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Facebook accumula dati anche se non lo usate

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Avete disinstallato l’app di Facebook dal vostro smartphone e ora pensate di essersi liberati del tracking dei vostri dati? Sperate di aver risolto il problema della privacy del social network per antonomasia? Purtroppo non è così. Anche se non utilizzate il vostro account Facebook da tempo, il social sta ancora raccogliendo dati a fine pubblicitari grazie ai software di altre app e siti web. Scappare da Facebook è molto più difficile di quanto possa sembrare.

Facebook continua il tracking dei vostri dati anche se non lo utilizzate

In un recente articolo sul Washington Post, Geoffry A. Fowler ha spiegato come non basti dimenticarsi di Facebook perché lui si dimentichi di voi. Per provare questo fatto ha controllato con Megan Borovicka i dati che il social network ha raccolto su di lei. La 42enne californiana aveva aperto un account Facebook nel 2013 e poi non ci ha più pensato. Non ha mai aggiunto Amici sulla piattaforma. Non ha mai postato Stati, pubblicato fotografie o aperto l’applicazione sul proprio telefono. Eppure il social network sa tantissimi dettagli specifici sulla sua vita, “dalla sua marca di biancheria intima fino a dove ha ricevuto il suo ultimo stipendio”.

Facebook non solo è abbastanza grande da avere miliardi di utenti: ha convinto anche milioni di altre aziende a usare i suoi servizi. E “spiarvi” per suo conto. Facebook da a queste aziende un software di tracking che possono aggiungere nelle proprie app, nei siti web e nei programmi di affiliazione. Ci sono altissime probabilità che l’e-commerce da cui fate la spesa, l’app per lo shopping e giornale online coperto da paywall usino questi servizi. Secondo gli esperti di privacy interpellati dal Washington Post, 61 delle prime 100 app più usate utilizza questi software di tracking. Il 25% dei siti web, un quarto del totale mondiale li usa.

Fowler ha provato a stare lontano dai social di Facebook per due settimane, durante le quale 95 app e siti hanno fornito comunque dati a Facebook. Il portavoce Emiliano Vazquez ha spiegato che “Il nostro uso di dati da altre app e siti per informare le pubblicità era comune nel settore quando lo abbiamo introdotto. Nel corso degli anni abbiamo anche fornito maggior trasparenza e controllo per aiutare le persone a gestire i propri dati”.

Facebook specifica che le preoccupazioni per la privacy non sono preoccupazioni per l’antitrust“. Ma sembra impossibile non rilevare che la grande diffusione di app come Facebook, Instagram e WhatsApp contribuisca a fornire più dati di qualsiasi altra azienda al mondo. Per questo motivo Fowler collega l’ubiquità del tracking di Facebook alla proposta di scorporarlo dell’antitrust americano. Anche se c’è da far notare che il Washington Post fa parte del gruppo Amazon. Un’altra azienda enorme e ramificata della Silicon Valley. E che ci sono altre aziende come Google che hanno fatto del tracking dei dati una fetta importante del proprio business.

La situazione è complessa e di grande portata. Ma sembra che la nuova attenzione degli utenti verso la privacy e il libero mercato stia portando a una resa dei conti con la Silicon Valley, che dovremo tenere monitorata. Sono i nostri dati a essere in ballo.

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