Dopo qualche mese d’attesa, è finalmente arrivato: il videogioco Destruction AllStars è uscito lo scorso 2 febbraio. Annunciato come gioco di lancio per Play Station 5, Destruction AllStars ha avuto uno sviluppo altalenante e, in un recente cambio di rotta, Sony lo ha trasformato da corredo al lancio della nuova console a gradito regalo per gli abbonati alla PlayStation Plus. In questa sua nuova veste, il videogioco ci ha convinto e soprattutto divertito, seppur con alcuni limiti. Troverete tutte le informazioni in questa recensione di Destruction AllStars.
- La recensione di Destruction AllStars
- I personaggi di Destruction AllStars
- Le arene futuristiche
- Una vera esperienza next gen?
- La recensione di Destruction AllStars in pillole
La recensione di Destruction AllStars
Ed è proprio investendo qualsiasi cosa ci si trovi davanti che si ottengono i punti e si scala la classifica visibile direttamente dall’hub di gioco. Altro obiettivo molto importante è non farsi colpire dalle auto avversarie. Il rischio è quello di ritrovarsi con il bolide completamente distrutto e farsi sbalzare fuori: a questo punto il tuo personaggio dovrà cambiare veicolo che troverà su delle piattaforme sospese in aria.
Dopo esserci esercitati con il tutorial iniziale, siamo entrati nel vivo di Destruction AllStars. Il gameplay è costituito da una componente di guida arcade destruction e una parte in cui il nostro personaggio è a piedi. Nella prima si gestiscono i tipici comandi di guida, con l’aggiunta dell’accelerazione della vettura per investire gli avversari a piedi o distruggere le auto di fronte a noi.
La parte a piedi, invece, è quella in cui possiamo controllare il personaggio, eseguire basilari acrobazie di parkour per salire a bordo di vetture appena apparse sullo schermo o per rubarle ad avversari in pieno stile GTA. È quest’ultima componente, rispetto alla parte di guida, che ci è sembrata un po’ più debole. Il parkour, i salti e il movimento del personaggio in generale non sono particolarmente riusciti, ma anzi imprecisi, complice una telecamera piuttosto rigida e l’imprevedibilità delle traiettorie dei veicoli nemici.
I personaggi di Destruction AllStars
Altra particolarità di Destruction AllStars sono i 16 personaggi ben caratterizzati e con caratteristiche peculiari. Ognuno di essi ha una propria abilità chiamata Breaker e un veicolo che ha abilità diverse che cambia da personaggio a personaggio.
Tra quelli che abbiamo notato in termini di unicità e stranezza vi è BoxTop, con la testa a forma di scatola e con indosso dei pantaloncini verde fluorescente. Quando è a piedi, il Breaker di BoxTop lascia cadere dei pacchi che mettono a tappeto gli avversari che vengono colpiti. La sua auto, The Boxmobile, spara un drone che si attacca ai veicoli avversari, infliggendo loro danni da fuoco.
Le arene futuristiche
A differenza dei giochi classici di demolizione d’auto, come Destruction Derby e Wreckfest, in Destruction AllStars non siamo più su un tracciato, bensì in un’arena dai toni futuristici. Le arene sono collocate in tre città: Barcellona, Tokyo e Los Angeles e sono tutte, a dir la verità, molto simili tra di loro.
Ed è probabilmente la mancanza di tracciati, e la conseguente assenza della sfida per un posizionamento al traguardo come obiettivo parallelo alla distruzione dei veicoli avversari a rendere l’esperienza di gioco piuttosto breve e velocemente ripetitiva. La meccanica di gioco a piedi, sebbene sia un’interessante scelta di design, non sopperisce a pieno alla carenza di contenuti.
Il fatto di togliere la componente della gara e del traguardo da un gioco di macchine contribuisce alla sensazione di mancanza di contenuti, provato a sopperire con la componente del personaggio a piedi che si sposta perfettamente al sistema di respawn del gioco.
Una vera esperienza next gen?
In quanto a fluidità, il gioco risponde agli standard di questa nuova generazione di console, con 60 fps stabili. La next generation è tastabile anche dalla responsività del Dual Sense e da una buona, seppur basilare, implementazione del feedback aptico dei trigger posteriori.
A livello tecnico non abbiamo riscontrato bug, anzi l’ottimo lavoro sul netcode ha garantito un matchmaking rapido e stabile. Per il comparto sonoro non possiamo esprimere particolari commenti. Il lavoro di Lucid Games si è qui limitato all’effettistica classica di un gioco di auto che risalta però grazie al Tempest Engine della nuova Play Station 5.
La recensione di Destruction AllStars in pillole
I ragazzi di Lucid Games, al banco di prova dopo le esperienze fatte negli anni con titoli come Need For Speed Payback, hanno probabilmente mancato l’obiettivo di approdare al lancio Play Station 5 con un grosso titolo, ma con Destruction AllStars hanno centrato quello di offrire intrattenimento arcade appagante e divertente che, in fin dei conti, è quello che conta davvero per un videogioco.