Nell’ultimo mese, Elon Musk ha offerto un piano di pace in Ucraina apprezzato al Cremlino, offerto l’internet di Starlink in Iran esponendo alcuni protestanti a uno schema di phishing. Ha anche suggerito che la Cina dovrebbe avere controllo parziale di Taiwan. E nel frattempo ha avuto il tempo per trovare un accordo per comprare Twitter (sembra entro venerdì). Con Tesla, SpaceX (e presto il social), l’uomo più ricco del mondo è anche fra i più influenti. E i più volubili. Non soprende che in America Elon Musk sia definito un “agente geopolitico del caos”.
Elon Musk è davvero un agente geopolitico del caos?
Il New York Times ha definito Elon Musk un “agente geopolitico del caos”. Una definizione da cattivo dei film di Batman più che da CEO e investitore. Ma se è vero che diversi miliardari stanno sempre più esprimendo le proprie idee politiche sui social, nessuno sembra avere l’effetto esplosivo che Musk sa provocare con un solo tweet.
Alti e bassi con l’Ucraina
Tutto ha avuto inizio a febbraio 2022, quando Musk annuncia l’arrivo delle connessioni internet satellitari di Startlink in Ucraina. Un annuncio che ha avuto un’importanza strategica fondamentale per l’esercito russo e anche per la popolazione locale.
Ma poi a inizio ottobre, Musk ha annunciato il proprio piano di pace dell’Ucraina. Che prevedeva fra le altre cose che la Russia si appropriasse di parte dei territori ucraini. Un piano che ha indispettito Zelensky e gli alleati, mentre ha trovato diversi apprezzamenti al Cremlino.
Dopo meno di dieci giorni, Musk ha annunciato sostenere l’operazione Starlink in Ucraina stava diventando troppo costoso, e che il Pentagono sarebbe dovuto intervenire per pagare i costi dell’operazione. Per poi tornare indietro quando accusato di cinismo.
E il Times riporta anche come alcuni soldati ucraini riportino che il servizio di Starlink non funzioni in alcune aree precedentemente occupate dalla Russia dell’Ucraina. Sospettando che Musk abbia attivato una “geofence”, bloccando il segnale nei territori occupati dalla Russia, che però la comunità internazionale riconosce come ucraini. Pare che dopo queste segnalazioni, Musk, il governo ucraino e quello americano abbiano discusso la questione.
L’agente geopolitico del caos Elon Musk sull’Iran
Dopo lo scoppio delle proteste in Iran e il seguente oscuramento di Internet, Musk ha fatto ancora una volta valere le possibilità di Starlink. Pur ammettendo di non poter portare i ricevitori nel Paese sotto embargo americano, ha spiegato di aver attivato il servizio internet se qualcuno avesse potuto contrabbandare le parabole oltre il confine.
Questo ha coinciso con la decisione del governo americano di sollevare in parte l’embargo per portare aiuto alla popolazione in rivolta. Ma questo non è bastato a far arrivare Starlink davvero in Iran, aggirando il governo locale. Tuttavia, diversi utenti iraniani hanno creduto a delle campagne di phishing che pubblicizzavano il servizio satellitare di Musk per installare malware negli smartphone di alcuni protestanti.
Inoltre, alcuni commentatori pensano che i pochi ricevitori di Starlink arrivati in Iran rendano più semplice per il governo di Teheran tracciare le comunicazioni dei ribelli. Amir Rashidi, attivista per i diritti digitali in Iran, loda la volontà di aiutare del miliardario ma dice che le sue tattiche sono state “molto irresponsabili“. In Ucraina ha funzionato tutto perché il governo di Kyiv era dalla stessa parte, ma aiutare i ribelli in questo modo sembra insostenibile per gli esperti. Insomma: un altro caso in cui Elon Musk ha creato caos a livello geopolitico.
Cina e Taiwan
Forse una delle questioni più spinose in cui Musk è intervenuto riguarda la Cina e Taiwan. Tesla produce oltre il 50% delle sue auto a Shanghai e Musk ha ammesso che i controlli di Pechino per operare nel Paese sono molto rigidi. Per esempio, ha fatto sapere al Financial Times che i cinesi non hanno apprezzato il sostegno a Kyiv con i satelliti Starlink.
Pechino ha voluto che Musk assicurasse che non offrirà il servizio in Cina, permettendo di aggirare la censura di Pechino su internet. Ma sul Financial Times Musk è arrivato a sostenere che per ridurre la tensione fra le aziende americane e la Cina, basterebbe lasciare che la Cina assuma il controllo in parte di Taiwan istituendo una zona amministrativa speciale. Cosa che ha provocato le reazioni sdegnate di Taiwan, che considera la frase di Musk un sostegno alla politica cinese di “una nazione due sistemi”.
E alcuni commentatori fanno notare che questa dichiarazione potrebbe avere conseguenze anche in futuro. Se per esempio la Cina dovesse tentare un’occupazione militare di Taiwan, Musk offrirebbe il servizio Starlink al popolo taiwanese? Rischiando la chiusura delle sue fabbriche Tesla in Cina?
Influenza e irruenza
Se già essere proprietario di Tesla garantisce una certa dose di potere politico, anche solo per l’impatto economico che l’azienda ha, SpaceX ha più di un valore strategico. Non solo per le connessioni internet di Starlink, capaci di aggirare i confini (se si trovano i ricevitori). Ma anche per i contratti governativi con la NASA e diverse altre agenzie spaziali governative.
E l’acquisto di Twitter, che Musk promette di voler rendere un “paradiso della libertà di parola”, renderà ancora più influente il miliardario. Karen Kornbluh, ex consigliere di Barack Obama, spiega: “La tecnologia è diventata centrale nella geopolitica. È affascinante ed è un caos e c’è Elon Musk nel mezzo di tutto”.
Ultimo aggiornamento 2024-10-06 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API