The Jam. L’Inghilterra aveva inconsciamente cominciato un immaginario countdown distopico verso il 1984, profetizzato dal caro Orwell. In quest’atmosfera cyberpunk i videogiochi trovavano terreno fertile, ma ancora una volta: forse era troppo presto. Ma forse anche no.
Imagine Software: da piccola realtà di Liverpool a colosso
Nasce quindi la Imagine Software, co-fondata con Mark Butler e Eugene Evans. Questi ultimi erano reduci da una breve esperienza lavorativa presso la Microdigital, una delle prime realtà inglesi a distribuire computer. La passione c’era, la competenza pure, il contesto decisamente meno. Fatto sta che la piccola Imagine Software di Liverpool, nel giro di 12 mesi, diventa la più grande software house del Regno Unito. Il fatturato medio era di oltre 1 milione di sterline al mese. E dal lato artistico? Provate a chiedere ad un adolescente appassionato di videogame cresciuto negli anni 80 quali giochi preferiva. Di sicuro vi citerà titoli come Arcadia, Alchemist o Jumping Jack. I giochi di Imagine Software venivano rilasciati per varie piattaforme 8 bit, come Sinclair Spectrum, Commodore VIC-20 e Dragon 32. Chiunque poteva godere delle creazioni di una piccola realtà che, nel frattempo, era diventata un colosso. Forse il riassunto più pertinente ce lo da lo stesso sottotitolo di Imagine Software: The name of the game.
L’azienda di Lawson e soci è grossa, troppo grossa, al punto che nel 1983 Imagine occupava un quartier generale di quattro piani nel centro di Liverpool. La società contava più di 100 dipendenti e improvvisamente si era ritrovata spalla a spalla con colossi del calibro di IBM e Apple. Tutto troppo in fretta e lo strappo temporale, ancora una volta, non perdona: nel 1984 il fallimento improvviso.
Il fallimento improvviso
Anche la storia del crollo è tanto affascinante quanto tragica, perchè avvenuta inaspettatamente davanti alle telecamere. Era il luglio del 1984, il countwodn distopico era ormai scaduto, e delle profezie di Orwell, per fortuna, neanche l’ombra. Una troupe della BBC si trovava proprio a Liverpool, nei dintorni degli uffici. Quello che doveva essere un noioso documentario sul mondo degli affari si trasforma nella testimonianza televisiva del crollo della Imagine. Le telecamere riprendono infatti degli ufficiali giudiziari uscire dall’immensa proprietà a quattro piani di cui sopra.
Le voci si rincorrono: c’è chi parla di stipendi troppo elevati e chi attribuisce le cause agli onerosi affitti dei locali. Forse la verità sta nel mezzo, ma tutti convergono sul fatto che a rompere il giocattolo sia stata l’ambiziosa e onerosa idea di realizzare i megagiochi. Questi erano progetti rivoluzionari, un ulteriore strappo nel tempo, che, come abbiamo imparato, non perdona.
David Lawson e Bandersnatch: il megagame che ha ispirato Black Mirror
I megagames erano titoli che non videro mai la luce, come Psyclapse e Bandersnatch. Se quest’ultimo vi suona familiare è perchè il concetto (e il titolo) è stato ripreso recentemente da Black Mirror, nell’omonimo film interattivo. Nel videogioco Bandersnatch il giocatore poteva compiere delle scelte, influenzando la storia e dando la possibilità di sviluppare diversi livelli narrativi con diversi finali. Il film di Black Mirror, del 2018, rende omaggio a questo concetto visionario mai realizzato di ben 34 anni prima.
“L’entusiasmo di Dave per i giochi per computer era sconfinato. È stato quell’entusiasmo che lo ha portato a concepire Bandersnatch e Psyclapse, due giochi innovativi che purtroppo non hanno mai visto la luce”
John Gibson, uno dei programmatori senior di Imagine
Nasce Psygnosis: il riscatto dopo il fallimento
La storia di David Lawson non si conclude però con questo fallimento, e proprio come in Bandersnatch, egli comincia una nuova partita effettuando scelte diverse. Lawson co-fonda Psygnosis, acquisendo i diritti di molti titoli della Imagine Software, tra cui i popolarissimi Brataccas e Obliterator. Psygnosis guiderà l’era d’oro dei videogame a 16 bit e 32, anche grazie all’acquisizione, nel 1993, da parte di Sony. Ciò che è successo dopo è storia: due anni dopo Sony avrebbe lanciato la prima PlayStation, rivoluzionando il mondo dei videogiochi, e Psygnosis avrebbe sfruttato al massimo la nuova tecnologia per realizzare capolavori tecnici come A Bug’s Life, 3D Lemmings, Wipeout e numerosi titoli sportivi di successo come Formula 1.
David Lawson muore a 62 anni: l’ennesimo strappo nel tempo
In tanti in queste stanno onorando la memoria e la vita di Dave Lawson. Tra questi anche Eugene Evans, co-fondatore di Imagine, che in seguito avrebbe ottenuto ruoli di senior presso Mythic e EA:
“David e io ci siamo incontrati per la prima volta a Liverpool nel 1981. Era un ragazzo brillante e le sue capacità erano straordinarie perché era completamente autodidatta. La sua mancanza di qualsiasi formazione ha reso le sue intuizioni e la sua visione ancora più impressionanti.”
David Lawson è morto il 10 agosto di quest’anno. La notizia ufficiale è arrivata questa mattina, 26 novembre. Ancora quel maledetto strappo temporale. Questa volta però non si può cliccare su restart e ricominciare con scelte nuove. O forse si?