Il Covid, come d’altronde è nella natura dei virus, continua a mutare.
Mentre nel nostro Paese c’è una (legittima) corsa al tampone rapido, che però sembra abbia un’efficacia relativa nell’individuazione della variante Omicron, un nuovo ceppo da qualche giorno sta facendo parlare di sé.
È stato identificato a Cipro, e il suo nome dice molto. Ribattezzata Deltacron, l’ultima (per ora) variante del virus è infatti una sorta di mix tra la Delta e la Omicron.
Vediamo di fare il punto su tutto ciò che per ora conosciamo di questo nuovo ceppo, che pare combinare le caratteristiche delle due varianti a oggi più diffuse.
La scoperta della variante Deltacron
Il ceppo del virus SarsCoV2 ribattezzato Deltacron è stato scoperto a Cipro da Leondios Kostrikis, professore di scienze biologiche all’Università dell’isola del Mediterraneo, e capo del Laboratorio di biotecnologia e virologia molecolare.
Il team del professor Kostrikis ha finora identificato 25 casi di questa variante. Nella giornata del 7 gennaio le sequenze sono state inviate a Gisaid, il database internazionale che promuove la condivisione dei dati di tutti i virus influenzali e dei cambiamenti del Covid-19.
Questa infezione combinata è più presente tra i pazienti ospedalizzati per Covid che non tra quelli non ospedalizzati.
L’origine del nome Deltacron
Il motivo del nome del nuovo ceppo lo spiega lo stesso Leondios Kostrikis in un’intervista apparsa su Bloomberg sabato 8 gennaio. Dice Kostrikis: “Attualmente ci sono co-infezioni Omicron e Delta e abbiamo scoperto che questo ceppo è una combinazione di queste due varianti”.
La contagiosità della variante Deltacron
Vista anche l’esiguità dei casi finora intercettati, Leondios Kostrikis non si sbilancia: “Vedremo in futuro se questo ceppo sarà più patologico o più contagioso. E se prevarrà su Delta e Omicron”. Poi aggiunge un’opinione personale, secondo cui questo nuovo ceppo sarà riassorbito dalla variante Omicron, altamente contagiosa.
L’opinione di Giorgio Gilestro
L’opinione di Leondios Kostrikis è condivisa da Giorgio Gilestro, professore di Neurobiologia all’Imperial College di Londra. Che aggiunge l’ipotesi di un artefatto, per quanto riguarda i 25 casi del nuovo ceppo individuati a Cipro.
Il punto di vista di Gilestro passa attraverso il suo profilo Twitter. Dove leggiamo: “Una variante ricombinante Delta/Omicron si è quasi sicuramente già formata da qualche parte ma il fatto che si formi non basta: deve essere anche più performante di Omicron per diffondersi e questo è molto difficile. Per nulla scontato. Personalmente dubito che ne vedremo una. I casi riportati a Cipro sono quasi sicuramente un artefatto del sequenziamento (cioè un sequenziamento fatto in pazienti infetti contemporaneamente coi due virus)”.
Il sequenziamento delle varianti in Italia
Mentre il Covid si presenta sotto vesti sempre nuove, nel nostro Paese c’è un problema legato al sequenziamento delle varianti.
Il sequenziamento è lo studio del corredo genetico del Covid a partire dai tamponi positivi. Ebbene, dal febbraio del 2020 l’Italia ha inviato al già citato Gisaid 90.995 sequenze su quasi sette milioni di casi. Si tratta di una percentuale dell’1,22%, il dato peggiore dell’Europa occidentale insieme alla Spagna. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda una percentuale minima del 5%.
Nell’ultimo mese, il nostro Paese ha toccato il minimo, con una percentuale di appena lo 0,25%.
Per il sequenziamento, in Italia disponiamo solo di 70 laboratori per 60 milioni di abitanti. Così ha commentato il problema il fisico Roberto Battiston: “Siamo molto indietro, abbiamo dati insufficienti e con grande ritardo rispetto allo sviluppo della pandemia. Quindi ci muoviamo quasi alla cieca, sparando con le stesse armi a bersagli molto diversi tra loro”.
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Non solo Deltacron
Nel frattempo, purtroppo, la nuovissima variante Deltacron non è l’unica a essere stata intercettata.
C’è una variante “sorella” di Omicron allo studio in Danimarca. Paese che, peraltro, a differenza dell’Italia è tra i più efficienti al mondo per quanto riguarda il sequenziamento, con una percentuale del 31,59%. Le sequenze di questa nuova variante provengono appunto per l’82% dalla Danimarca, per il 7% dalla Svezia e per il 3% dall’India.
Un’ulteriore variante è stata identificata nel sud della Francia, ed è stata ribattezzata Ihu dagli esperti dell’Ihu Méditerranée Infection di Marsiglia. I primi 12 casi del ceppo risalgono allo scorso dicembre. Ihu deriverebbe da un’altra variante identificata per la prima volta in Congo e in Francia nel settembre del 2021, e classificata come variante sotto monitoraggio da parte dell’Oms.
Leggi anche: Come sarà la pandemia nel 2022?
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