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Facebook: niente fact checking per il candidato Trump

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Donald Trump ha annunciato la sua candidatura come presidente americano, iniziando ufficialmente la sua campagna elettorale per la tornata del 2024. Una notizia che arriva dopo la delusione elettorale per il Partito Repubblicano ai midterm e nel bel mezzo di diverse indagini del Dipartimento di Giustizia sull’ex-presidente. Ma c’è almeno una nota positiva per Donald Trump: Facebook ha ricordato con una nota interna ai suoi dipendenti che, ora che è un candidato, non dovranno più fare il fact-checking su quello che dice. E l’ex-presidente potrebbe tornare sulla piattaforma già il 6 febbraio 2023, dopo il ban a seguito dell’assalto al Campidoglio.

Donald Trump si candida presidente, Facebook non farà più fact-checking su quello che dice

Attualmente, l’ex-presidente Trump non è presente sui social media (tranne quello che ha fondato lui, Truth Social, appena sbarcato su Android). Diverse piattaforme avevano infatti scelto di bandire l’ex presidente dopo che i suoi sostenitori avevano assaltato il Campidoglio per contestare l’elezione di Joe Biden come presidente USA. Nell’attacco al cuore delle istituzioni americane, hanno perso la vita cinque persone.

Quello atto di aggressione alla democrazia era costato a Trump un secondo impeachment e l’essere bandito da tutti i social. Ma la situazione sta cambiando. L’impeachment non è stato confermato dal Senato (e quindi Trump può ricandidarsi). Twitter, che lo aveva bandito a vita, ora è controllato da un CEO che ha già dichiarato disupporre” che Trump debba tornare. E il ban Facebook sta per terminare: sebbene all’inizio non ci fosse una data di scadenza, Meta rivaluterà la questione dopo due anni. Quindi il 6 gennaio 2023, ventiquattro mesi dopo che una folla ha sfondato le porte del Congresso americano.

E se Trump dovesse tornare sul social, i moderatori non potrebbero correggere eventuali bugie del candidato. Che secondo il Washington Post, ne ha dette 30.573 durante i quattro anni di presidenza.

Nessun controllo per i candidati

CNN ha potuto mettere le mani su una nota interna che Meta ha mandato ai dipendenti ore prima dell’annuncio di Trump a Mar-a-Lago, quando la ricandidatura era solo una voce di corridoio. La nota ha ricordato che “il discorso politico è inammissibile per il fact-checking”. Questo include non solo quello che il candidato dice, ma anche fotografie, video e altri contenuti creati dal politico o da chi conduce la sua campagna elettorale.

“Qualcuno di voi ci ha contattato in cerca di indicazioni riguardo il fact-checking dei discorsi politici in vista del potenziale annuncio della candidatura dell’ex presidente Donald Trump” si legge nella nota di Facebook. “Se l’ex presidente Trump fa un annuncio chiaro e pubblico per la candidatura, sarà considerato un politico dalle nostre policy”.

Una regola che esiste già dal 2019. Ma l’apprensione dei dipendenti è comprensibile quando si pensa che Trump ha iniziato la candidatura già discutendo fake news: durante l’annuncio ha suggerito per esempio che la Cina possa aver truccato le elezioni del 2020 per farlo perdere.

Se quindi Meta il prossimo 6 gennaio 2023 dovesse decidere di riammettere Donald Trump sulla piattaforma, la sua campagna elettorale potrebbe diffondere queste informazioni senza alcun fact checking. Trump ha superato le 30 mila bugie in quattro anni come presidente, chissà quante ne riuscirà a dire in due come candidato.

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