Operazioni spesso complicate, tanto delicate, quelle di trasposizione cinematografica o seriale di un videogame. Basta poco per far diventare un capolavoro di titolo videoludico in un disastro di film o serie TV. E non sembra essere il caso della nuova serie TV, disponibile su Prime Video dall’11 aprile, dedicata al celebre titolo di Bethesda, Fallout. Un titolo che nasce come RPG post-apocalittico e con tantissimi dettagli, tra personaggi e fazioni, che in quasi 30 anni sono stati raccontati in 4 capitoli principali e diversi altri spin-off ed espansioni. Ma vediamo in questo appuntamento con Trending on Streaming come ha performato questo nuovo lavoro dedicato a questo ampio universo.
Fallout, o di come (ri)nasce l’apocalisse
Un primo importante dettaglio sta nel fatto che non si tratta di una trasposizione, quanto di un vero e proprio sequel. Fallout si presenta con la volontà di raccontare una storia completamente inedita, pur con ovvi punti di contatto. Questa serie TV narra le vicende avvenute nel 2296, a 9 anni di distanza dalle vicende raccontate in Fallout 4, e nel corso degli otto episodi che compongono questa stagione, ci si concentra su tre protagonisti.
Siamo a Los Angeles, innestandosi con coerenza nella storia del brand, con gli episodi che raccontano principalmente il punto di vista di tre personaggi principali. Il primo è Lucy, abitante del Vault 33, nata e cresciuta all’interno delle fondamenta di piombo della fortezza sotterranea e allevata secondo un rigido lavaggio del cervello a cui sono sottoposti tutti gli abitanti delle costruzioni della Vault-Tec. La ragazza sarà costretta a uscire dal rifugio, per affrontare una Zona Contaminata ben diversa da quanto raccontato fino a quel momento.
Il secondo personaggio è Maximus, aspirante scudiero della Confraternita dell’Acciaio che tenta di farsi un nome all’interno della setta. Infine troviamo Ghoul, cacciatore di taglie, l’unico dei tre che ha vissuto in prima persona il bombardamento atomico del 2077, causa del mondo post-apocalittico della serie. Quest’ultimo è un personaggio molto ben delineato, con una innata crudeltà e le cui vicende sposteranno costantemente l’attenzione dello spettatore verso gli aspetti caratterizzanti di questo universo.
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Un gancio perfetto tra videoludico e serialità
Questa trasposizione di Fallout ha il pregio di ereditare il fattore ucronico delle opere di Interplay e Bethesda Softworks, spingendo in particolare le tematiche e i concetti che nei capitoli videoludici venivano spesso relegati. Un difetto che abbiamo riscontrato? Forse il montaggio, troppo frammentato per via dell’eccessiva premura nel portare avanti in modo simmetrico tutte le ampie e ricche sottotrame dei vari comprimari. Risultato? Il ritmo viene dilatato, ma non di molto.
Un altro pregio è invece il rispetto della consequenzialità delle vicende, tanto da indurci quasi a considerare la serie di Nolan e Robertson-Dworet quasi un Fallout 5, Stando anche alle parole di Todd Howard, ha sottolineato come tutte le vicende raccontate nella serie siano da considerare canoniche, come un inevitabile punto di passaggio che può condurci all’effettivo quinto capitolo videoludico. Oltre al fatto che questa serie include alcuni avvenimenti che porteranno importanti ripercussioni sulla lore di questo universo. Ma non anticipiamo altro.
Un ultimo punto sull’aspetto più tecnico e artistico, a partire dalla regia, che forse non brilla per maestria e creatività, ma riesce a enfatizzare dialoghi e azione. Ottime le scenografie, grazie anche al budget cospicuo a disposizione che ha concesso una serie di effetti speciali e visivi di buona qualità. Le ambientazioni, le creature fantastiche e gli oggetti di scena contribuiscono a dare vita con coerenza e somiglianza l’universo di Fallout, oltre a un’accurata dovizia di particolari in toto.
Non meno importante la cura riposta nella realizzazione della colonna sonora, dove le tracce provengono proprio da blues e swing americani degli anni ’40 e ’50, con brani di celebri compositori tra i quali svettano Bing Crosby, The Andrews Sisters e Jack Shaindlin.
Fallout: la nostra recensione della prima stagione su Prime Video
Che si tratti di una prima stagione, o di una serie di episodi a se stanti e chiusi con questa unica uscita, non possiamo dirlo con certezza. Ma ci auguriamo di ricadere nel primo caso. Fallout porta con successo sui nostri schermi quello che tanti giocatori hanno finora vissuto con controller alla mano, un po’ come è stato il caso di The Last Of Us su HBO l’anno scorso. Un progetto ben riuscito, che con coerenza, rispetto per il titolo videoludico e soprattutto un budget degno di nota ha portato nella libreria di Prime Video. Evidente la passione profusa dagli sceneggiatori, ottimo il cast coinvolto e un insieme di altri elementi tecnici e artistici che comportano una più che buona riuscita complessiva. E ora, a voi le Wasteland.