In questo quinto episodio di Dentro la Canzone ci ritroviamo di fronte ad un capolavoro assoluto. Parliamo di Era de Maggio, scritta da Salvatore Di Giacomo e Mario Costa nel 1885 e celebrata da Roberto Murolo, Franco Battiato, Mina, Massimo Ranieri e innumerevoli altri artisti. È vero, la canzone è in lingua napoletana, ma certi sentimenti universali non hanno bandiera, lingua e neanche epoca. Del resto questo è un capolavoro senza tempo. Questa è Era de Maggio.
“Si stu sciore torna a maggio, pure a maggio io stóngo ccá”
La primavera era appena iniziata, e nell’aria fresca di maggio c’era sempre quella canzone che cantavamo insieme. Per quanto il tempo possa passare, certe cose non le dimentichi. Come l’odore delle rose, per esempio, che si percepiva anche a distanza di cento passi. E quell’immagine di te, seduta, contando le ciliegie che una ad una ti cadevano in grembo. E ancora quella canzone, quella con la quale ci dicemmo addio. “Se mi lasci conterò le ore, una ad una, fino al tuo ritorno” mi dicevi, e io provavo a rassicurarti porgendoti una rosa rossa: “Tornerò quando sbocceranno nuovamente le rose. Se questo fiore tornerà a maggio, allora a maggio anch’io sarò qui”. Più passa il tempo e più quelle immagini diventano vivide.
E in effetti tornai, non so dire esattamente quanti anni dopo, ma tornai, ed era maggio. E quando ci rivedemmo, in quello stesso giardino fiorito di nuove rose, entrambi ricordavamo a memoria quella canzone. Il tempo passa, il mondo cambia, l’urbanistica delle città si stravolge, ma l’amore trova sempre il modo di ritrovare la via di casa. Perchè di questo stiamo parlando, d’amore. Lo stesso che incontrai, casualità del destino, proprio quando ti conobbi, davanti a questa fontana che sembra ancora ristagnare della stessa acqua di allora. Mi ricorda certe ferite d’amore, che non risanano mai.
E ora sono tornato. È tornato maggio. È tornato l’amore. Vecchio o nuovo non importa, tanto è lui che decide. Sono qui: fai di me quello che vuoi.
Genesi e significato di Era de Maggio
La canzone è divisa in due strofe, che rappresentano due momenti temporali diversi, divisi da un ritonello. Quest’ultimo, a differenza delle strofe che sono in minore, si apre con un accordo maggiore, creando un’atmosfera quasi da sogno, che “stona” con la cupezza della strofa iniziale. Un espediente utilizzato per rappresentare la malinconia nel ricordare i due amanti che cantano insieme. Non sappiamo perchè il ragazzo abbia dovuto dire addio al suo giovane amore, ma è facile immaginare che alla base dell’abbandono ci sia il servizio militare. Ma poco importa, perchè nella seconda strofa ritorna, e lo ritroviamo alle prese con la stessa stagione, la stessa donna, lo stesso amore. Solo un po’ invecchiato, perchè il tempo, si sa, non conosce pietà. Un amore talmente potente da rendere inerme l’uomo, che egli stesso si arrende al sentimento e dice “fai di me quel che vuoi”.
Il brano risale al 1885, da una poesia di Salvatore Di Giacomo, un autore che se siete nati o cresciuti a Napoli dovete conoscere, pena l’esilio forzato a Procida. E anche là potrebbero guardarvi male se non sapete chi è Di Giacomo. Ma questa è un’altra storia. La musica viene invece da Mario Pasquale Costa, che presentò per la prima volta il brano al Festival di Piedigrotta di quell’anno.
Come spesso capita per certi capolavori di una certa epoca- come abbiamo visto nella versione di Where Did You Sleep Last Night dei Nirvana – la mancanza di tecnologia dell’epoca non ci consente oggi di avere registrazioni originali. La versione più riconosciuta però è quella di Roberto Murolo. Anche su di lui fate attenzione, l’esilio a Procida è sempre dietro l’angolo.
Il brano è stato poi reinterpretato da artisti in tutte le lingue di tutto il mondo, a riconferma che l’amore non ha confini. Come non ricordare la spettacolare versione di Mina, o ancora quella di Pavarotti. Il Maestro Franco Battiato, dalla Sicilia with love, ne registrò una struggente versione per il suo album di cover Fleurs del 1999.
Altra versione degna di nota è quella realizzata da Peppe Servillio, con i suoi Avion Travel, in duetto con Misia, per il film Passione di John Turturro.
E oggi che è maggio, non ci resta che augurarvi buona primavera e buon amore a tutti.
“Torna maggio. Torna ammore. Fa’ de me chello che vuó’“
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Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API